La concezione super-umana
Cos’è
l’uomo? È il membro che forma l’umanità. E l’umanità è putredine perché
l’uomo è fango, è quel verme che si avvoltola e si lacera nel proprio
male. Vi sono sì le perfidie della natura extraumana, ma quanto è minore
questa di quella che l’uomo scatena su se stesso col proprio… genio?
La materia per l’uomo è l’alimento del proprio ventre. È innegabilmente vero che senza
la materia, cessa anche lo spirito. Ma per il superuomo pur lo spirito è
alimento indispensabile. L’uomo senza spirito è animalità o materia
senz’alito. E le cose senz’alito, cosa sono? Oggetti e cose che nel
campo della volitività, nell’accelerazione progressiva non hanno forza e
potenza, insomma non sono concepite.
«L’uomo è cosa che deve essere
superata», dice Zarathustra. Gli ignorantelli od i… filosofi profani
nella comprensione delle concezioni spirituali, sostengono che non è
bene concepirlo con «piedi proletari» come se i piedi fossero il
cervello.
«Superare» cosa vuol dire? Sorpassare, evolvere
maggiormente. Ora osserviamo: gli stessi umanitari non sostengono che
l’umanità nei suoi sistemi è inferiore alla feroce animalità? E per
superare tale stato e condizione cosa bisogna fare? Evolversi. Ma l’uomo
potrà evolvere? Il singolo che ha la forza e l’audacia di farlo, sì che
potrà. Ma l’umanità, questo attrezzato carro pesante pieno di ceppi e
di bastoni che ostacolano le proprie ruote, potrà farlo? Non lo so. Ma
poi è inteso che se si concepisce il superuomo, non si può concepire la
superumanità. Se l’individuo deve e può superare la collettività, questa
non potrà e non dovrà mai superare quello.
Il processo del
progresso e della scienza lo confermano. La legge dello spirito risulta
questa realtà. E come è logico è pure necessario.
Prendiamo per
esempio lo spirito dell’egoimo, questa potenza che tutti i piagnistei
dell’umanitarismo detestano e proiettano sotto una luce di scherno e di
dileggio. L’egoismo è quello che dà la forza all’individuo di
emanciparsi dalla condizione ove rimarrebbe se fosse cosa senza spirito e
senz’alito. L’egoismo aristocratico del ribelle e del superuomo di
Federico Nietzsche o dell’ “Unico” di Max Stirner, è quello che anche
nell’azione distruttiva ha la concezione della conservazione spirituale,
la propria soddisfazione. Ripeto, tutto ciò non può essere compreso dai
menestrelli dell’umanitarismo e del pietismo.
L’umanitarismo, la
pietà! Ecco il suicidio della vita. Nella concezione assoluta (e ciò è
logico che sia, poiché altrimenti, sarebbe solo un dare adito
all’ipocrisia) dell’umanitarismo non si verrebbe proprio ad altro che al
suicidio. Per ipotesi: in questa società borghese io sono povero. Ma
quanti più poveri di me conosco. Ebbene, prima di preoccuparmi se vi
sono tanti che più stanno bene di me, dovrei commuovermi per quegli che
stanno peggio e per conseguenza, anche se vi sono borghesi che hanno
palazzi ed automobili, se vi sono governanti e tiranni che hanno mandrie
di schiavi e godono agi d’ogni sorta, anche se avessi solo un misero
giaciglio come quello di un cane, dovrei pensare che tanti altri
disgraziati muoiono assiderati dal freddo, addormentati sulla strada
nelle notti del crudo verno.
E poi se lo facessi per una propria
soddisfazione, cioè quella di donare i miei cenci, chi mi potrebbe
negare che anche il mio non sia un egoismo spirituale!
«Ma questo
non è Anarchismo!» — esclamerebbero i buoni umanitari del comunismo. Ma
voi non promettete il benessere coll’avvento della vostra futura
società? Ebbene, il benessere, l’individuo lo conquisterà quando la
forza dell’egoismo gli darà la possibilità di raggiungerlo.
Finché
gli animi e gli spiriti saranno accasciati dalla pietà debole dei
pigmei, sarà l’eterno regresso. Il Cristianesimo: ecco il nemico
dell’uomo. L’uomo che si lascia flagellare e crocifiggere è concepibile?
L’amore senza l’istinto dell’odio che sappia vincere quello che tra le
morse di una pietà o di una morale lo masturba, non è bello. La vita
senza le sue emozioni intense di volerla vivere, non ha valore.
L’abnegazione, la rinuncia: ecco la castrazione dello spirito e del cervello.
Nell’anarchismo non può essere posto per gli esseri che hanno solo il
corpo. E quelli che hanno «solo» il corpo non possono aver cervello.
Perciò nella considerazione che l’uomo è un’essere che ha solo il corpo,
Zarathustra ha concepito il superuomo dal corpo e dallo spirito.
Armando Diluvi
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