L’AMICIZIA E GLI AMICI
(postumo, trad. dallo spagnolo a cura del figlio Renzo Ferrari [N.d.C.], tratto da «Ruta», Parigi, 1950)
Un “Uomo” mi ha detto: “Non comprendo le tue idee e la tua maniera di
pensare non l’ appprovo; però non ti credo assurdo”. Senza rispondergli
mi sono scansato da lui e ho continuato la mia passeggiata nel
marciapiede opposto.
Perché? Semplicemente: perché ho riscontrato ancora
una volta che non è giunta l’epoca che un amico possa dire al suo
prossimo: “Non mi interessano le tue idee, né il tuo pensiero; ma ammiro
ed apprezzo il complesso misterioso della tua individualità”. Quando
l’uomo saprà pronunciare con la viva voce della sincerità questa ed
altre parole per esprimere diafanamente, senza veli, il suo pensiero, si
sarà tracciato il cammino che lo condurrà nel regno dell’amicizia e
dell’amore.
La nostra epoca è fatta di odio mimetizzato e di una
guerra bassa e insidiosa: tutte le parole di Amore e di Amicizia sono
profumati veli ma nascondono l’avvelenato acciaio che non procura altro
che dolori e lacrime.
Quel “non ti credo assurdo” del mio
interlocutore dimostrava, con tutta evidenza, quello che nascondeva
dietro la sua apparente benevolenza. Perciò ho lasciato l’individuo
senza risposta e mi sono scansato da lui.
Io credo che quando non sia possibile fidarsi dell’amicizia di un essere, il meno che si possa fare è dichiararsi suo nemico.
Apprezzo sinceramente coloro che respingono le affettuosità del mio cuore. Essi sono degni della mia spada.
Debbo essere chiaro: posseggo un cuore e una spada, e tanto all’uno come all’altra piace essere prodighi.
Un giorno un “Amico” mi disse: “Quello che scrivi o dici m’importa solo
relativamente, però m’interessa molto apprezzare ciò che senti. E credo
che nella espressione dei tuoi sentimenti difetteranno le parole... e
così troverai il modo che nessuno ti comprenda”.
“Non parlare
dunque, e lascia che ti guardi negli occhi dove leggerò la tua intimità e
cercherò d’indovinare il tuo stato d’animo!”
Socchiuderò le
palpebre affinché non sia possibile penetrare nel profondo delle mie
trasparenti pupille, perché non si possa scrutare nel fondo della mia
anima. Conosco, per esperienza, la pericolosità dell’indovinare.
Nel segreto del mio cervello penso che possibilmente quel giorno finirò col perdere un “Amico”.
Oggi, quando gironzolavo in cerca di qualche disperso relitto della mia taglia, ho trovato... un amico.
Però, posso credere in che cosa sarà duratura questa amicizia?
Simile interrogativo non è frequente in me, e più difficile è dargli la
sua risposta. Mi viene fatto di pensare quasi con sicurezza che mentre
io scruto nelle mie supposizioni, egli rimane calmo, e fra breve non
sarà più amico mio. L’amicizia è una cosa tanto tenue, tanto
appariscente, una cosa tanto scarsa, che trovo quasi giustificato che
certi individui rinuncino a cercarla. Grideranno al titolo di
misantropo? No! In tutti i casi sono dei solitari!
Io sono di questi, perché odio gli uomini che fanno legge del vivere in comunità, mentre apprezzo coloro che sanno restar soli.
Il sentimento della solitudine è il più elevato fra tutti i sentimenti
umani. Appartiene allo stesso tempo alla forza e alla bellezza.
Inoltre i solitari sono gli uomini che più benefici hanno sparso sopra l’umanità.
Ed è per ciò che l’Umanità “riconoscente” li disprezza.
In sintesi: il solitario sceglie pochi amici, perché gli ripugna l’ipocrisia e la menzogna.
Nessun commento:
Posta un commento