sabato 7 luglio 2012

L’AMICIZIA E GLI AMICI

L’AMICIZIA E GLI AMICI
(postumo, trad. dallo spagnolo a cura del figlio Renzo Ferrari [N.d.C.], tratto da «Ruta», Parigi, 1950)

Un “Uomo” mi ha detto: “Non comprendo le tue idee e la tua maniera di pensare non l’ appprovo; però non ti credo assurdo”. Senza rispondergli mi sono scansato da lui e ho continuato la mia passeggiata nel marciapiede opposto.
Perché? Semplicemente: perché ho riscontrato ancora una volta che non è giunta l’epoca che un amico possa dire al suo prossimo: “Non mi interessano le tue idee, né il tuo pensiero; ma ammiro ed apprezzo il complesso misterioso della tua individualità”. Quando l’uomo saprà pronunciare con la viva voce della sincerità questa ed altre parole per esprimere diafanamente, senza veli, il suo pensiero, si sarà tracciato il cammino che lo condurrà nel regno dell’amicizia e dell’amore.
La nostra epoca è fatta di odio mimetizzato e di una guerra bassa e insidiosa: tutte le parole di Amore e di Amicizia sono profumati veli ma nascondono l’avvelenato acciaio che non procura altro che dolori e lacrime.
Quel “non ti credo assurdo” del mio interlocutore dimostrava, con tutta evidenza, quello che nascondeva dietro la sua apparente benevolenza. Perciò ho lasciato l’individuo senza risposta e mi sono scansato da lui.
Io credo che quando non sia possibile fidarsi dell’amicizia di un essere, il meno che si possa fare è dichiararsi suo nemico.
Apprezzo sinceramente coloro che respingono le affettuosità del mio cuore. Essi sono degni della mia spada.
Debbo essere chiaro: posseggo un cuore e una spada, e tanto all’uno come all’altra piace essere prodighi.
Un giorno un “Amico” mi disse: “Quello che scrivi o dici m’importa solo relativamente, però m’interessa molto apprezzare ciò che senti. E credo che nella espressione dei tuoi sentimenti difetteranno le parole... e così troverai il modo che nessuno ti comprenda”.
“Non parlare dunque, e lascia che ti guardi negli occhi dove leggerò la tua intimità e cercherò d’indovinare il tuo stato d’animo!”
Socchiuderò le palpebre affinché non sia possibile penetrare nel profondo delle mie trasparenti pupille, perché non si possa scrutare nel fondo della mia anima. Conosco, per esperienza, la pericolosità dell’indovinare.
Nel segreto del mio cervello penso che possibilmente quel giorno finirò col perdere un “Amico”.
Oggi, quando gironzolavo in cerca di qualche disperso relitto della mia taglia, ho trovato... un amico.
Però, posso credere in che cosa sarà duratura questa amicizia?
Simile interrogativo non è frequente in me, e più difficile è dargli la sua risposta. Mi viene fatto di pensare quasi con sicurezza che mentre io scruto nelle mie supposizioni, egli rimane calmo, e fra breve non sarà più amico mio. L’amicizia è una cosa tanto tenue, tanto appariscente, una cosa tanto scarsa, che trovo quasi giustificato che certi individui rinuncino a cercarla. Grideranno al titolo di misantropo? No! In tutti i casi sono dei solitari!
Io sono di questi, perché odio gli uomini che fanno legge del vivere in comunità, mentre apprezzo coloro che sanno restar soli.
Il sentimento della solitudine è il più elevato fra tutti i sentimenti umani. Appartiene allo stesso tempo alla forza e alla bellezza.
Inoltre i solitari sono gli uomini che più benefici hanno sparso sopra l’umanità.
Ed è per ciò che l’Umanità “riconoscente” li disprezza.
In sintesi: il solitario sceglie pochi amici, perché gli ripugna l’ipocrisia e la menzogna.

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