Un nuovo chiarimento della questione "Nietzsche e Stirner"
Di Bernd A. Lask
Friedrich Nietzsche 1864
Da giovane ho incontrato una pericolosa divinità e non vorrei
raccontare a nessuno ciò che allora ho provato -- tanto di buono quanto di
cattivo. Così ho imparato a tacere, come pure che bisogna imparare a
parlare, per ben tacere, che un uomo che vuole tenersi nell'ombra ha
bisogno di mettersi in vista, sia per gli altri, sia per se stesso e per
rendere possibile agli altri di vivere con noi.
Friedrich Nietzsche 1885
1. Introduzione
e visione d'insieme.
La vita di Nietzsche in quanto filosofo è
terminata, come la maggior parte del pubblico sa, con un crollo spettacolare a
Torino, all'inizio dell'anno 1889. Questa crisi finale, attraverso
cui Nietzsche si ritirerà per sempre dal mondo sul piano dello spirito, è stato
oggetto di numerose analisi molto approfondite, che non hanno apportato al
problema né chiarezza decisiva né una conclusione definitiva. Allo
stesso modo, l'inizio della carriera del filosofo fu segnata da una crisi
esistenziale grave, benché meno spettacolare, che egli superò, nell'ottobre del
1865, per mezzo di una auto-disciplina delle più strette e soprattutto
diventando un entusiasta discepolo di Schopenhauer. Contrariamente all'ultima
crisi, questa crisi iniziale non è stata affatto presa in considerazione dagli
specialisti di Nietzsche stessi e per così dire mai studiata nei dettagli.
La vita e l'opera di Nietzsche sono state a
dir il vero esaminate con più attenzione e una cura critica più grande di
quelle di nessun altro filosofo. Malgrado ciò, nelle
presentazioni di questa fase decisiva nel corso della quale il giovane diventa
filosofo, le sue numerose biografie hanno seguito le sue dichiarazioni in un
modo del tutto sprovvisto di spirito critico. In generale, la brusca
conversione di Nietzsche alla filosofia schopenhaueriana, alla fine del mese di
ottobre 1865, è ancora oggi messa sul conto del "caso", che ha egli
stesso invocato e considerato come non richiedente una spiegazione più
dettagliata. Ho non di meno fatto, esaminando a distanza più ravvicinata questa
pagina restata in gran parte bianca della biografia di Nietzsche, una
sorprendente scoperta: Eduard Mushacke, con il quale egli intrattenne nella
prima metà del mese di ottobre 1865 dei brevi rapporti, notoriamente molto
intensi ma presto interrotti, era un vecchio amico intimo di Max Stirner
(1806-1856; Der Einzige und sein Eigentum, 1845 [ottobre 1844]).
Questa scoperta rende possibile uno sguardo
nuovo, e questa volta critico, su questa fase dell'evoluzione intellettuale di
Nietzsche. Sguardo che arresta tuttavia, in un primo tempo, qualche sedimento
della storia delle idee, che ostacolano ogni esame serio dell'ipotesi secondo
cui l'incontro del giovane con »L'Unico« di Stirner -- incontro che non può
indubbiamente che essere postulato -- sarebbe la causa decisiva della crisi
iniziale da cui scaturì il filosofo Nietzsche.
Il più notevole di questi sedimenti è, si può
dire, il fatto che la questione "Nietzsche e Stirner" -- e cioè se il
primo conobbe l'opera del secondo e se questi influenzò il suo pensiero -- è
già stata ampiamente discussa negli anni del 1900 e infine classificata come
non avente, a conti fatti, alcuna importanza; e questo, soprattutto perché
Stirner stesso era considerato come un autore senza importanza nel campo della
storia delle idee. Questo sedimento si è considerevolmente consolidato nel
corso di un secolo alla fine del quale, allorché Nietzsche usufruisce nel mondo
intero di un grande prestigio, è già tanto se si conosce ancora Stirner nella
Germania stessa.
È per questa ragione che è necessario
abbordare in modo retro cronologico e per così dire archeologico il tema
propriamente detto, e cioè la crisi iniziale di Nietzsche. Di analizzare dunque
in primo luogo le presentazioni più recenti della questione "Nietzsche e
Stirner", poi -- dopo una utile e indispensabile parentesi sulla recezione
clandestina di Stirner -- le discussioni che ebbero luogo negli anni 1890, per
finire con l'esame della situazione del giovane Nietzsche nell'ottobre del
1865. Non tratteremo qui della questione più ampia di sapere se questa
ricostruzione della crisi iniziale di Nietzsche apre una nuova prospettiva
sulla sua ulteriore evoluzione e può finalmente essere presa in considerazione
per chiarire le cause della sua crisi finale.
2. La questione "Nietzsche e
Stirner" oggi.
Si tratta qui di un tema che non farà senza
dubbio nei nostri giorni che provocare delle alzate di spalle. Si conosce
Nietzsche, almeno crediamo di conoscerlo -- ma Max Stirner? Non lo si conosce
affatto e non si ha bisogno di conoscerlo, non è che una nota a piè di pagina
di Nietzsche o di Marx che, come si sa, ne fece una critica completa e radicale
sin dal 1846. Quale altro senso strettamente storiografico può esserci nel
sollevare di nuovo la questione, estremamente marginale e che inoltre è stata
regolata da tanto tempo, di sapere se Nietzsche conoscesse o meno »L'Unico« di
Stirner? Questo studio apporterà una risposta su questo punto.
Max Stirner ha sempre avuto, nel mondo della
filosofia e, in modo più generale, della cultura, la peggiore delle reputazioni
che si possa immaginare -- quando non è stato semplicemente
"dimenticato", sino al 1890, poi nuovamente a partire dal 1910. Passò
per uno spirito limitato e fu un escluso, un intoccabile, un paria dello
spirito. Ciò andava da sé e non c'era nemmeno da incomodarsi nel giustificare
questo giudizio. Alois Riehl, uno dei primi professori di filosofia a
consacrare una monografia a Nietzsche, l'ha enunciato, incidentalmente come
conveniva e senza nemmeno pronunciare il nome del riprovato: "è tradire
un'ancora più grande incapacità a distinguere tra gli spiriti associare
Nietzsche ed il parodista involontario di Fichte, l'autore dell'opera
intitolata »L'Unico e la sua proprietà« -- ciò significa semplicemente
associare degli scritti di una potenza oratoria quasi singolare, possedente la
forza e la fatalità del genio, con una bizzarria letteraria".
All'opposto Nietzsche ha goduto molto spesso del rispetto dei suoi stessi
nemici, come autore pieno di spirito, stilista brillante e psicologo
penetrante. Anche la questione "Nietzsche e Stirner", che fu
naturalmente posta per delle ragioni polemiche, ebbe attorno al 1900 una certa
forza esplosiva (vedere qui sotto).
Oggi, non si considera ovviamente più Stirner
-- se lo si conosce -- come un paria, ma sopratutto come una figura marginale e
senza importanza. È per questo che la maggior parte delle opere consacrate a
Nietzsche non lo evocano più da tanto tempo. Raramente si trova un autore per
trattare brevemente la questione "Nietzsche e Stirner", ed è per classificarla
di nuovo come insignificante. Quanto a sapere se Nietzsche ha conosciuto o non
»L'Unico«, la questione non svolge più alcun ruolo nell'affare. Quale che sia
la risposta -- Henning Ottmann dà, dopo un breve accenno, il seguente
riassunto: "L'orizzonte spirituale di Nietzsche, dall'Antichità all'epoca
moderna, fu sempre delle più estese. Non ebbe affinità spirituale con la specie
anarchica piccolo borghese". Rüdiger Safranski conclude
anch'egli il suo capitolo su Stirner evidenziando che Nietzsche avrà provato
della repulsione nei confronti del "piccolo borghese" Stirner".
Una curiosa ambivalenza è tuttavia percepibile presso i due specialisti.
Safranski parla del "silenzio rilevante" di Nietzsche su Stirner,
Ottmann in modo infondato, di "una delle leggende più intelligenti"
su Nietzsche. Né l'uno né l'altro non si preoccupano tuttavia veramente di
questo tema -- cosa che è in parte comprensibile, quando si conosca la
"recezione clandestina" di »L'Unico« (vedere prossimo paragrafo).
La marginalità di Stirner, solidamente
stabilita da decenni, ha comportato un'atrofia delle conoscenze, già magre da
sempre, sulla sua persona e le sue idee. Gli si deve, tra altre cose, le
differenti etichette -- uno Stirner giovane hegeliano, o anarchico, o nichilista
o solipsista -- che hanno tutte acquisito diritto di cittadinanza e sono
utilizzate in modo negligente ed in ogni caso inesatto. Se ne ha un esempio,
interessante nel nostro contesto, delle conseguenze di questa ignoranza di
Stirner considerata come una colpa veniale, nella biografia di Nietzsche in tre
volumi di Curt Paul Janz, opera che fa ancora oggi autorità, d'altronde
accurata ed approfondita e che è stata revisionata su più punti durante le sue
riedizioni. Janz, nella mezza pagina che egli dedica alla
questione "Nietzsche e Stirner" (accanto a tre pagine di documenti),
ha commesso quattro errori in parte gravi. Di più: questi errori, nell'opera di
riferimento più conosciuta su Nietzsche, non sono stati rilevati sinora, sia
due buoni decenni -- né dagli esperti nietzschiani di grande valore che hanno
aiutato Janz nel suo compito -- tra cui Karl Schlechta e Mazzino Montinari --
né tra un ampio pubblico, erudito o non. Li ritroviamo dunque ancora
nell'ultima edizione, anch'essa revisionata, ed è la
ragione per la quale li enumeriamo qui brevemente.
1) Nelle lettere di Köselitz a Overbeck sulla
questione "Nietzsche e Stirner" (III, pp. 343 e seguenti) riprodotte
nel libro, si cita a più riprese un certo Markay. Si tratta senza possibilità di
equivoco del biografo ed editore di Stirner, John Henry Mackay, il cui nome è
familiare a tutti coloro che conoscono Stirner anche per sentito dire. Janz,
che ha fatto un errore di trascrizione, non è in grado di identificare questo
Markay né di conseguenza, di dare il suo nome nell'indice dei nomi.
2) Un'altra persona, che Janz non conosce in modo evidente, è Lauterbach, il cui nome appare in una lettera. Janz, non conoscendo il suo nome, lo chiama semplicemente "Herr" ("signore") nell'indice. Si tratta questa volta di Paul Lauterbach, l'editore della prima edizione "Reclam" di »L'Unico«.
3) Quando Janz tratta egli stesso rapidamente della questione "Nietzsche e Stirner" (III, pp. 212-213), parafrasa un articolo di Resa von Schirnhofer, in cui una pubblicazione concernente Stirner, apparsa nel 1894, è falsamente datata 1874. Janz non evidenzia questo errore di stampa del tutto evidente e compie a partire da questa falsa data un'ipotesi naturalmente dubbia.
4) Janz, riprendendo dallo stesso Nietzsche (e in modo molto poco critico così come tutte le altre biografie da me conosciute) l'episodio dell'interesse per la filosofia da parte del giovane -- il modo in cui questi è diventato, per così dire dall'oggi al domani, un discepolo entusiasta di Schopenhauer -- costata certo una svolta decisiva nella vita intellettuale di Nietzsche all'epoca del suo passaggio da Bonn a Lipsia, ma non prende in considerazione la causa semplice da indovinare, e cioè la frequentazione intensa, durante le due precedenti settimane, di Mushacke padre. Egli omette Eduard Mushacke che considera un personaggio secondario al punto di attribuirgli nell'indice il nome di Eberhard.
2) Un'altra persona, che Janz non conosce in modo evidente, è Lauterbach, il cui nome appare in una lettera. Janz, non conoscendo il suo nome, lo chiama semplicemente "Herr" ("signore") nell'indice. Si tratta questa volta di Paul Lauterbach, l'editore della prima edizione "Reclam" di »L'Unico«.
3) Quando Janz tratta egli stesso rapidamente della questione "Nietzsche e Stirner" (III, pp. 212-213), parafrasa un articolo di Resa von Schirnhofer, in cui una pubblicazione concernente Stirner, apparsa nel 1894, è falsamente datata 1874. Janz non evidenzia questo errore di stampa del tutto evidente e compie a partire da questa falsa data un'ipotesi naturalmente dubbia.
4) Janz, riprendendo dallo stesso Nietzsche (e in modo molto poco critico così come tutte le altre biografie da me conosciute) l'episodio dell'interesse per la filosofia da parte del giovane -- il modo in cui questi è diventato, per così dire dall'oggi al domani, un discepolo entusiasta di Schopenhauer -- costata certo una svolta decisiva nella vita intellettuale di Nietzsche all'epoca del suo passaggio da Bonn a Lipsia, ma non prende in considerazione la causa semplice da indovinare, e cioè la frequentazione intensa, durante le due precedenti settimane, di Mushacke padre. Egli omette Eduard Mushacke che considera un personaggio secondario al punto di attribuirgli nell'indice il nome di Eberhard.
3. Parentesi:
La recezione clandestina di Stirner
Visto il disprezzo largamente diffuso e
l'ignoranza, ancora più ampiamente diffusa di Stirner, qualcuna delle
dichiarazioni compiute a proposito da eminenti pensatori fanno drizzare le
orecchie. Ludwig Klages, ad esempio, si è visto anch'egli obbligato, nel suo
studio su Nietzsche, di "pensare a" questo autore -- benché non creda
che Nietzsche l'abbia conosciuto. Riconosce che questo "dialettico
decisamente diabolico procede spesso in modo più radicale, con meno deviazioni
ed una più grande precisione nella vivisezione" e che "presenta molto
frequentemente le sue conclusioni ultime in modo più coinciso" di
Nietzsche, così che egli vede in lui il suo "opposto", un opposto
"da prendere veramente sul serio". Ciò che rende l'enorme importanza
di Nietzsche, perché "il giorno in cui il programma stirneriano si
realizzasse non fosse che attraverso la convinzione deliberata di tutti ...
sarebbe quello di ‚giudizio ultimo' dell'umanità. Un pensatore
di una del tutto diverso orientamento, il marxista Hans Heinz Holz, va
nello stesso senso, quando mette in guardia contro "l'egoismo stirneriano
che, se conoscesse una realizzazione pratica, condurebbe all'autoanientamento
della razza umana". Anche il vecchio marxista Leszek Kolakowski ha,
davanti »L'Unico«, questa visione apocalittica: la "distruzione
dell'alienazione, che è lo scopo di Stirner, dunque il ritorno all'autenticità,
non sarebbe altra cosa che la distruzione della cultura, il ritorno
all'animalità ... il ritorno allo stato anteriore dell'uomo". Nietzsche stesso,
prosegue Kolakowski, sembra debole e inconseguente in confronto a lui".
E Roberto Calasso, vincitore nel 1989 del Premio
Nietzsche, scrive da parte sua: "Come qualcuno non ha mancato di
osservare, si deve supporre che Stirner sia qualcosa di cui un filosofo di
rango non può occuparsi [ ... ] Stirner continua a essere espunto dalla cultura
[ ... ] La presenza più intensa di Stirner si incontra così in autori che di
lui tacciono o che di lui parlano in testi che non pubblicarono mai: Nietzsche
e Marx." E Calasso vede anche in »L'Unico« il "barbaro
artificiale", un "mostro antropologico", ecc., l'avvertimento
fatidico ("Mané Thécel Pharès") della civiltà occidentale.
È notevole che questi autori non abbiano
trovato Stirner degno di una critica argomentata e che i loro vigorosi
propositi siano stati la maggior parte delle volte enunciati in luoghi
piuttosto isolati e in modo accessorio o accidentale. La nostra scelta dovrebbe
bastare per attestare il fenomeno di una recezione notoriamente intensiva
certo, ma largamente clandestina di Stirner. Che trova la sua espressione
principalmente in allusioni sussurrate, conta su una comprensione ed un accordo
preliminari del lettore colto a proposito del carattere diabolico, ostile alla
cultura di Stirner e della malvagità assoluta delle sue idee.
Presso alcuni autori, più prudenti e più
disciplinati nei loro scritti, menzionare Stirner sembra essere un atto
mancato:Edmund Husserl non lo nomina una sola volta nei suoi testi,
lettere, ecc. e ciò non per aver ignorato le sue idee o averle ritenute
insignificanti, ma perché -- come l'abbiamo appreso incidentalmente -- voleva
proteggere i suoi allievi (e proteggere se stesso?) dalla loro "potere di
seduzione". Ci volle la situazione estrema
dell'imprigionamento per portare Carl Schmitt a dire qualcosa
di un rapporto a Stirner che aveva dissimulato dalla sua giovinezza.
E se Theodor W. Adorno riconosceva tra pochi che Stirner era
colui che "aveva sollevato il problema" evitò minuziosamente di
spiegarsi con lui sul piano degli argomenti, cioè semplicemente di menzionarlo.
Le ragioni non espresse da tali partigiani -- il cui numero è difficilmente
valutabile -- sono senza dubbio simili a quelle dei visionari apocalittici
evocati in precedenza.
Altri autori più recenti, come per esempio
Ottmann e Safranski citati in precedenza, si vogliono oggettivi e superiori. Si
nota non di meno presso loro nei confronti di Stirner, un ambivalente stupore
che essi si sforzano -- come lo aveva fatto in modo prototipico il giovane Marx
-- di eliminare per mezzo della tesi già segnalata del "carattere
piccolo-borghese".
L'antagonismo assoluto di questi pensatori di
fronte a Stirner -- contrastato da sforzi più o meno abili affinché questo
antagonismo non abbia a rivalorizzarlo -- non solleva alcun dubbio. Se esso si
incontra più spesso presso i filosofi che presso i teologi, ha raramente
condotto uno di essi ad esprimersi in modo così decisivo come il professore di
filosofia di Basilea e precoce ammiratore di Nietzsche, Karl Joël, nel
suo opus magnum. »L'Unico«, egli scrive, è "il libro eretico il più
sfrenato che mano d'uomo abbia scritto" e Stirner ha fondato con lui una
vera "religione satanica". Joël ha messo il dito
sull'essenziale: "Stirner" è, per numerosi pensatori non teologi, il
nome in codice di ciò che Satana è per i teologi. Cosa che spiega come mai essi
non lascino che intendere genericamente o non esprimano che involontariamente i
motivi del loro antagonismo assoluto; che i motivi della scelta del metodo di
difesa -- il silenzio e il rifiuto della tribuna, affiancati, se ve fosse il
bisogno, dallo sviluppo di una teoria del superamento adeguato presso ognuno a
seconda della propria tendenza (l'esempio rivelatore essendo qui Karl Marx) --
non hanno bisogno di essere nominati cioè difesi; che nessuno, infine, chiede
di conoscere questi motivi.
È per questo che ho esposto e descritto, nel
mio libro »Ein dauerhafter Dissident« (un dissidente durevole), la storia
propriamente detta dell'influenza di Stirner, sepolta sotto il cumulo della
letteratura convenzionale che gli è stata consacrata, come la storia di
una re(pulsione e de)cezione.Cominciando con Feuerbach, Bauer, Ruge e Marx,
essa comprende una importante serie di pensatori della fine del XIX secolo e
dell'inizio del XX secolo e si prolunga sino ai nostri giorni sino a Jürgen
Habermas. Converrà per finire di riconsiderare se
Nietzsche stesso non appartiene a questa serie di nomi eminenti.
4. La
questione "Nietzsche e Stirner" un tempo.
La questione, una volta posta, di sapere se e
come, »L'Unico« abbia influenzato Nietzsche, è stata posta per la prima volta
all'inizio del 1890. Apparve allora in un contesto complesso con, da un lato,
la crisi finale di Nietzsche e l'inizio, poco tempo dopo, della sua notorietà
imprevista ed improvvisa e dall'altra, la prima recezione del libro di Stirner,
che, dopo la breve sensazione degli anni 1845-46, ebbe quasi unicamente come
scenario per almeno quattro o cinque decenni l'underground letterario. La nuova
edizione, nel 1882, non incontrò nel pubblico che il silenzio. È soltanto dieci
anni più tardi che un riconoscimento di Stirner divenne possibile, e per la
verità soltanto come epifenomeno della popolarità di Nietzsche. Non si osava
parlare apertamente di un autore così a lungo "scomparso" dopo aver
scoperto nella personalità di Nietzsche colui che l'aveva "superato".
La questione del rapporto di Nietzsche con
Stirner provocò ad ogni modo attenzione e suscitò, sin da quando fu posta --
come porremo in risalto tra poco in modo dettagliato -- un vivo interesse. Si
posero in evidenza delle somiglianze impressionanti tra i due pensatori e si
congetturò che il più recente -- Nietzsche -- doveva aver conosciuto il più
anziano, anche se non lo aveva nominato. Dopo una ricerca delle tracce per la
quale ci si diede molto da fare, ma i cui risultati furono molto poveri, si
lasciò infine la questione nello stato iniziale, tanto più che il suo soggetto
-- ricordiamoci della sentenza di Riehl riportata in precedenza -- faceva
apparire ogni sforzo supplementare come superfluo. Cento anni di ricerca
nietzschiana, così come le edizioni storiche e critiche delle opere stesse,
della corrispondenza delle note e dei frammenti del filosofo non apportarono
nessun lume sul suo rapporto con Stirner, così che lo stato attuale delle
conoscenze su questa questione è pressappoco lo stesso di quello dell'anno
1910. Essa "non ha ricevuto", constata Janz, "una risposta
definitiva sino ad oggi" -- cosa che non significa tuttavia che bisogni
vederci un invito al proseguimento degli sforzi della ricerca nietzschiana.
Forse l'accenno proposto poco sopra
dell'influenza clandestina di Stirner su eminenti pensatori, da Marx a
Habermas, così come le scoperte che presenteremo tra poco in dettaglio sulla
biografia del giovane Nietzsche saranno suscettibili di risvegliare un
interesse da tanti tempo spento per questa questione. Ci si può in effetti
aspettare che la risposta plausibile che può concernerla non debba essere
concepita come un punto di dettaglio della storia della filosofia.
È tuttavia in quanto tale che bisogna innanzitutto considerarla e a dir il vero
dopo l'inizio.
4.1 L'unico
sullo sfondo.
Curiosamente, l'apparizione del libro di
Stirner coincide quasi esattamente con la data di nascita di Nietzsche, e cioè
a metà ottobre del 1944. Max Stirner (il cui vero nome era Johann Caspar
Schmidt, 1806-1856) viveva allora a Berlino, in cui frequentava il circolo
detto dei "giovani hegeliani". I teorici di questo circolo erano due
anziani professori in teologia hegeliani, che erano stati espulsi
dall'Università a causa della loro critica della religione: Bruno Bauer a
Berlino e Ludwig Feuerbach in Franconia. Bauer tentava di fare
introdurre per la prima volta in Germania l eidee della corrente atea della
filosofia francese dei Lumi. Feuerbach era anch'egli giunto, a partire da fonti
tedesche, ad una posizione atea. È allora che entrò in lizza Stirner, il
"barbaro artificiale" secondo Calasso, adottando un punto di vista
che gli permetteva di congiungersi a questi due atei trattandoli da "anime
pie". Stirner, non aveva tuttavia l'intenzione, con la sua folgorante
critica delle personalità giovane hegeliane di primo piano, di nuocere al
rinnovamento post hegeliano dei Lumi -- voleva, al contrario, portarlo ad una
fase superiore radicalizzandolo. Gli storici successivi, non prendendo in considerazione
la posizione particolare di Stirner, hanno fatto di lui semplicemente un
semplice seguace del neohegelismo, di cui egli si sbarazzava d'altronde
catalogandolo in blocco come un semplice "fenomeno di decomposizione"
della scuola hegeliana. Cosa che, come abbiamo appena dimostrato, non regolava
sicuramente il conto con "L'Unico".
La critica di Stirner fu innanzitutto uno
shock per i giovani hegeliani. Attaccato, Feuerbach -- che parla in una delle
sue lettere di Stirner come "lo scrittore più libero e più geniale che
abbaia mai conosciuto" -- prese la penna per
difendersi. La replica magistrale di Stirner pose il giovane discepolo di
Feuerbach, che allora era Karl Marx, in una situazione che si
può a buon diritto considerare come la sua "crisi iniziale". Egli si
distaccò da Feuerbach e, senza raggiungere comunque Stirner, scrisse
febbrilmente un furioso "Anti-Stirner", accanendosi frase su frase,
su »L'Unico«. È nel corso di questo lavoro che germogliò in lui l'idea del "materialismo
storico", il quadro che egli cercherà di colmare, nel corso della sua
vita, con le sue ricerche economiche. Ma, temendo senz'altro che gli potesse
accadere con il suo "Anti-Stirner" la stessa cosa accaduta a
Feuerbach, lasciò il suo manoscritto inedito.
Sin dal 1847, prima ancora dell'apparizione
dei segni precorritori dei rivolgimenti del marzo 1848, la traumatica opera di
Stirner era "dimenticata". Alla svolta del 1848 fece seguita un clima
politico in cui la filosofia dei Lumi atea lanciata dai giovani hegeliani
divenne tabù e, a maggior ragione, ovviamente, la sua radicalizzazione dovuta a
Stirner. I più importanti protagonisti (Feuerbach, Bauer, Marx) non ne erano
più loro stessi i rappresentanti ed essi si adattarono in un modo o nell'altro
alle nuove condizioni politiche.
Stirner, caduto in una situazione di disagio
materiale, morì nel 1856. Era a questa data diventato da tanto tempo una
non-personalità, un intoccabile, un paria dello spirito. Sino alla fine del
1880 -- un arco di tempo che coincide pressappoco con il periodo della vita
cosciente di Nietzsche --, si fece a malapena fece pubblicamente menzione di
lui. In compenso, dei pensatori come Schopenhauer, Hartmann e Lange, ai quali
Nietzsche ha fatto frequenti riferimenti nei suoi scritti e nelle sue lettere,
ebbero dei riconoscimenti negli anni sessanta del Ottocento. È possibile che si
abbia avuto conoscenza di Stirner attraverso il loro intermediario?
Arthur Schopenhauer (1788-1860) non ha mai fatto menzione
di Stirner.
Eduard von Hartmann (1842-1906) non ne parla che brevemente
di lui nella sua prima opera, che ebbe un successo immediato »Die Philosophie
des Unbewussten«, (1869, La filosofia dell'inconscio), ma è proprio qui che che
ci attende una grande sorpresa, in quanto egli dà ad intendere al lettore
attento, che dopo aver condiviso il "punto di vista" di Stirner, egli
lo ha superato scrivendo quel libro.
Friedrich Albert Lange (1828-1875) tratta di Stirner nel suo celebre »Geschichte des Materialismus«, (1866, Storia del materialismo), certo in modo coinciso ma in termini ben scelti. Dopo aver detto che il libro è "quanto conosciamo di più estremo", lo qualifica di "malfamato" e ... passa in seguito rapidamente ad affermare senza alcuna analisi che esso non ha alcun rapporto stretto con il materialismo.
Le menzioni di Stirner nei libri di Hartmann e di Lange sono le più importanti di questi quattro decenni di clandestinità e si ritrovano qui sopratutto per il fatto che Nietzsche ha studiato queste due opere con una cura tutta particolare. Per il resto, possiamo considerare come manifestamente valido questa constatazione di un contemporaneo sconosciuto: "Max Stirner -- quanta calunnia e quanto odio ha suscitato questo nome!... Sì, se qualcuno può lamentarsi di essere stato sepolto, non è Schopenhauer ma bensì Stirner".
Il clima intellettuale cambiò lentamente agli
inizi del 1880. Una nuova generazione di uomini di lettere che si dichiarava
"naturalisti" o "realisti", entrò in lizza e volle
ricollegarsi al radicalismo a lungo rimproverato e respinto prima della
rivoluzione di marzo 1848. Le prime apparizioni di »Kritische Waffengänge«,
(1882, Passaggio d'armi Critici) dei fratelli Julius e Heinrich Hart dettero il
segnale, allo stesso tempo e presso lo stesso editore apparve la seconda
edizione di »L'Unico«. Ma era ancora evidentemente troppo presto per questo
libro "malfamato" e così a lungo tenuto sepolto: il pubblico non
disse parola. I giovano ribelli letterari stessi non osarono abbordare Stirner.
Non fu introdotto nella discussione che
qualche anno più tardi e, in modo significativo, dapprima come spauracchio
nelle lotte di propaganda a cui si dedicavano le differenti concezioni del
mondo. Friedrich Engels tentò nel 1886 di farne il "profeta" degli
anarchici, mentre Eduard von Hartmann ne fece un po' più tardi
uno strumento della sua lotta contro Nietzsche. Molti indicatori che non
ingannano sul fatto che Stirner era allora generalmente discreditato, senza che
vi fosse bisogno di fondare questo discredito. Engels e Hartmann erano in
effetti l'uno e l'altro sicuri di colpire in modo definitivo il loro avversario
facendolo passare per il discendente spirituale del paria malfamato.
Malgrado ciò, a partire dalla metà degli anni
ottanta, Nietzsche, i cui scritti erano sino ad allora poco conosciuti al di là
del suo cerchio di amicizie, conquistò un pubblico più ampio. In alcuni circoli
privati di ammiratori del filosofo, »L'Unico« o più esattamente il silenzio di
Nietzsche a questo proposito, dovette far necessariamente nascere una
irritazione diffusa. Questa è forse all'origine della domanda di informazione,
tanto prudente quanto indiscreta e dissimulata da maniere cortesi in una lunga
lettera piena di altre domande, di un corrispondente viennese all'amico di
Nietzsche, Franz Overbeck: Un conoscitore delle opere di Nietzsche,
estraneo al nostro circolo, ha avanzato l'ipotesi che il libello L'unico
e la sua proprietà di Max Stirner non sia stato privo di influenza
sulle concezioni successive di Nietzsche. È forse vero?".
Nietzsche stesso non si trovò manifestamente
mai, durante tutto il periodo della sua vita in cui fu letterariamente
produttivo e intellettualmente cosciente, nella situazione di essere
confrontato con la domanda, più tardi così spesso posta, di sapere se conosceva L'Unico.
E quando aveva visto la celebrità prossima ed a portata di mano, come se avesse
presentito quale specie di domande si sarebbero poste all'uomo celebre che
stava per diventare, si era ritirato dalla vita intellettuale all'inizio
dell'anno 1889, senza aver detto una parola del suo rapporto con Stirner.
4.2
La scoperta di "L'Unico"
I giovani sostenitori di Nietzsche furono
abbastanza irritati, quando Eduard von Hartmann, rompendo un silenzio precario,
accusò Nietzsche di aver plagiato su un punto essenziale. La "nuova
morale", tanto ammirata, di Nietzsche, scrisse in un articolo che fece
molto scalpore, non apporta in fin dei conti "assolutamente nulla di
nuovo, è stata presentata sin dal 1845 ... da Max Stirner ... in modo
magistrale e con una nitidezza ed un franchezza che non lasciano nulla a
desiderare".
Il colpo di timballo di Hartmann (un
avversario di Nietzsche) fu il preludio di un'ampia discussione della questione
"Nietzsche e Stirner" e di quel che si è chiamato la rinascita
stirneriana. Dopo quasi un mezzo secolo trascorso nell'underground letterario,
»L'Unico« apparve, all'inizio del 1893, grazie agli energici sforzi di Paul
Lauterbach (un ammiratore di Nietzsche, vedere sotto) nella Universal
Bibliothek della Reclam, cosa che gli assicurò
immediatamente un'ampia diffusione.
Le riserve mentali che ispiravano Hartmann e
Lauterbach sono del tutto istruttive per la comprensione della questione
"Nietzsche e Stirner", perché se entrambi si sono effettivamente
impegnati nel far conoscere »L'Unico«, essi non erano in alcun modo dei
sostenitori di Stirner. Non potremo tuttavia esporre qui questi motivi e queste
attività che in modo sommario.
Contrariamente a Nietzsche, Hartmann conobbe
negli anni tra il 1870 e il 1880, un grande successo come filosofo e come
scrittore. La sua prima opera, »Die Philosophie des Unbewussten«, (La filosofia
dell'inconscio) apparve nel 1869 e divenne immediatamente un best seller che
doveva conoscere dodici edizioni. Tre soltanto delle 700 pagine del libro sono
consacrate a Stirner, notevolmente poco se si pensa che quest'opera è in fin
dei conti -- come il suo autore lo lascia intendere incidentalmente -- il risultato
dei suoi tentativo per superarlo (vedere qui sotto).
La reazione di Nietzsche prova non soltanto
la finezza del suo senso psicologico e la sicurezza del suo colpo d'occhio per
discernere l'essenziale, ma ci informa anche molto chiaramente sul suo comportamento
in un confronto con Stirner. Non gli era certamente sfuggito, allorché, nel
1874 -- il libro di Hartmann era già alla sua 5a edizione --, egli attaccò,
nella seconda serie delle sue »Unzeitgemässe Betrachtungen«, (Considerazioni
inattuali), il "piccolo filosofo alla moda" in una polemica di una
ironia pungente. Egli si interessa precisamente al capitolo di cui fanno parte
le tre pagine su Stirner. Quel che più colpisce, è che non dice una parola su
quest'ultimo, ma legge, cita, polemizza e argomenta con virtuosismo intorno a
lui. Hartmann, che aveva condiviso egli stesso pochi anni prima il "punto
di vista" di Stirner per superarlo in seguito non senza qualche sforzo,
non avrà sicuramente mancato di notarlo subito e di fiutare in Nietzsche gli
stessi sforzi suoi. Questa solidarietà intima dei due uomini -- così come la
mancanza di successo di Nietzsche presso il pubblico -- avranno allora
trattenuto Hartmann dal rispondere a questo attacco. È soltanto quindici anni
più tardi che, sentendosi minacciato per la improvvisa gloria di Nietzsche, si
impadronirà dell'arma della "contro critica".
Paul Lauterbach (1860-1895) è senz'altro colui che, a
fianco di Hartmann e del biografo di Stirner, Mackay, ha fatto progredire
maggiormente la rinascita stirneriana. Egli divenne, attraverso la mediazione
del suo amico Heinrich Köselitz (che fu per molti anni, con il nome di Peter
Gast, una specie di segretario di Nietzsche) uno dei primi nietzschiani
entusiasti. Assicurava il suo energico impegno per assicurare una vasta
diffusione a »L'Unico«, pubblicandolo nelle edizioni Reclam, come la prima
tappa di una campagna strategica pianificata in favore di Nietzsche. Mentre
Hartmann aveva utilizzato Stirner per screditare Nietzsche e per presentarsi
egli stesso come colui che aveva superarto il "pericoloso" Stirner:
Lauterbach voleva presentare Nietzsche come il vero trionfatore, il
"grande successore di Stirner, colui che aveva sviluppato e trasformato il
suo pensiero in modo creativo". Voleva mostrare il grande pericolo
intellettuale che rappresentava »L'Unico« per lui stesso, allo scopo di
raccomandare Nietzsche al pubblico come colui che era capace di esorcizzare
Stirner: La mia prefazione (a »L'Unico«), scriveva a Köselitz, ha per solo
scopo di proteggere gli innocenti dalla sua influenza, di ingannare e di
paralizzare i malevoli con l'aiuto di Nietzsche".
È dunque principalmente in seguito di queste
attività opposte di Hartmann e di Lauterbach che si sviluppò, in gran parte
nelle riviste culturali e in articoli della stampa, una viva discussione
intorno alla questione "Nietzsche e Stirner". Le comparazioni tra gli
scritti dei due pensatori rilevarono spesso delle concordanze e delle
somiglianze, ma spesso anche dei disaccordi gravi e inconciliabili. Più di uno
fu sbalordito che non apparisse in nessuna parte in Nietzsche il nome di
Stirner; altri capirono che Nietzsche non voleva compromettersi inutilmente
mostrando che conosceva Stirner - non era forse, come pensavano il più come il
professore di filosofia di Basilea Friedrich Heman, "un pensatore molto
più fine, distinto e spirituale, dalle concezioni più vaste i cui scopi e fini
ultimi si elevavano molto al di sopra dei pensieri di Stirner che non
abbandonavano il limo fangoso della vita?"
4.3
Una questione rimasta senza una risposta definitiva.
Gli amici e le conoscenze più vicine di
Nietzsche furono naturalmente costernati. Nessuno di loro si ricordava di
averlo sentito pronunciare il nome di Stirner. Possediamo dozzine di lettere
testimonianti il turbamento dei suoi amici. Certo, si capiva bene perché
Nietzsche non aveva parlato pubblicamente di Stirner, ma perché -- malgrado la
sua grande "espansività abituale" (Overbeck) -- non lo aveva mai
nemmeno evocato anche nei circoli più intimi? Solo Ida, la moglie di Overbeck,
si ricordava nel 1899 di una conversazione che lei aveva avuto con lui -- circa
venti anni prima -- nel corso della quale gli sarebbe sfuggito che si sentiva
una affinità di spirito con Stirner. "Una certa solennità passò sul suo
viso. Poiché osservavo con attenzione i suoi tratti, li vidi modificarsi di
nuovo; ebbe una specie di movimento della mano, come per scacciare qualche cosa
o difendersene, e sussurrò: "Bene, ecco che ve l'ho detto, e tuttavia non
ne volevo parlare: Ma dimenticatelo! Si parlerebbe di plagio -- non voi, lo so".
Vi fu infine una dichiarazione di Adolf
Baumgartner, il discepolo preferito di Nietzsche durante i suoi esordi a
Basilea, che si era tuttavia allontanato da lui poco dopo. Diventato nel
frattempo professore di storia antica in questa città, si ricordava di aver
preso in prestito nel 1874 »L'Unico« alla Biblioteca dell'Università e
ammetteva di averlo fatto su consiglio di Nietzsche. Questo prestito ha potuto
essere verificato sull'antico registro dei prestiti della biblioteca.
Baumgartner non ha detto nulla della sua lettura e delle sue eventuali
conseguenze, non più dei colloqui con Nietzsche su questo propositoto, benché
si sia ricordato, venticinque anni più tardi,e del libro stesso e delle parole
con le quali Nietzsche glielo raccomandava: "è la cosa più notevole che
abbiamo". Forse la sua enigmatica dichiarazione successiva, secondo la
quale Nietzsche avrebbe "innanzitutto svoltato (in sé) la grande strada
nell'altro senso" si collega a questo avvenimento.
Elisabeth, la sorella di Nietzsche, non si
stancò in compenso di raccogliere delle "contro evidenze", cercando
di ottenere da tutti gli amici e conoscenze accessibili di Nietzsche la
conferma scritta che il filosofo non aveva mai parlato di Stirner in loro
presenza. Mazzino Montinari, al corrente grazie alla sua
conoscenza precisa degli archivi di Nietzsche degli sforzi di Elisabeth, è rimasto
perplesso, in seguito del suo apprezzamento convenzionale di Stirner, davanti
alle sue "inspiegabili ragioni". Era del tutto lungi
dal sospettare che lo zelo di Elisabeth abbia potesse essere nutrito dalla sua
conoscenza segreta del ruolo di Stirner nello sviluppo del pensiero di
Nietzsche. Contestò ad ogni modo con veemenza in molti articoli che Nietzsche
abbia avuto una qualsiasi conoscenza di »L'Unico« e si mostrò non di meno tanto
intelligente da non affrontare questo tema sin dal momento in cui l'interesse
pubblico per la questione cessò.
Franz Overbeck, che è indubbiamente l'amico
di Nietzsche più comprensivo, il più sicuro e il più capace di giudicare ,
approda dopo un esame estremamente minuzioso di tutti gli aspetti della
questione alla conclusione seguente: "Che Nietzsche si sia comportato in
modo strano a proposito di Stirner, è fuori dubbio. Ma se non dette su questo
soggetto libero corso alla sua espansività abituale, non fu certamente per
dissimulare una qualche influenza su di lui (influenza che, nel senso esatto
della parola, non esiste), ma perché preferì indubbiamente, in modo generale,
venire a capo da se stesso e per se stesso dell'effetto che Stirner aveva avuto
su di lui. Di conseguenza, affermo che Nietzsche ha letto Stirner. Ciò può
creare, per degli avversari dei suoi libri, l'accusa di plagio, che sarà
l'ultimissima idea a giungere allo spirito di coloro che l'hanno personalmente
conosciuto".
5.
La crisi iniziale di Nietzsche
5.1
L'euforia berlinese
Overbeck ha dato, al contrario di Elisabeth
Förster-Nietzsche, una risposta diplomatica alla questione "Nietzsche e
Stirner". Egli ammette la lettura di Stirner, ma non ne trae alcuna
conclusione non più che per la sua "curiosa" dissimulazione. Questa
risposta fu generalmente accettata quando la controversia ebbe termine, come
parola definitiva sull'affare. Non ebbe conseguenza sull'interpretazione di
Nietzsche ed uscì ben presto, con la questione stessa, dal campo visivo della
maggior parte dei ricercatori. Alla stregua di Overbeck, degli specialisti
successivi di Nietzsche, nella misura in cui essi tornarono ancora a parlare di
Stirner, essi non hanno spiegato la relazione che Nietzsche aveva con lui, ma
hanno considerato di aver trattato il soggetto dopo una breve esposizione
storica -- rivelando inoltre in molti punti e con un tocco finale affrettato e
brusco (cfr. sopra: Stirner = piccolo borghese) un'ambivalenza che essi non
riescono a respingere del tutto. Anche delle considerazioni
più differenziate, come ad esempio quelle di Hermann Schmitz classificano
il soggetto senza conseguenza. Dopo di che si passa ogni volta, ed è
precisamente quanto gli autori considerarti dalla recezione clandestina di
Stirner (di cui lo stesso Nietzsche?) hanno fatto, all'aspetto mostruoso,
barbaro, satanico, ecc. di L'Unico senza studiare in modo
approfondito né respinto con degli argomenti, ma "superato" in modo
indiretto.
Ridurre un'inezia o demonizzare, discutere
senza avere la minima idea o non dire nulla perché si è pieni di presentimenti
-- chiunque abbia familiarità con la storia della re(pulsione e
de)cezione di »L'Unico« conosce tutto ciò a sufficienza e può dunque
accontentarsi della risposta astutamente raffazzonata di Overbeck. Ci vede
piuttosto un incitamento a proseguire le sue ricerche sulla questione
"Nietzsche e Stirner" -- senz'altro non nella via presa senza
successo sino ad ora che è consistita nel seguire le numerose tracce di
»L'Unico« che si possono trovare, più o meno cancellate, nell'opera di
Nietzsche. Anche se era possibile dimostrare in maniera plausibile che
quest'ultimo ha plagiato alcune idee di Stirner, ciò non avrebbe in sé più
alcuna importanza oggi. In compenso, importanti conseguenze potrebbero
apparire, se fosse possibile fondare l'ipotesi secondo la quale il confronto
con Stirner avrebbe scatenato presso Nietzsche la crisi intellettuale
"iniziale" che ebbe come esito la sua nascita in quanto filosofo.
Bisogna porre anche per cominciare le due
domande collegate seguenti:
In quale momento Nietzsche ha veramente avuto conoscenza del libro di Stirner?
E quali conseguenze immediate di questo incontro possiamo ricostruire in modo dimostrabile?
Ci impegneremo ora ad esaminare queste domande lasciando da parte quella delle conseguenze successive.
In quale momento Nietzsche ha veramente avuto conoscenza del libro di Stirner?
E quali conseguenze immediate di questo incontro possiamo ricostruire in modo dimostrabile?
Ci impegneremo ora ad esaminare queste domande lasciando da parte quella delle conseguenze successive.
Volendo giudicare dalle testimonianze di Ida
Overbeck e di Adolf Baumgartner, l'incontro di Nietzcshe con »L'Unico« ebbe
luogo prima del 1878, probabilmente prima del 1874. Si è ipotizzato molto
spesso che era stato portato a leggerlo per i passaggi citati da Hartmann
(1869) o Lange (1866). Tuttavia, un esame più minuzioso dell'opera, della
corrispondenza e di altri materiali biografici porta a pensare che Nietzsche ne
fosse già a conoscenza a quest'epoca e che si sforzava di conservare per se stesso
questa scoperta. In più, dei paralleli con la recezione di Stirner da parte di
differenti pensatori, da Marx ad Habermas in cui l'incontro ebbe luogo
all'inizio della carriera filosofica e si accompagnò manifestamente con una
crisi, orientano lo sguardo verso il mese d'ottobre 1865. La maggior parte dei
biografi constatano una grave crisi a questa data, ma omettono di studiarla nei
dettagli e la descrivono senza alcun spirito critico, basandosi su di un testo
autobiografico [40]. Conviene osservare da più vicino. Che
Nietzsche abbia allora scoperto »L'Unico« e che questo libro abbia scatenato la
crisi -- questo dubbio può restare fondato?
Converrà dunque innanzitutto porre la
seguente domanda; Nietzsche avrebbe scoperto eventualmente »L'Unico« prima del
mese di ottobre 1865 -- forse durante l'anno che egli passò a Bonn? Théophile
Droz (1844-1897), uno dei suoi compagni di studi durante questi due semestri,
si ricorda che a quest'epoca il libro "malfamato" di Stirner
circolava nell'ambiente studentesco. Tuttavia, un incontro di
»L'Unico« a questa data non poteva che essere superficiale. Nel caso contrario
in effetti, la »Leben Jesu« (Vita di Gesù) di David Friedrich Strauss, che
Nietzsche lesse durante le vacanze di Pasqua del 1865, non avrebbe potuto fare
su di lui la potente impressione che gli diede la forza di affrontare la sua
pia famiglia, di rinunciare alla teologia, ecc. Non esiste egualmente nessun
indizio che permetta di dire che Nietzsche si sia occupato di Stirner per tutto
il periodo che si estende sino al mese di settembre.
È vero che il giovane Nietzsche sembra essere
stato affascinato dallo spirito dell'epoca che precedette la rivoluzione di
marzo 1848, essa stessa condannata e resa in seguito tabù. Si era già
interessato precedentemente a Feuerbach. Nel momento di cui ci stiamo
occupando, nel settembre 1865, egli deplora in una lettera al suo amico Raimund
Granier la senilità e il filisteismo della sua generazione e si entusiasma per
quel "tempo in cui lo spirito era così attivo" venti anni or sono,
un'epoca in cui avrebbe molto preferito vivere. Durante le vacanze
universitarie, prima di passare da Bonn a Lipsia, raggiunge dapprima la sua
famiglia, a Naumberg, ma si ripromette molto da un soggiorno di due settimane
che egli deve compiere in quella del suo amico Hermann Mushacke, a Berlino:
"La mia vita attuale, gli scrisse, è una preparazione a Berlino, così come
la nostra esistenza terrena alla futura esistenza celeste, per il caffè,
consumo un po' di filosofia hegeliana e, se ho cattivo appetito, prendo qualche
pillola straussiana".
Bisognerebbe ancora spiegare perché Nietzsche
compiva così febbrilmente questa visita ai genitori di Hermann. Egli è ospite
della famiglia Mustacke a Berlino dal 1° al 17 ottobre 1865. Non conosciamo che
in modo frammentario cosa fece e come visse. È manifestamente troppo assorbito
a scrivere a casa. Non è che qualche giorno dopo la sua partenza, il 22
ottobre, che egli racconta brevemente a sua madre, alla fine di una lettera
inviata da Lipsia: "Ho avuto a Berlino una vita straordinariamente piena di
amicizia e di piaceri. Il vecchio Mushacke è l'uomo più amabile che abbia mai
incontrato. Ci diamo del tu". E, nella sua esuberanza, egli aggiunge:
"Per il mio [21°] anniversario, abbiamo brindato alla vostra salute nello
champagne [sic!]".
Le due settimane passate a Berlino avrebbero
trasportato Nietzsche, dopo i tenebrosi addii di Bonn, in uno stato di euforia.
La causa ne è manifestamente l'incontro, atteso in una grande e gioiosa
esaltazione, con il padre di Hermann, Eduard Mushacke, un veterano dell'epoca
antecedente marzo 1848, "in cui lo spirito era così attivo". Non
poteva scrivere a sua madre, dopo lo shock di Pasqua, cosa significava per lui
questo incontro. Lo scrisse nel suo diario -- che brucerà poco dopo, affinché
nulla non gli rammenti questi giorni. È per questo che non possiamo ancora oggi
ricostruire questo avvenimento.
A Lipsia, è ad ogni modo sempre trasportato
all'inizio, dall'euforia berlinese. Subito dopo il suo arrivo, il 19 ottobre,
egli scrive una lettera a Eduard Mushacke, il suo nuovo e "molto
stimato" amico, a cui gli era permesso di dare del tu e al quale avrebbe
preferito dire "mio padre". Dopo un passaggio in cui gli esprime i
suoi "sentimenti di cordiale riconoscenza", egli passa al tono della
conversazione per finire con queste parole che, colorate ora di leggerezza e di
ironia nei suoi riguardi, sono ancora contrassegnate dall'esaltazione che aveva
fatto nascere in lui l'incontro con Eduard Mushacke: "Cento anni fa, lo
studente W. Goethe si iscrisse all'Università. Abbiamo la modesta speranza che,
quando cento anni saranno di nuovo trascorsi, ci si ricorderà ancora della
nostra iscrizione". Si direbbe che Nietzsche abbia riportato da Berlino
qualche ambizioso progetto, al quale E. Mushacke lo avrebbe senz'altro spinto,
perché prosegue: "Non sarebbe magnifico che il tuo nome fosse così
immortalato." Cosa che non era semplicemento uno scherzo ed il giovane
entusiasta non pensava certo alla filologia tra le cui reti egli sarebbe andava
presto a gettarsi.
5.2
La depressione di Lipsia.
L'effetto euforizzante delle due settimane
berlinesi, la cui causa resta da scoprire, fu di breve durata. Il 20 ottobre,
Nietzsche, ancora di buon umore, porta ad esecuzione un proposito che auspicava
da mesi: abbandonare la Franconia, l'associazione di studenti di
cui era membro. Poco dopo tuttavia, energia e entusiasmo scomparvero
completamente ed egli ricadde di colpo in una profonda depressione.
Non si hanno testimonianze autentiche su
questa crisi, sotto forme di lettere o di diari intimi. Non ci è pervenuto che
un testo autobiografico intitolato Rückblick auf meine zwei Leipziger
Jahre, 17. Oktober 1865 bis 10. August 1867 (Sguardo retrospettivo sui
miei due anni a Lipsia, dal 17 ottobre 1865 al 10 agosto 1867). Nietzsche vi
descrive dapprima le due settimane passate a Berlino prima del 1° ottobre, e
ciò con tonalità che non corrispondono affatto a quelle delle rare
testimonianze autentiche. Secondo questo testo, queste giornate sarebbero state
incontestabilmente oscure. Sarebbe stato di cattivo umore al suo arrivo, e
"i nostri colloqui nutrono anch'essi la nostra amarezza. Furono i sarcasmi
dell'eccellente Mushacke (senior), le sue concezioni sull'amministrazione
universitaria, la sua collera contro la 'Berlino ebraica', i suoi ricordi dei
tempi dei Giovani hegeliani -- in breve tutto il clima pessimistico
caratteristico di un uomo che ha guardato molto dietro le quinte, che
apportarono nuovi alimenti al mio stato d'animo. Appresi allora a vedere nero
con piacere...".
Nietzsche descrive in seguito come, alla fine
del mese di ottobre 1865, egli scopra Schopenhauer e la filosofia: "Ero
allora precisamente sospeso tra cielo e terra, con alcune esperienze e
delusioni dolorose, solitario e senza alcun aiuto, senza principi, senza
speranza e senza ricordo amabile". Ed è puramente per caso, prosegue, che
si è allora imbattuto, presso un libraio di libri di occasione, sul capolavoro
di Schopenhauer. Uno spirito maligno gli sussurrò che doveva acquistare il
libro di questo "tenebroso genio", che gli era stato sino allora
"totalmente sconosciuto". Schopenhauer lo aveva immediatamente
afferrato e spinto a consegnarsi a degli esercizi pieni "di un oscuro
disprezzo di sé". E a degli eccessi di "disgregazione" e di odio
di se stessi: "I tormenti corporali essi stessi non mancarono. È così che
mi obbligavo per quindici giorni a non andare a letto che alle due del mattino
per svegliarmi alle sei esatte". Si vide in pericolo di perdere la
ragione: "Una eccitazione nervosa si impadronì di me e chissà sino a qual
grado di pazzia sarei giunto..." queste mortificazioni, la severa
costrizione agli studi regolari e le idee di Schopenhauer lo aiutarono
finalmente ad affrancarsi da questa terribile situazione. Le settimane ed i
mesi seguenti lo videro "nascere alla filologia". A
dir il vero, egli divenne piuttosto filologo sotto la pressione della sua
abilità interiore ed i fattori esterni -- ciò che nacque allora in lui, fu un
filosofo appassionato.
Come accade spesso in Nietzsche, questa narrazione
è un intreccio di verità e di finzione, di sincerità e di gioco di maschere. È
scritto con la sicurezza che dà il distacco, dopo una stabilizzazione personale
in una cerchia di ammiratori di Schopenhauer e di amici dell'associazione dei
filologi. Nietzsche non per questo non lo volle più tardi bruciare, cosa che
sua sorella riuscì ad impedirgli di fare. È tuttavia noto che
egli consegnò alle fiamme i "diari pieni di inquietudine e di malinconia
di quest'epoca" -- ottobre e novembre 1865 --, nel corso della quale egli
aveva temuto di sprofondare nella follia. Avrebbe forse dato delle indicazioni
su quanto teneva in silenzio nel suo rapporto ulteriore camuffandolo didietro
la comunicazione apparente e l'elenco di qualche dettaglio spiacevole per la
sua persona -- e cioè ciò che ha veramente scatenato questo affondamento
psichico, sprofondandolo forse in uno stato molto vicino alla vera psicosi, la
causa profonda della sua prima grande crisi esistenziale, che fu allo stesso
tempo la crisi iniziale del filosofo Nietzsche.
Ci si può aspettare che questo chiarimento di
questa crisi iniziale sia suscettibile di fare progredire una interpretazione
"adeguata di Nietzsche" (Hermann Josef Schmidt) della sua opera e di
fornire un orientamento nel "labirinto della sua malattia" (Pia
Daniela Volz). Nessuno di coloro che conoscono nel dettaglio le reazioni -- che
non abbiamo fatto altro che rievocare precedentemente -- di numerosi pensatori
nei confronti di Stirner sarà né colpito né reso perplesso dal termine
"demone" -- "emissario della sfera in cui Nietzsche doveva
penetrare venti anni più tardi" (Curt Paul Janz),, alla
lettura di una nota erratica di Nietzsche datante di quest'epoca: "Ciò che
temo, non è lo l'esecrabile personaggio dietro la mia sedia, ma la sua voce;
non le parole, ma il tono spaventosamente inarticolato ed inumano del
personaggio. Sì, se soltanto parlasse come parlano tutti gli uomini!".
Tutti i biografi di Nietzsche da me
conosciuti non hanno in nessun caso e stranamente considerato come un problema
lo stato di afflizione in cui Nietzsche si trovava allora, se mai lo hanno
addirittura notato. Questa prima quindicina del mese di ottobre 1865 è rimasta
una pagina bianca. Si è visto e si vede ancora nella crisi della fine del mese
la ripercussione dei problemi che aveva conosciuto durante i due semestri a
Bonn, della perdita della fede e della decisione che egli prese allora e che
andava contro alle aspettative della sua famiglia, di non studiare
assolutamente teologia. Werner Ross stesso, che guarda con occhio scettico la
"formidabile drammatizzazione" che fa Nietzsche della sua esperienza
di resurrezione schopenhaueriana, non elabora alcun dubbio e
non cerca più lontano. Come i biografi di Nietzsche fanno in genere, non presta
attenzione né all'etichetta "giovane hegeliano" né alla relazione con
Eduard Mushacke, relazione che fu di una singolare intensità e che conobbe una
fine brusca.
5.3
Eduard Mushacke?
Un esame scrupoloso e empatico del materiale
biografico esistente mostra in numerosi punti che conviene cercare la causa
immediata della crisi iniziale del filosofo Nietzsche nel soggiorno che egli
fece a Berlino nella prima quindicina del mese di ottobre 1865 o più
esattamente nel suo incontro con Eduard Mushacke. Chi era dunque questo
personaggio? Eduard Mushacke è una figura a cui la ricerca nietzschiana non ha
sinora prestato alcuna attenzione. Non è menzionato che eccezionalmente negli
indici dei libri e riviste consacrate al filosofo. Janz lo chiamava
erroneamente "Eberhard". La nuova Cronaca nietzschiana del Giubileo
(853 pp., edizioni dtv, 2000) ignora anche le date della sua nascita e della
sua morte e i dizionari biografici non lo menzionano. Janz, seguendo in ciò
un'indicazione di Nietzsche, fa di lui un professore, cosa che è senz'altro
esatta, ma non quadra del tutto con l'entusiasmo suscitato dalla sua
personalità presso il giovane, che si liberava allora da tutto ciò che lo aveva
legato sino ad allora.
L'ignoranza continua di Mushacke nella
ricerca nietzschiana è in rapporto con l'ignoranza generale di Stirner così
come l'abbiamo descritta. È occupandomi di quest'ultimo che ho trovato nella
biografia che gli ha consacrato J. H. Mackay, una pista che conduce a Mushacke.
Vi si tratta in effetti brevemente per due volte di un professore di scuola
normale dal nome di Mussak, che, membro del "circolo intimo" dei
giovani hegeliani berlinesi, era un "buon amico" di Stirner.
Mackay aveva questa informazione da un garante di un altro membro di questo
circolo, e cioè Friedrich Engels. Questo "Mussak" senza nome
era lo stesso personaggio di Eduard Mushacke? Delle ricerche effettuate negli
annuari e le liste nominative hanno permesso di concludere per cominciare che
questo nome -- Mussak -- non esisteva a quest'epoca nella regione berlinese.
Altre ricerche negli archivi apportarono finalmente la certezza che Engels
aveva scritto il nome in modo fonetico. In fin dei conti fu possibile
assicurarsi, sulla base di numerosi documenti, che l'amico di Stirner citato da
Engels era proprio il professor dottor E. Mushacke (1812-1873). Risultato che
doveva confermare un'altra ricerca, fatta per caso quasi simultaneamente, ma
indipendentemente da me, e non avente Nietzsche per oggetto.
Si può dedurre egualmente senza grande fatica
ciò che l'incontro con E. Mushacke dovette significare per Nietzsche da qualche
testimonianza che è giunta a noi. Nella sua lettera a Granier del mese di
settembre 1865 citata in precedenza, Nietzsche, che era da poco sfuggito alla
"solitudine evidente, a questa pienezza vuota, a questa senile
giovinezza" dei suoi amici di studi di Bonn, si lamentava ancora in questi
termini: "Gli uomini che si possono amare e stimare, più ancora gli uomini
che ci capiscono, sono incredibilmente rari, ma è colpa nostra, siamo venuti al
mondo venti o trenta anni troppo tardi...". Aveva gioito a lungo nell'incontrare
un uomo che era stato giovane al tempo di questo "Giovane hegelismo"
condannato, cioè reso tabù dal 1850 -- un tempo che egli ammirava per la
"vivacità tutta particolare del suo spirito". Si era preparato a
questo in contro attraverso le sue letture a Naumberg, durante le vacanze. Ed è
con E. Mushacke, un veterano di quell'epoca, che fece rapidamente amicizia con
questo giovane partito all'assalto del cielo e gli propose di darsi del tu, con
cui trascorse in seguito due settimane.
Non è affatto pensabile che Mushacke non
abbia parlato ad un Nietzsche allo stesso tempo interessato e competente del
suo amico Stirner, che non abbia avuto »L'Unico« nella sua biblioteca e che
Nietzsche non abbia divorato lì quest'opera. Poté leggervi, allorché vi si recava,
grazie alla critica della religione di Feuerbach e di Strauss e forse anche
alla critica dei Vangeli di Bauer, come, perché e in che senso questi atei
siano ancora delle "persone pie". Poté leggervi che Dio era morto, di
immoralismo, di nichilismo, ecc. Vide come qualcuno si era posto "al di là
del Bene e del Male" e aveva "filosofato con il martello" --
tutto ciò, era, per un essere altamente sensibile come Nietzsche una
sovraddosaggio intellettuale appena assimilabile. All'ebbrezza mentale che essa
suscitò in lui seguì un vero affondamento, l'autoterapia, la crisi iniziale, la
fuga nella filosofia di Schopenhauer da una parte e, dall'altra,
nell'"insensibile stupida ... dovuta al mio lavoro di boscaiolo
filologo". Anche se Nietzsche non ha più parlato in
seguito di questa "epoca un tempo ammirata di attività dello
spirito", non ne ha non di meno realizzato il grande progetto evocato, in
modo ancora euforico, nella sua lettera del 19 ottobre a E. Mushacke -- a dir
il vero in modo inverso. Non ha continuato la filosofia dei Lumi atea e
radicale preparata dai Giovani hegeliani ed iniziata da Stirner -- egli l'ha
"superata".
Dopo la sua doppia fuga, Nietzsche interruppe
la relazione stabilita nell'esuberanza con E. Mushacke, in modo certo brusco ma
non spettacolare. Non gli scrisse più, pregando suo figlio Hermann, nelle
lettere che gli inviò occasionalmente, di salutarlo con la stessa formula di un
tempo, prima della loro fraternizzazione e come se non si fossero mai
conosciuti: "Porgi la mia stima ai tuoi genitori" oppure:
"Salutami i tuoi cari genitori!" Non si è più recato a fargli visita,
per quanto se ne sappia, durante i suoi rari viaggi successivi a Berlino. Da
parte sua, il veterano Giovane hegeliano, che aveva intrapreso, dopo i suoi
anni folli, la carriera nell'insegnamento di Stato, non se la sarà presa per
questo con Nietzsche. E Mushacke Junior, che Nietzsche qualifica come
"uomo amabile", non sembra secondo ogni evidenza nemmeno aver notato
qualcosa della grande crisi che fu forse il cambiamento di strada più
importante nella carriera del suo compagno di studi.
6.
Epilogo.
La risposta apportata sotto forma concisa
alla questione "Nietzsche e Stirner", che non ha sino ad oggi
ricevuto risposta, si fonda sulla scoperta che Eduard Mushacke, il padre di
Hermann Mushacke, compagno di studi di Nietzsche a Bonn, era un amico personale
di Max Stirner, l'autore del libro "malfamato" (F. A. Lange) »Der
Einzige und sein Eigentum« (»L'Unico e la sua proprietà«). Consiste
nell'ipotesi facilmente concepibile secondo cui il giovane Nietzsche, che
mostrava un vivo interesse per la filosofia critica della religione dell'epoca
che precedente alla rivoluzione di marzo 1848 e riprovata dopo di essa, sarebbe
stato confrontato durante il suo soggiorno di due settimane presso Mushacke,
nell'ottobre 1865, con l'opera di Stirner. Secondo essa, inoltre, questa
esperienza vissuta avrebbe sprofondato Nietzsche in una grave crisi
esistenziale psicospirituale, nel corso della quale si decise la sua vocazione
di filosofo. Questa ipotesi di una crisi iniziale del filosofo deve la sua
plausibilità in primo luogo alle testimonianze biografiche di Nietzsche
(egualmente sotto la forma "negativa" delle tracce obliterate di
Stirner nelle opere di Nietzsche e nei suoi resti letterari); in secondo luogo
all'analisi dello svolgimento successivo della storia delle idee (trattamento
della questione "Nietzsche e Stirner", reazioni a Stirner di altri
pensatori importanti).
Si può senz'altro prendere atto
dell'identificazione di E. Mushacke come amico di Stirner come di un dettaglio
secondario, qualificare tutte le conseguenze che ne sono dedotte di
speculazioni e rifiutarle. Il valore euristico della mia ricostruzione, la nuova
prospettiva che esso apre sull'opera di Nietzsche, sulla sua vita e
eventualmente sulla sua crisi finale, non può essere riconosciuta che da coloro
che avranno respinto dal loro campo visuale due ostacoli notevoli: il disprezzo
convenzionale di Stirner e l'ignoranza della storia, ampiamente clandestina,
della re(pulsione e de)cezione del suo L'Unico --
una storia che smentisce questo disprezzo in modo singolare.
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