sabato 14 luglio 2012

Contro tutti i valori

Contro tutti i valori

Risulta utile citare Heidegger quando dice: “Se Dio ha abbandonato il suo posto nel mondo sovrasensibile, questo posto, sebbene vuoto continua ad esserci… Il posto vuoto chiede anche di essere occupato di nuovo, e sostituire il Dio scomparso con qualcos’altro…”
È così, che costituisce un luogo comune nella quotidianità dello spettacolo dell’ordine sociale vigente, ascoltare parlare della necessità che fioriscano nuovamente i valori morali, etici, religiosi, ecc., o che i problemi di una nazione si debbano all’assenza di quei valori, quindi, tale mancanza, una maledizione divina che affligge i moderni Sodoma e Gomorra.
È normale, inoltre, che le diverse ONG, confessioni religiose, capitale e Stato premino gli individui per la loro sottomissione ai valori socialmente accettati dall’ordine sociale capitalista, cioè viene premiato lo schiavo felice, quello che si sottomette senza discussione alcuna ai modelli di comportamento che il suo padrone gli ha imposto, quello che mai si ribellerà, e che ringrazia i suoi superiori per lasciarlo vivere e morire, questo sì chiedendogli la loro autorizzazione e la corrispondente benedizione.
Tuttavia, sorgono domande su cosa siano i valori, e perché vengano rifiutati gli stessi. Enorme compito è quello di analizzare l’essenza stessa dei valori, ma certo non sarebbe male fornire in maniera provvisoria alcuni elementi che per lo meno si avvicinino al concetto di valore, e al conseguente rifiuto degli stessi.
Lungo la storia di tutte le civilizzazioni, le diverse società e le loro caste dominanti, avevano come finalità esclusiva non solo arricchirsi, ma anche sopravvivere nel tempo, e per quello imponevano per mezzo di norme, codici, leggi, tabù, ecc., modelli di comportamento, valori morali, comandamenti divini, ecc., che erano un imperativo di quello che si doveva fare, e quali erano i comportamenti vietati per gli individui.
Sebbene le scale di valori che si impongono dall’esterno agli individui non siano uguali lungo la storia, è possibile affermare che tutte hanno il comune denominatore di inibire l’autonomia, il potere e la libertà. I valori costituiscono un concetto imperativo, che impongono ed obbligano, sia per le abitudini, sia per la coercizione fisica o morale di essere esclusi dalla società.
I valori, hanno avuto un gran dinamismo, in correlazione con lo sviluppo dello spettacolo dello stato e del capitale, ma in tutti quelli si intronizzano come la “perfezione” dei valori umani, l’auto-sacrificio, sia per la patria o la religione, il martirio, il dolore, che è la visione della virtù umana, ma mai il piacere, il desiderio individuale.
Vale a dire che la scala di valori che è imposta esogenamente a noi individui, è un ordine metafisico che dimentica l’individualità, trasformandoci in “enti”, che cessano di essere soggetti unici al fine di trasformarci in un oggetto massificato senza autonomia e libertà.
Rottura e distruzione sono le due azioni principali degli individui contro gli imperativi. Tuttavia, non sono certamente facili i processi di rottura e distruzione contro tutto ciò che è sopravvissuto prodotto dalla superstizione, dalle abitudini per migliaia di anni. È vero, non è un compito facile, però questo compito, bisogna puntualizzarlo, non è collettivo, non è il risultato della decisione di qualche guida illuminata, ma tutto il contrario, questo processo è esclusivamente individuale, poiché si deve basare fondamentalmente nella prassi individuale, ed empiricamente ribellarsi contro tutti quegli imperativi che ci schiacciano.
Come Anarchico, non si può essere altro che contro tutto quello che è coadiuvante della nostra schiavitù, che implica un abbandono dell’autonomia, del potere e della libertà assoluta. Sebbene molti, potranno mostrarsi in maniera astratta d’accordo con quanto detto, la situazione non è così semplice.
È patetico vedere come certi elementi che si definiscono liberi da ogni imposizione ed imperativo religioso, di fronte ai valori si prostrino pietosamente e cercano di scusarsi esprimendo la necessità di creare una nuova struttura di valori applicabile alla società futura, ciò non è necessario, è necessaria la distruzione di tutto ciò che ci lega all’attuale ordine sociale.
È indispensabile rompere con tutti i valori di schiavo, che è la negazione della vita, del piacere e della propria libertà di individui come esseri con potere e libertà assoluta.
Bene e male. Crimine e Castigo. Giusti e peccatori, non sono solamente parole lanciate nel vuoto, sono imperativi che l’ordine sociale ci ha imposto, e questa imposizione si è fatta carne nella nostra individualità.
Perciò, non risulta necessario soltanto sbarazzarci dei comportamenti o valori imposti gerarchicamente da una guida, dallo Stato, religione, ecc., ma è inoltre fondamentale la pratica di rottura con queste strutture di valori, pratica, ripetiamo, che dovrà essere individuale, poiché è impossibile una rottura collettiva, poiché la massificazione è antagonista dell’individualità e la sua autonomia, e questo significherà che rotture e distruzioni da parte di soggetti collettivi implicheranno la riappropriazione della stessa dinamica e l’adozione di nuovi imperativi, prodotti del nuovo spettacolo sociale che è rappresentato.
Si deve demolire, non solo le strutture tangibili del potere statale e del capitale, ma anche tutte quelle che non sono tangibili, ma non per questo meno importanti nell’esercizio del dominio e nella coercizione sociale da parte del potere.
Il rifiuto di tutte le scale di valori – leggasi morale, etica, patriottismo, classismo, ecc. – significa sbarazzarsi di tutte le malattie sociali. Per questo, la rottura individuale e la conseguente distruzione dei valori devono avvenire attraverso una critica radicale, prodotto della pratica individuale, poiché solo così potrà essere l’inizio di un vero insorgere che comporti la rottura e la distruzione di tutti quegli imperativi che ci sono imposti dall’esterno.

NIHIL

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