Durand, uscendo dal suo palazzo, un sorriso compiaciuto sulle labbra, ebbe un lieve sussulto, leggendo un minuscolo manifesto:
Mentre crepiamo di fame per le strade,
Il borghese ha palazzi dove alloggiare.
Morte ai borghesi!
Viva l'anarchia!
Poi ridacchiò, e urlò al portiere: "Togliete queste idiozie dalla porta". Ed il suo sorriso tranquillo ritornò quando vide, gloriosi nella loro nullità, due piedipiatti passeggiare. Ma si fermò, così come d'altronde fecero anch'essi. Dei volantini rossi risaltavano sul bianco crudo del muro:
Gli sbirri sono i bulldog del borghese
Morte ai piedipiatti!
Viva l'anarchia!
I piedipiatti si usurarono le unghie nel grattar via questi volantini e Durand se ne andò pensieroso. Quando, all'angolo del viale, un chiasso di squilli e tamburi si fece udire e da lontano apparvero due battaglioni, si sentì protetto ed emise un sospiro di sollievo. La truppa gli passò davanti ed egli si tolse il cappello; in quell'istante, come un volo di farfalle, fluttuò nell'aria una moltitudine di quadrati di carta; indifferentemente, lesse:
L'esercito è una scuola del crimine.
Viva l'anarchia!
Alcuni di questi pezzi di carta volarono sui soldati, altri li coprirono; l'ossessione lo riprese, si sentì come schiacciato da queste leggere farfalle. Si sedette al suo solito posto per assumere il boccale o l'aperitivo consueto, e sulla tavola era collocata anche un'etichetta:
Dai, ingozzati, verrà giorno in cui l'odio ci renderà cannibali.
Viva l'anarchia!
Ridacchiò, ma questa volta non ammucchiò piatto su piatto. Alzandosi, si diresse rapidamente verso l'angolo della via X, dove gli sfruttatori richiedono degli operai, e machinalmente cercò con gli occhi il suo manifesto pubblicitario, era ricoperto e vi si leggeva:
Lo sfruttatore Cosa o Macchina richiedono i vostri figli per avvilirli,
Le vostre figlie per violentarle, voi e le vostre mogli
Per sfruttarvi.
Attenzione parigini.
Viva l'anarchia!
Scosse la testa e si recò verso il suo ufficio. Si leggeva su una targa: "Durand e Cia, società a capitale 2 milioni", ma sopra, l'esasperante critica diceva la sua opinione:
Il capitale è il prodotto del lavoro rubato
E accumulato dai suoi parassiti.
Viva l'anarchia!
Lo strappò rapidamente. Sbrigò in fretta alcuni affari e, per distrarsi, pensò di andare a trovare la sua amante. Strada facendo, acquistò un mazzo di fiori che egli le offrì. Lei gli sorrise, vedendo tra i fiori un bigliettino: "Dei versi, ora?" gli disse.
La prostituzione è lo sfogo del eccesso dei borghesi
Dal figlio del povero si ricava lo schiavo e dalla sua figlia la cortigiana
Viva l'anarchia!
Gli lanciò il suo mazzo di fiori in faccia e lo cacciò di casa. Umiliato, affaticato, rientrò alla propria abitazione; la porta aveva ripreso il suo aspetto consueto. Ora, rentrando nel soggiorno, sua moglie disse: "Guarda questo vaso di porcellana che ho appena comprato, un'occasione". Lui lo prese, lo girò, rigirò; un foglio cadde:
Il lusso del borghese è pagato dal sangue del povero.
Viva l'anarchia!
E questo "Viva l'anarchia!" e quei rimproveri aspri, tutto ciò volteggiava intorno a lui e, quella sera, non vide sua moglie, per timore di trovare, in un luogo segreto e folto, un foglietto dove avrebbe potuto leggere:
Il matrimonio, è prostituzione.
Viva l'anarchia!
Albert Libertad
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