Una specie riconoscibile
di E. Armand
Della solidarietà imposta
L’uomo è un essere socievole e l’individualista che fa parte del genere
umano non fa eccezione alla regola. L’essere umano non è socievole per
puro caso, poiché la sua organizzazione o costituzione fisiologica lo
costringe a ricercare, per completarsi, per riprodursi, uno dei suoi
simili di sesso diverso. In linea di massima, si può pertanto
costatare che gli uomini praticano la sociabilità senza riflessione o
sotto la minaccia di una violenza: a scuola, in caserma, più tardi
all’officina, essi vivono una gran parte della loro esistenza in comune
con degli individui verso i quali nessuna simpatia li spinge; nelle
grandi città, dimorano in immensi edifici, altra specie di caserme,
uscio a uscio con dei vicini ai quali non li unisce alcuna affinità
intellettuale o morale. Sovente, si sposano anche senza conoscersi,
senza avere alcuna conoscenza dei rispettivi bisogni.
Gli individualisti anarchici considerati come “una specie”
Ora, è appunto questo che non vuole l’individualista anarchico. Egli
non intende essere schiavo della sociabilità imposta, più di quanto
intenda mettersi sotto il giogo della solidarietà forzata. Egli potrà
associarsi ai suoi compagni, agli individualisti, a quelli del «suo
mondo», della «sua specie». «A quelli della sua specie» è proprio la
espressione adatta, giacché non è possibile negare che gli
individualisti formino, in mezzo al genere umano, una specie
riconoscibile da delle caratteristiche psicologiche ben determinate. Gli
individui che, scientemente, ripudiano le dominazioni e gli
sfruttamenti di ogni specie, vivono o tendono a vivere senza idoli o
padroni: cercano di riprodursi in altri esseri al fine di perpetuare la
loro specie e di continuare la loro fatica intellettuale o pratica, la
loro opera di emancipazione e, insieme, di distruzione: codesti
individui formano bene una specie a parte, nel genere umano, una specie
assai differente dalle altre specie di uomini, così come, nella specie
canina, il terranova differisce dal botolo.
Intendiamoci bene: non
si tratta già di fare dell’individualista anarchico un “superuomo” fra
gli uomini, più di quanto non si tratti di fare del terranova un
“supercane” fra i cani. Esiste pertanto una differenza: il terranova è
un tipo fisso che non evolverà; il tipo individualista evolverà. Esso
compie nel genere umano, la funzione esercitata dalle specie dei
veggenti e dei precursori nella evoluzione degli esseri viventi. Si può
anche assimilarlo a quei tipi meglio dotati, più vigorosi, più atti alla
lotta per la vita, che appaiono ad un certo momento in seno ad una
specie e finiscono con determinare il divenire di questa specie. Con le
loro imperfezioni, le loro manchevolezze, i loro errori, gli
individualisti anarchici, costituiscono, noi pensiamo, allo stato
latente il tipo dell’uomo futuro: l’individuo dallo spirito libero, dal
corpo sano, dalla volontà educata, pronto all’avventura, disposto
all’esperienza, vivente pienamente la vita, ma che non vuole essere un
dominato più che un dominatore.
Il «mutuo appoggio» nella specie. Il cameratismo
L’individualista non è, dunque, un isolato nella sua specie. Fra di
loro gli individualisti praticano il «cameratismo»: come tutte le specie
in costante pericolo d’essere attaccate, essi tendono istintivamente
alla pratica del «mutuo appoggio nella specie». Ritorneremo più tardi su
talune delle forme che può assumere questo «mutuo appoggio». Comunque,
esso tende alla scomparsa della sofferenza evitabile nella specie: non è
un compagno chiunque tenda, al contrario, a prolungare o ad aumentare
la sofferenza dei propri compagni.
L’individualista incita colui che
vuol procedere con lui a ribellarsi praticamente contro il determinismo
dell’ambiente sociale, ad affermarsi individualmente, a forgiare la
propria personalità interiore, a rendersi quanto più possibile
indipendente da tutto l’ambiente morale, intellettuale, economico che lo
circonda. Egli spingerà l’ignorante ad istruirsi, l’indolente a
reagire, il debole a diventar forte, il supino a raddrizzarsi. Egli
indurrà coloro che sono male dotati ed i meno atti a trarre soltanto da
loro stessi tutte le risorse possibili, ed a non fare assegnamento su
gli altri.
Brani tratti da: Emile Armand, Iniziazione individualista anarchica, Firenze, 1956
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