IL CATTIVO PENSIERO
L’indifferenza, il
pessimismo verso le cose che accadono in questo mondo, uccidono lo
sguardo caritevole del cristiano che con tanto amore vi presta la
propria attenzione. Il nostro compito non e’ quello di passare da una
parte all’altra dello specchio, ma di mandarlo in frantumi, regolando i
conti con entrambi.
Che nessuno si senta umiliato, deriso per la sua inattualita’, il
suo essere considerato individio fuori circuito, irrecuperabile, pazzo o
incontrollabile, dato che la sua stessa esistenza denuncia il
compromesso; il sio isolamento costituisce un atto di accusa come
l’infame patto contartto da coloro che invece di lottare hanno scelto
vigliaccamente di integrarsi, allineandosi alle ragioni del potere.
Noi siamo realmente soli, in un mondo in cui tutti sentono di stare
pacificamente assieme. Nel dolore siamo realmente soli perche’ solo chi
sofre conosce il peso della propria singolare sofferenza e cio’ lo
divide irrimediabilmente da un altro uomo. Il piacere vero passa per
questa starda del dolore, perche’ vivere intensamente ci fa desiderare
la soppressione della sofferenza per tutto cio’ cui siamo sottoposto.
Vogliamo tutto perche’ ogni cosa, vive e muore con noi, e nessuno
appartiene mai a coloro che, pur soffrendo per la nostra perdita,
rimangono.
Non si pu’ continuare a vivere in questa societa’ di
zombies, e come andare a teatro dove si muore di noia nella convinzione
che sia possibile continuare a ritenerlo divertente.
Sara’ il veleno
dell’odio installato goccia a goccia nel cuore di ogni uomo cresciuto
all’ombra di questa atroce sofferenza a saldare il conto senza
intermediari con i suoi carnefici. Sara’ il cattivo pensiero a scatenare
la lotta, non certo i buoni sentimenti del volersi bene, del siamo in
fondo tutti frateli.
Dove saranno alla resa dei conti i critici
critici schierati contro questo non vivere. Probabilmente col gendarme
della ragione, col razionale controllare anonimo delle loro inconfessate
paure, tutti tesi che qualcosa non sfugga .loro di mano. Il loro
fottuto modo di vivere e’ sempre e comunque nascondersi, prendere tempo,
vivere l’angoscia nell’attesa che qualcuno prima o poi venga a
cercarli, risvegliandoli bruscamente dai loro intorpidi sogni domestici.
Contro l’imbroglio della ragione, ecco levarsi la sragione degli uomini in rivolta.
Le tigri dell’ira insegnano con passione ai propri cuccioli come si ama
e si odia nella totalita’, ricercata nell’inferno delle costrizioni
presenti.
Nel tutto ed ora danzano aggressivi gli insorti della
volonta’ di vivere altro. Nessuna mansuetudine, la selvatichezza
riscoperta ci restituirera’ purificata la percezione.
La passione
non verra’ piu’ riaddomesticata dai cultori di prescrizione e di norme.
Cio’ che e’ bene o male, ognuno se lo stabilisca da se’.
Perche un
giorno sia finalmente diverso da un altro, sparate sull’orologio del
tempo e cominciate ad inventarvi il gioco, a determinare da soli il
vostro tempo, a farne uso che volete, avendo il coraggio che ogni vostra
motivazione poggia su voi stessi, proseguire o porvi fine e’ solo affar
vostro.
Il piacere non ha prezzo, per questo la sovversione brucia
la gratuita’. Le passioni risvegliano i desisderi distruggendo i
serragli, i postriboli creati dal potere. La liberta’ e’ una messa in
liquidazione totale dei pregiudizi e dei tabu’ che albergano ancora nei
nostri cervelli. E’ una chiusura permanente per festa di ogni
costrizione, di ogni oppressione o limitazione del proprio modo di
essere. Essa si da’ nell’eccesso. Siate dei dissoluti. Fate dire ai
credenti: ma allora la rivoluzione e’ una festa pagana, un’orgia di
piacere.
Fuorid’ogno compassata retorica, la nostra dignita’ non la
misuriamo sulla fiducia altrui, sul giuramento, ma su noi stessi. La
nostra individualita’, la nostra irriducibile singolarita’ non la
ricerchiamo all’inizio del percorso, ma nel suo durante. Siamo
sconosciuti a noi stessi, ma e la vita e cio’ che facciamo e realizziamo
a rivelarci cio’ che siamo.
Non prestate mai fede alle nostre
maschere ingannevoli di uomini beffardi e malvagi. Il presupposto non si
serve poi a molto, meglio riderci sopra. La guerra sociale se ne fotte
delle vostre paure e noi dei vostri giudizi: non abbiamo il senso della
misura.
@LIENS testo scritto nel 1991
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