Mario Mariani e Camillo Berneri
"Se la Clara di Mirbeau o i personaggi di Sade cercano seviziarvi, sparate su loro. Ma lasciateli in pace e abbandonate l’idea di indurli al pentimento, in nome di Dio e della morale,o di curarli e guarirli, per la gloria della scienza e dell’umanità." Martucci
…Mariani aspira, dunque, ad un’Anarchia edenica realizzata dagli uomini-angeli che saranno resi tali dal sistema pedagogico di Magda Ziska. Io tendo invece ad un’Anarchia polimorfa vissuta dagli uomini naturali che avranno infranto tutti i ceppi, etici, religiosi e giuridici, seguendo il grande esempio di Giulio Bonnot. Le due concezioni sono separate da un abisso ed è possibile dire che le nostre Anarchie si negano a vicenda, si escludono reciprocamente.
Però, malgrado questo, io stimo Mario Mariani perché è uno scrittore valoroso ed un uomo sincero ed audace che ha saputo lottare per le sue idee ed affrontare le aggressioni e le persecuzioni dei fascisti, senza mai indietreggiare di un passo. Quindi deploro profondamente l’attacco sleale che contro lui ha sferrato il giornale ?Umanità Nova ? riproducendo un articolo scritto 25 anni or sono da Camillo Berneri "Mario Mariani borghese".
Berneri, si noti bene, è stato reso simpatico dalla sua morte perché è caduto vittima dell’intolleranza feroce dei preti staliniani in Spagna. Ma era, in vita, un prete anche lui ed aggrediva fanaticamente tutti coloro che non entravano nella sua chiesa. Anch’egli anelava una futura umanità di tipo unico che avrebbe seguito una sola regola di condotta, praticato un solo sistema sociale, quello comunista libertario, ed eliminato i non-conformisti, i refrattari, i ribelli. La sua Anarchia conventuale era più vicina all’Anarchia edenica di Mariani, che non alla mia Anarchia istintiva, naturalista, multiforme.
Scagliandosi, nel 1920, contro me, sedicenne, e contro Renzo Novatore ci chiamò, sulla rivista "L’Iconoclasta" che ospitava tutte le polemiche fra anarchici, "megalomani, grafomani e paranoici, deboli imitatori dei filosofi pazzi e dei poeti decadenti, smidollati dall’oppio, dall’hascisc e dalle sirene a un tanto l’ora".
Io non potei rispondere perché nel frattempo, ero stato arrestato. Ma Renzo Novatore, lo strano e grande artista caduto poi eroicamente in un conflitto con la sbirraglia, replicò per entrambi e definì Camillo "un topo di biblioteca, dogmatico e pedante, che sa solo imparare ma non creare, sa solo vivacchiare ma non vivere, ed odia coloro che non si contentano, come lui, di rimanere coi piedi sulla terraferma della mediocrità, ma mettono l’ali per volare verso i cieli più lontani e discendere negli abissi profondi".
Quindi, da quel buon mediocre ch’egli era, Berneri, nelle sue critiche, non usava che gli argomenti banali accettati dal gusto comune. E li ha usati anche contro Mariani accusandolo di pornografia.
Ma cosa significa ciò? Significa semplicemente che il professore Berneri era un tartufo in cattedra, un moralista da sagrestia, non certamente un anarchico. La pornografia non esiste e, come ha risposto acutamente Mariani, essa non è altro "che l’amour des autres, come dicono i francesi, nella vita. E nella letteratura Oscar Wilde che se ne intendeva, scrisse già: non esistono libri morali e libri immorali, esistono libri scritti bene e libri scritti male".
Dimostrare che nella natura umana vi sono certe tendenze sessuali che non è possibile negare o soffocare, come verrebbe la stupida morale corrente, significa fare della pornografia? Ma allora io sono più pornografico di Mariani perché sono andato molto più in là di lui. E più pornografici di Mariani e di me sono Gide, Proust, Lawrence, Sartre e tutti i più grandi scrittori contemporanei. E D’Annunzio dove lo mettiamo? E Mirbeau, Gauthier. Flaubert? E il fine Petronio, autore del "Satyricon"?
E Anacreonte e Saffo e tutti i poeti greci? Dal che si desume che se il professore Camillo Berneri fosse vissuto e diventato Alto Commissario per l’istruzione nella Federazione dei Comuni Libertari d’Italia, avrebbe cacciato dalle scuole e dalle biblioteche tutte le opere della letteratura antica, moderna e modernissima e fatto rimanere soltanto "I promessi sposi" di Manzoni, il libro che elegia i sentimenti morali, le virtù casalinghe e l’insuperabile santità del focolare domestico.
Berneri ha anche accusato Mariani di voler distruggere la famiglia. Ebbene, cosa c’è di grave in ciò? Si è scandalizzato il professore? E perché allora non ha mosso l’accusa anche contro Platone che ne "La Repubblica" auspica il libero amore ed il figlio collettivo?
La realtà è questa: Berneri non era un anarchico come non lo sono i suoi discepoli odierni, i comunisti libertari, i redattori di "Umanità Nova", Pier Carlo Masini, Cesare Zaccaria, Carlo Doglio et similia. Questi signori definiscono Anarchia il loro ideale sociale ch’è invece un regime democratico a-statale, ossia un regime in cui l’autorità è esercitata dalla maggioranza. Ora l’Anarchia è qualche cosa di più: è una vita nella quale non esiste nessuna autorità perché nessuno la riconosce e nessuno si sottomette ad essa. E’ una vita nella quale non v’è un solo sistema sociale, il comunismo libertario, ma vi sono tanti sistemi diversi, tante forme varie prodotte dalla varietà dei bisogni, dei gusti e delle opinioni degl’individui. E tutte queste forme non si fossilizzano ma evolvono e si trasformano, si dissolvono e si ricostituiscono man mano che i singoli avvertono nuove necessità o sentono cambiate le loro disposizioni o mutate le loro idee.
L’Anarchia non è una società organizzata, disciplinata, conciliabile con l’attuale civiltà industriale meccanica, ma è la restaurazione della libertà naturale che non assume un aspetto unico, ma si realizza sotto aspetti diversi mediante tanti modi diversi d’associazione, d’intesa, di rapporti vari e di equilibri variamente producentisi fra gli uomini senza dio e senza padrone.
Enzo Martucci
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