I tempi non sono maturi!
Carlo Cafiero
Repetita juvant
Io so che i nemici maggiori del progresso non sono i despoti, i
tiranni, gli oscurantisti. Questi, nel loro assurdo, fanno meglio
apparire direi quasi i vantaggi, le bellezze della idea del progresso, e
così, in un certo senso, gli servono mirabilmente. I maggiori nemici
del progresso sono i falsi liberali, i moderati. Essi che acconsentono alle
nostre idee, ma come idee; — essi che amano, come lor piace di dire, la
giustizia e la libertà, ma per proclamarle poi in fatto utopie, — che
all’ultimo raziocinio, all’ultima pietra che cade nella loro fortezza ci
fanno la carità di un ultimo consiglio, e ci sussurrano: I tempi non
sono maturi…
I tempi non sono maturi! — Ecco come s’insulta
all’umanità, al diritto, alla giustizia. — Ecco la più insulsa delle
offese, e la più cretina delle risposte.
Chi farà maturi i tempi? — E
chi ne avvertirà del momento quando lo saranno? — E che farete voi
anche allora, perché non lo fate adesso? — Voi direte allora: I tempi
non sono maturi. Perché voi non volete il progresso, perché voi non
volete la libertà, perché voi non volete la giustizia.
Voi dite che i
tempi non sono maturi per ritardare ancora il momento della giustizia,
perché intanto non vi si tocchi. — Giù la maschera. — I tempi sono
sempre maturi per togliere l’ingiustizia quando l’ingiustizia esiste. —
Attendete che l’uomo si sia rimesso in piedi per rialzarlo? — Allora
sarà venuto il momento di dargli aiuto? — O quando giace? O quando
l’aggressore gli sta sopra? O quando vi chiede soccorso?
I tempi
sono maturi, quando domina l’ingiustizia, quando trionfa il male, quando
la misura è colma, quando la voce dell’umanità oltraggiata si alza
terribile, e fa agghiacciare il sangue dei traditori, dei parassiti.
I tempi sono maturi, perché si sente nell’aria un rombo che è come la
voce di mille e mille grida di dolore e di rabbia, perché l’eco se ne
ripercuote fragorosa dalle catene dei monti d’Irlanda a quelle della
Sicilia; perché un grande pensiero avvicina gli operai di tutto il
mondo; perché tutti gli schiavi si fanno della partita.
Sì, il
polline è maturo e sta per cadere, perciò l’ovario si distende
trepidante, invocando il bacio fecondatore. — Prepariamo il terreno che
si vuol coltivare.
Bisogna ricuperare la massima parte dell’umanità, che langue senza pensiero, senza dignità, senza vita.
E non sono maturi i tempi per farlo?
I tempi sono maturi!
Proviamo a scuotere tutti insieme basti e catene!
Si udrà un gran fracasso!
Il fracasso divertirà… e si vedran allibire quelli che ce lo voglion
tenere il basto, quelli che dicono che i tempi non sono maturi.
[La Plebe, Milano, 26-27 novembre 1875]
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