SCHIAVI
Belgrado Pedrini
Siamo la ciurma ignota
D’un galeon mortale,
su cui brontola il tuono
dell’avvenir fatale.
Mai orizzonti limpidi
Schiude la nostra aurora
E sulla tolda squallida,
urla la scolta ognora.
I nostri di’ s’involano
Fa fetide carene:
siam macri, emunti schiavi,
stretti in ferral catene.
Nessun nocchiero ardito,
sfida dei venti l’ira?
Pur sulla nave muda,
vespero ognun sospira
Sorge sul mar la luna,
ruotan le stelle in cielo,
ma sulle nostre tombe,
steso e’ un funereo velo.
Torme di schiavi adusti,
chini a gemer sul remo,
spezziam queste carene,
o chini a remar morremo.
Remiam finche’ la nave
Si schianti sui frangenti,
alte le rossonere,
fra il sibilar dei venti
Cos’e’, gementi schiavi,
questo remar remare?
Meglio cader da prodi
Sul biancheggiar del mare.
E sia pietosa coltrice,
l’onda schiumosa e ria,
ma pera in tutto il mondo
l’infame borghesia.
Falci del messidoro,
picche vermiglie al vento,
sarete ai nostri labari
nell’epico cimento.
Su, su, gementi schiavi
L’onda gorgoglia e sale:
di gia’ balena e fulmina
sul galeon fatale.
Su , su schiavi, all’armi, all’armi
Pugnam col braccio forte;
griadiam, gridiam: giustizia,
e libertade o morte.
Casa penale di Fossombrone 1967
Prima stesuara
--da Versi Liberi e Ribelli – Belgrado Pedrini
Edizioni Anarchiche Baffardello – Carrara 2001 prima edizione
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