Proudhon, Bakunin, Kropotkine, Réclus, non
sono che dei semianarchici, i rappresentanti di un compromesso fra
l’individualismo e il collettivismo, fra il socialismo e l’anarchia. La
loro non è che l’an-archia di Paolo Gille (1), l’anarchia con la
disciplina, la libertà limitata dell’individuo che non è più sottoposto
allo Stato ma deve subordinarsi alla società per il soddisfacimento dei
suoi bisogni completi, e deve sempre
trovarsi d’accordo con tutti. In sostanza essi negano lo Stato ma
divinizzano la società, come ha notato Palante (2); e propongono,
contro chi violerà la futura armonia, le più severe sanzioni che vanno
dal disprezzo pubblico e dall’allontanamento generale, consigliato da
Kropotkine ne «La conquista del pane» fino all’incarcerazione nella
casa di salute preconizzata da Malatesta nel suo opuscolo « L’anarchia
».
Stirner, invece, è più logico, come anarchico. Egli crede che
l’individuo sia la sola realtà al di sopra della quale non ve n’è
nessun’altra. Perciò vuole che l’individuo si realizzi completamente e
soddisfi il suo egoismo, liberandosi delle idee che si è formato sulla
santità e sulla inviolabilità di ciò che lo limita. Dio, la morale,
l’umanità, la società, la nazione, lo Stato non sono che dei fantasmi
che opprimono l’io perché questo li ha creati, li rispetta e li serve.
Ma quando li abbatterà, quando li farà rientrare nel nulla, allora,
reso scevro da ogni ceppo spirituale e materiale, potrà vivere come
meglio gli piacerà, cooperando liberamente con i suoi simili o lottando
contr’essi, a seconda dei bisogni, dei sentimenti, degli interessi che
in lui prevarranno nei momenti diversi. Sarà la bellum omnium contra
omnes, temperata da alleanze individuali; ma sarà anche la libertà
naturale in cui il singolo potrà tentare di affermarsi con ogni mezzo.
Enzo Martucci La setta rossa
note
(1) Paolo Gille, Abbozzo di una filosofia della dignità umana.
(2) Georges Palante, La sensibilità individualista
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