mercoledì 6 giugno 2012

Contro l'organizzazione

Contro l'organizzazione

Non possiamo concepire che gli anarchici stabiliscano dei punti da seguire sistematicamente come dogmi fisso. Perché, anche se vi è una uniformità di vedute sulle linee tattiche da seguire ed è assunta, queste tattiche sono svolte in un centinaio di diverse forme di applicazioni, con un migliaio di elementi variabili.

Pertanto, non vogliamo programmi tattici, e di conseguenza non vogliamo organizzazione. Una volta stabilito l'obiettivo, l'obiettivo a cui teniamo per intenderci, lasciamo ogni anarchico libero di scegliere i mezzi secondo il suo senso, la sua educazione, il suo temperamento, il suo spirito combattivo gli suggerisce di fare come meglio gli aggrada. Noi non facciamo programmi fissi e non costituiamo partiti piccoli o grandi. Ma veniamo insieme spontaneamente,non con criteri permanenti, ma secondo le affinità momentanee per uno scopo specifico, che ci cambiamo continuamente questi gruppi, non appena lo scopo per il quale avevamo associato la nostra lotta,cessa di essere, e altri obiettivi e bisogni nascono e si sviluppano in noi e ci spingono a cercare nuovi collaboratori, le persone che la pensano come noi nella circostanza specifica.

Quando qualcuno di noi non è più se stesso,ci preoccupa con la creazione di un movimento di sostenitori individuali non reali (ovvero che non credono all'antiautoritarismo,ndb) e di quelli deboli di coscienza ma crea piuttosto un attivo fermento di idee che fa pensare molto negativamente e,come colpi di frusta, si sente spesso rispondere dai suoi cosidetti amici,che per molti anni sono stati abituati a un altro metodo di lotta e per questo vedono il passato come errore,che egli è un individualista o un puro teorico dell'anarchismo.

Non è vero che siamo individualisti, se si cerca di definire questa parola in termini di elementi di isolamento, evitando qualunque forma di associazione all'interno della comunità sociale, e supponendo che l'individuo possa essere sufficiente a se stesso. Ma noi stessi sosteniamo lo sviluppo delle iniziative libere dell'individuo; dove è l'anarchico che non vuole essere colpevole di questo tipo di individualismo? Se l'anarchico è colui che aspira all'emancipazione da ogni forma di autorità morale e materiale, come potrebbe non convenire che l'affermazione della propria individualità, libera da tutti gli obblighi ed esterni di influenza autoritaria, è assolutamente benevolo ed è la più sicura indicazione della coscienza anarchica? Non siamo teorici puri perché crediamo nell'efficacia di questa idea, oltre che nell'individuo. Come vengono decise le azioni, se non attraverso il pensiero? Ora, produrre e sostenere un movimento di idee è, per noi, il mezzo più efficace per determinare il flusso delle azioni anarchiche, sia nella lotta pratica e sia nella lotta per la realizzazione degli ideali.
Non ci opponiamo gli organizzatori. Essi continueranno, se vogliono, nella loro tattica. Se non faranno alcun bene grande,io penso,non faranno nemmeno un danno grande.
Ma mi sembra che loro abbiano distorto il tutto (riferito agli individualisti,ndb) e ci lanciano contro moniti e minacce in quanto siamo visti come selvaggi o teorici sognatori.
Giuseppe Ciancabilla

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