Mastini infedeli
Cosi, proprio come il
cane del colono messo a guardia del pollaio finisce, dopo tanto
difendere i padroni dei polli dai ladri, col convincersi che gli torna
meglio il conto unirsi a questi ultimi e divorarsi qualche pollo,
anziché restar fedele e vigile, per lasciarli mangiare al padrone dal
quale tutt’al più può aspettarsi in premio una scudisciata e le ossa;
similmente formulano la medesima
convinzione non pochi di quegli esseri che la società arruola ed arma
per metterli a guardia e a difesa della sacra proprietà. In una società
per la quale il ladrocinio è un po’ la fonte battesimale, nelle cui
acque si purificano quotidianamente, è logico che i ladri più forti e
potenti abbiano bisogno di un corpo di mastini che difenda il loro
pingue bottino. E la polizia c’è. Ma c’è anche la corruzione, quando la
società è corrotta. Accade così che spesso la Legge e il Delitto — i
quali hanno bisogno l’una dell’altro — se ne vadano comodamente
delinquendo a braccetto, quando sui viali protetti della Legge e quando
su quelli insidiosi del Delitto. (Chi sa mai quale differenza corra fra
la Legge e il Delitto e se l’una e l’altro non siano in fondo la
medesima cosa. Ma per intenderci meglio bisognerebbe capovolgere i
valori correnti e il significato delle parole).
Ed ecco che due
rappresentanti della Legge, due autentiche guardie regie in debita
montura, in compagnia di parecchi altri, falsi agenti, anziché portarsi
per l’impunito viale della Legge si sono lasciati trascinare su quello
pericoloso del Delitto. Mediante il quale sono arrivati in una piazza di
Milano e di qui sono penetrati nell’ufficio di una ditta al di cui
padrone che dovevano difendere e salvaguardare la proprietà, hanno
invece rapinato quanto teneva nella cassaforte. I due mastini infedeli…
sono però stati rintracciati ed assicurati al castigo della Legge. Certo
che se essi seguivano le vie che lascia aperte quest’ultima potevano a
bell’agio raggruzzolare un maggior bottino e ottenere, al posto degli
odierni castighi del codice, magari una commendatizia… Ma non sono
costoro i primi né gli ultimi dei mastini che sbagliano strada.
Auro d’Arcola
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