martedì 2 ottobre 2012

L'autogestione generalizzata vedrà la fine dei piaceri rovesciati



L'autogestione generalizzata vedrà la fine dei piaceri rovesciati


1. Per lo più noi non viviamo dei piaceri che la loro mortale inversione.

Tanto va il deperimento delle passioni che la vita repressa perde fino alla volontà di distruggersi
I piaceri del passato risvegliavano più violenza dei nostri perché la volontà di vivere, per quanto fosse invertita, vi si dibatteva più tenacemente. Eccitata dai miti del potere, trascinata dalle piene ideologiche del capitalismo, la volontà di potenza ha per molto tempo attinto nell'esuberanza sessuale la forza di piegare la vita verso la morte e l'odio.
Oggi, la dissoluzione della gerarchia e le iniezioni eccessive di merce finiscono con lo spossare, negli individui e nella società, l'energia piena di aggressività tipica di questi bruti dotati d'astuzia che furono i re, i tribuni, i capi, i mestatori, i fulmini di guerra, i lottatori all'ultimo spasimo della concorrenza leale e sleale. Il fatto che la volontà di potenza che si sta oggi spegnendo negli uffici, nelle famiglie, nelle caserme, nei comitati centrali sarebbe motivo di gioia se la deficienza del potere non fosse anche un potere di deficienti, una astenia crescente della volontà di vivere. Se, al prossimo stadio della società mercantile, gli uomini cesseranno di farsi la pelle, sarà perché non ne avranno più la forza. Perché uccidersi se la morte è così vicina e basta, come espediente, lasciarsi sopravvivere?
Il sogno di una apocalisse ossessiona il subconscio della società mercantile. Solo l'idea di una rapida distruzione l'ha aiutata a sopportarsi, a contemplare il suo riflesso progressivamente incancrenito. La disperazione vendicativa dei millenaristi e dei rivoluzionari suicidi è stata il suo specchio più fedele prima che la sopravvivenza rivelasse la sua realtà d'agonia climatizzata, il suo suicidio al rallentatore inutile da perseguire perché arriva per forza di cose.
Mentre la criminalità, il terrorismo e i suoi edulcorati sostituti, esprimono i sussulti di una volontà di potenza moribonda, cresce la voglia di una festa funebre che inghiotte tutto il vecchio mondo in un'attesa in cui i piaceri servono da passatempo. Alle nostalgie di una vita capovolta che si ritrae e si soffoca nella violenza, succede una morte più dolce, un epicureismo su misura dove ogni tappa affonda l'umano sempre più profondamente nella glaciazione mercantile. Mi rifiuto di scegliere tra due forme di morte. La mia sola stella è quella della vita a oltranza.
Arrivati all'ultima degradazione, quando gli stessi sensi subiscono la riduzione dal biologico all'economico, i piaceri rivelano allo stesso tempo sia la loro inversione millenaria che la parte di vita assolutamente ribelle al recupero mercantile. L'ultimo ponte della proletarizzazione è gettato su un nuovo sentire da dove contempleremo il suo crollo finale. Una natura rinascerà poco a poco dove il desiderio creerà l'organo.Il piacere di vivere non ha regole né leggi. Ciò che lo definisce,lo circoscrive,lo specializza, e precisamente ciò che lo nega e lo rovescia: il lavoro, la costrizione, lo scambio, la separazione, la colpevolezza.



2. Dalla noia dei piaceri della sopravvivenza nasce il piacere del rovesciamento di prospettiva.

L'occhio del potere distrugge la vita.
L'educazione gradua la vista secondo il collimatore dell'economia. Acuito dal lavoro e dalla costrizione, lo sguardo sbroglia la matassa del labirinto gerarchico, rispetta i segnali di proibito e di licenza e svela da lontano le segnalazioni dell'autorità e del profitto. L'occhio è lo specchio della merce. Il vedere rovescia il desiderio dell'attesa nel godere rabbioso di afferrare per appropriarsene. Così come l'avere si sostituisce al godimento, le leggi protettrici della proprietà privata sostituiscono all'avere proibito l'immagine dell'appropriazione. Quello che è così visto possiede per procura e nella cupidigia del furto e dello stupro. L'oggetto cade finalmente tra le mani che lo desideravano, e lo sguardo prova ancora l'amara impotenza a godere che paga le vittorie della volontà di potenza.
Il doppio fuoco della repressione e della liberazione non vede altro paesaggio di quello della vita capovolta. La voglia di prendere per carezzare diventa gusto di catturare, uccidere, annientare. Quando ti fai prendere dal gioco di mirare con un'arma immaginaria lo sparviero alto nel cielo o il villaggio che spunta dalle brume, la preoccupazione di distruggere ciò che vedi non traduce l'insopportabile mutazione del desiderio di essere dappertutto nel bisogno di possedere tutto?
Il malocchio è su di noi dopo che esseri e cose mummificati in oggetti morti, in proprietà, in merci, ci ricordano la nostra maledizione e ci incitano ad annientarli e a raggiungerli in un nulla comune.
Non ci restano più che gli occhi della testa. La pulizia intellettuale fa luce nei labirinti dell'inautentico. Secondo una vecchia leggenda il bambino che contempla il sesso della madre diventa cieco. La didattica dell'educazione moderna insegna di meglio, aprirgli bene gli occhi sul volto per accecarlo meglio sull'uso che potrebbe farne. Lo sguardo del pensiero sostituisce il vissuto.
Così, questo sguardo è ancora il riflesso della colpa. La maggior parte della gente vive nel terrore di essere vista, di corrispondere a un'immagine di prestigio. L'occhio inquisitore capta del vivente solo la sua trasformazione in ruoli, in immagini,in carne morta gettata sulla bilancia dei criteri mercantili. Vittime credule e rassegnate ai sortilegi del potere, voi canzonate dall'alto del vostro sapere gli uomini cosiddetti primitivi, che temono di vedere le loro foto e le loro effigi cadere in mani ostili!

Lo sguardo tattile del piacere vede nelle persone e nelle cose solo ciò che hanno di vivo.
Che me ne faccio del colpo d'occhio prestato, reso, posato, pesato, venduto, dell'occhio che misura, confronta, disinibisce, e si scambia? La vista appartiene come tutti i sensi, al sentire globale che nasce col bambino, e che l'economia taglia e fa a pezzi. La traiettoria del piacere represso non è quella della vita.
La visione inquietante e profonda degli amanti, del sogno e dello stupore (questo sole sdoppiato che vedemmo su un paesaggio innevato) porta il segno indelebile del delirio sensuale in cui tutto si darà un ordine un giorno.. Per quanto ridotto alla funzione economica, capita che l'occhio rifiuti la guida immutabile della prospettiva mercantile che confonda la geometria del potere, l'alto, il basso, la destra, la sinistra,il vicino, il lontano, il tempo, il luogo. Quando si apre all' esuberanza insaziabile del godimento, gli oculisti del rendimento quotidiano parlano di sguardo vago, smarrito, perduto, di fatto, per essi è veramente perduto,n vuole vederli, si sottrae al loro esame.
Non è la dissoluzione dell'io, né la droga, né l'illuminazione che spalanca le pupille e le ciglia prensili del desiderio è, al contrario, la chiarezza restituita alla gratuità dei sensi. La seta dello sguardo di polpo avviluppa il mondo in una suzione che tenta di nutrirsi di vita dissolvendo la morte. Questa é l'irradiazione che voglio perseguire anche nel sonno, quando il corpo digerisce il paesaggio in mille sogni che il risveglio apprende, da oggi - ne siete coscienti? - a prolungare concretamente.
Le ossa dell'amarezza hanno bucato l'ultima pelle dell'estetica. Avete giudicato il bello e il brutto solo per difetto. L'ombra della morte mi ripugna,solo il vivente mi appassiona. Dall'amore mi viene una chiarezza che confonde in una stessa opacità gli esseri e le cose cariche di odio e di consumazione. Ciò che è visto al piacere finirà per distruggere ciò che il profitto mi obbliga a vedere. Il naso desessualizzato non è che un'appendice dei polmoni, forgia fisiologica che presta al corpo non il fuoco della vita ma il potere di rendimento. Nel suo disprezzo per il lavoro, il regime aristocratico lasciava al corpo i suoi odori naturali, che il vigore delle passioni accoppiava magnificamente a profumi selvaggi. Sotto il regno della fabbrica, l'igiene raschia via dal corpo ogni materia vivente, la pulizia e le sue ossessioni morbose deodorizzano l'aria,le ascelle,la cucina,mentre la polluzione corrode la terra,il mare e il cielo. Il corpo non finisce mai di lavarsi nell'acqua sporca del profitto.
L'odorato impara la vergogna degli odori,disimpara a poco a poco la differenza che, un'educazione repressiva, gli aveva insegnato fra odori buoni e cattivi, fra odore di santità e odore di piaceri sensuali! La colpevolezza che una volta colpiva solo gli odori erettili del desiderio amoroso, intacca tutto quello che rischia di sporcare il lavoro energetico dei polmoni. L'odorato si arresta a ciò che è semplice funzione respiratoria. Meno la respirazione si apre al soffio del piacere, meglio rinuncia alla sua pienezza, adotta il ritmo dello sforzo, si trattiene a colpi, si economizza.
La famiglia insegna a impostare la gabbia toracica, a bloccare l'uscita delle pulsioni che montano dal ventre. La padronanza di sé controlla il portamento e gli affetti, la volontà di potenza consolida la corazza muscolare. La respirazione diventa una respirazione di testa, un elemento del sistema cerebrale. Essa impone al corpo la cadenza della sopravvivenza di una bestia ridotta allo stremo, cosciente che la morte la sta afferrando senza pena e senza piacere.
L'aria della merce soffoca. L'angoscia è l'espressione più semplice dell'asfissia sociale. La gola si chiude ogni giorno di più, non lasciando uscire l'esalazione libidinale che in folate di disinibizione. Le affezioni della gola e del naso non insegneranno proprio niente al bambino, al suo corpo in difesa, sull'atto di penetrazione del potere e del denaro, che sta perpetrando su di lui la famiglia attraverso uno stupro legale?
Il vecchio mondo che ci pompa l'aria, evidentemente, è, nello stesso tempo, quello delle altezze abissali e pure. Con una mano apre la gola che garrota con l'altra. L'aspiratore polmonare è generosamente messo in azione attraverso lo sport, il lavoro, la ginnastica, le cure, le droghe, gli eccitanti, i tranquillanti, gli psichiatri, gli antipsichiatri, le religioni, il relax, il turismo. All'oppressione delle città risponde l'epopea dell'aria aperta, allo strangolamento sociale corrisponde l'evasione, una doppia corda concessa all'impiccato. La campagna ossigena il cuore prima di mandarlo a marcire nei letami dell'urbanesimo e i deserti della noia. Ecologia e polluzione si congiungono sotto lo stesso vestiario,dopo la prova, mescolando il sudore gauchista alla formalina dei burocrati.
I tanfi della disinibizine, dell'odio, dei disprezzo, si confondono con la polluzione mercantile. Le leggi di una società irrespirabile dispensano a tutti un'equa consolazione :non potersi sentire. Come si moltiplicano i piccoli uomini da fiuto!Il cane megalomane denuncia il compromesso e fa l'asino radicale per avere la campanella della fama, la ranocchia dell'acqua santiera rivoluzionaria si è gonfiata di bile che gioca a fare il bue della teoria nel libero mondo degli affari. A respirare per il buco del prestigio, si vive nell'aria del tempo burocratico. Naso dalla virtù incorruttibile, la tua gloria è quella dei detriti e la tua ragione nella storia fa il lavoro dello spazzino. Generale di un'armata di pattumiere, non hai ancora finito di spandere, su quello che tocchi, l'odore di morte che hai dentro, l'odore della merce che ossessiona il cerchio di tutti gli esorcismi artistici.

Sentirsi bene è sentire in sé la gratuità della vita.
Ciò che e' vivo ha sempre un buon odore. - lo sogno di una unità sensuale ricreata, dove ogni organo scopre la sua incessante evoluzione in consonanza con il movimento di ogni soddisfazione.
Come a contatto dell'aria i polmoni si eccitano, ne sono penetrati e la emettono per il naso e la bocca in una specie di detumescenza dei muscoli, così, su un modo sessuale che li sessualizza tutti, gli odori s'impadroniscono e si staccano da me, come se le funzioni del corpo, finalmente restituite al privilegio dei piaceri, cedessero al ritmo di tensione e soddisfazioni che fanno progredire i piaceri della vita. Tuttavia, qualcosa abbiamo ancora conservato della libertà nascente
che ha formato l'odorato, quel modo d'essere del bambino represso nell'età dell'apprendimento che impara col naso all'altezza dello sparato dei calzoni e del fondo delle mutandine ad annusare l'odore degli impulsi segreti. Chi non si diverte a fiutare il suo dito passato sul sesso, infilato nel buco dell'ano, o sfregato sotto le ascelle? La futilità del gesto apre la porta alle sensazioni infantili accoccolate in fondo a noi. E come aspiriamo alla rinascita di questo bambino nell'amante, nell'adulto che scopre nel vivo della passione il fascino di queste emanazioni dette naturali perché l'educazione ha messo in opera di tutto per snaturarle!
Poca gente si respira per amore di sé. Nondimeno gl'innamorati danno il tono, bevono la loro saliva, si leccano il sudore, e centellinano goccia dopo goccia la ciprigna e lo sperma. E di buon cuore si liberano dalla preoccupazione di essere per gli altri in odore di santità o di peccato.
Un nuovo sentire uscito da una pratica intellettuale non farebbe che rinnovare la passata castrazione dei sensi. Alle spalle del mondo alla rovescia, l'odorato traccia la carta delle nostre ricchezze sensuali ritrovando la molteplicità delle esperienze olfattive represse o adottate.
Solo i desideri morti puzzano, ma non vi è alcuna repulsione da cui non si possa tirar fuori un piacere bloccato. Contro i patti d'interesse e i contratti del sentimento, quelli che sentono fondino le loro affinità e le loro differenze. Non potersi sentire reciprocamente o sentirsi bene l'uno con l'altro costruirà delle situazioni ambientali mobili fino alle assemblee d'autogestione generalizzata, espressione sociale dei nostri desideri.

Non c'è amore dove regna lo scambio e la costrizione.
Ora che i due divieti più antichi della nostra storia hanno svelato il loro carattere economico, si potrà finalmente ammettere che l'onanismo è con l'incesto l'inizio di ogni amore autentico. Le religioni maledivano la masturbazione per la priorità che dava al piacere, impedendo alla donna di volgersi a madre e produrre la sua parte di peccatori e peccatrici! Le ideologie burocratico-borghesi la denunciano come vizio solitario che rovina la salute, rammollisce il cervello e rende sordi agli imperativi. I procuratori della rivoluzione vengono a ruota, assimilando l'onanismo alla mancanza, alla solitudine, all'incontro impossibile, alla relazione povera perché non paga. Decisamente la vecchia talpa scava di bene in meglio!
La miseria costituisce per voi la prova. Gridate contro la masturbazione perché non riuscite a scorgervi altro che il movimento penoso della solitudine. Voi non vedete nell'incesto nient'altro che il nucleo occulto della famiglia, la tela dello stupro confessato e rimosso con cui ciascuno fa il suo letto, l'ombra passionale attribuita all'economia familiare che mischia alle più infami brodaglie comunitarie della nazione, del gruppo, del partito, della fratellanza, il suo pimento di tenerezza, il suo condimento di amore e di ferocia. La vostra verità è sempre quella della merce. Domani proclamerete, con la stessa persuasività, la necessità dell'onanismo e l'accoppiamento rituale con la madre, così come non avete smesso di vantare i benefici dell'amore sotto tutte le sue forme invertite.
La maggior parte dei diversi fatti che, dal futile al drammatico, compongono la nostra esistenza quotidiana sono storie d'amore vissute a rovescio. La tenerezza che non abbraccia soffoca con rabbia. E' per caso che nelle società più repressive dal punto di vista sessuale si abbia una preferenza per l'impiccagione come se l'anello del sesso femminile fonte di vita passasse, per inversione, sul collo, e lo stringesse fino a generare la morte? Quante carezze represse nella serie monotona delle stanchezze, delle malinconie, degli scontri, dei settarismi, dei disprezzi, degli odi, dei colpi, degli assassini. La Pedofilia repressa dalla morale cosparge i campi abbandonati e le famiglie di una spenta mietitura di bambini battuti e . stuprati. Il piacere di abbracciare e di essere abbracciato si trasforma in appropriazione dell'oggetto amato. La voluttà di penetrare e di essere penetrato cade nel sacrificio sadomasochista, dove il coltello, la bitta, il fucile, la seduzione e l'argomento senza replica liberano le esasperazioni dell'impotenza a godere. La zoofilia fa ripiegare la gente, che la disapprova, sulla caccia, la vivisezione, la gabbia, l'addomesticamento e il militantismo che li contesta.
L'umanizzazione dei costumi traduce solo l'umanizzazione della merce. Lontano dall'indicare una vittoria della vita le statistiche della pacificazione contabilizzano i progressi dell'anemia, la caduta di aggressività esprime una caduta della tensione nelle vene della volontà di vivere, la passione di distruggere si mummifica lentamente nella passione di godere, della quale fu sempre l'inversione.
Felice umanità, ben presto l'amore ce l'avrai solo in testa in mancanza di averlo altrove. Felici amanti, giorno verrà che non rimborserete più il debito tradizionale di gelosia, di possesso, di scambio, perché, ahimè, non ci sarà più altro d'amoroso che i discorsi, le idee, le tecniche, le immagini che la società desessualizzata sostituirà alla realtà del corpo.
Nondimeno, l'attuale agonia delle passioni non sveglierà in noi la nostalgia delle antiche passioni. La violenza sta nascendo dalla gratuità finalmente conquistata e non dai soprassalti della sopravvivenza moribonda. Quando smetteremo di cercare nella penuria quello che va cercato nell'abbondanza, il disprezzo del corpo come fonte di tutti i piaceri sparirà al disprezzo diretto contro l'individuo in nome della società.
L'amore degli altri comincia dall'amore di sé. Accarezzarsi e accarezzare gli altri,non è forse l'inizio di una comunicazione autentica. di ogni contatto veramente umano? La ragione dell'amore si prende gioco della ragione della merce. Il godimento scioglie la distanza,il dovere,lo scambio. Esso vuole un mondo che crei la sua unità con le carezza,dal linguaggio ai gesti,dalla musica ai profumi. Non presentite tutto questo ogni volta che vi capita di amare senza contropartita,di non dovervi preoccupare d'essere amati per amore?
Come potrei accarezzarti nell'attesa delle carezze reciproche? Le mani, la pelle, le labbra, i sessi che carezzano non si accarezzano in una confusione dei piaceri? Basta con il giacobinismo, con il terrorismo delle convenienze, della coerenza, del bello, del brutto, basta con questi ragionamenti strappati alla pena di godere! Mi piaci? Stiamo insieme. Non ti piaccio? Altri si accorderanno ai miei piaceri. Perché offendersi ed amareggiarsi di una mancata attrazione epidermica?
Perché uno che mi piace dovrebbe essere migliore o peggiore di migliaia d'altri? Non garantisco per nessuno, né per quelli che amo, né per quelli che ho amato, né per quelli che non amo. Una società che non favorisce fino in fondo a una tale semplicità di base merita di sfasciarsi sotto la complessità delle sue necrosi.
La fortuità degli incontri obbedisce alla freccia dei desideri: spuntata,essa invita ai legami passeggeri,affilata,infilzerà il gioco del grande amore. Dalla molteplicità delle avventure nascerà bene la passione singolare che nutrirò tutte le altre, poiché basta solo volerla senza sollecitarla. Per arrivare ai miei fini non rinuncerò a nessuna facilità a partire dalla rivoluzione .

Il risparmio sulla vita ha inoculato al piacere di mangiare, bere e sapere il virus del prezzo.
La borghesia proclamava nel suo puritanesimo economico che bisognava mangiare per vivere e non vivere per mangiare. La reazione libertina, a cui ci conduce la disperazione confessata della burocrazia, non cambia in niente rispetto alla produttività quando, oggi, essa incita a vivere per mangiare:adatta semplicemente alle leggi del consumare ad ogni costo i passati incitamenti a produrre.
Il proletariato del diciannovesimo secolo ha così ben imparato a lavorare per nutrirsi che i suoi eredi sono tranquillamente persuasi di esorcizzare l'antica miseria con la bulimia di nuove miserie. Ingozzarsi è diventato lavoro di compensazione e di rifiuto. La mancanza di vita si libera in una corsa alla consumazione dove ingurgitare vino, musica, sensazioni, immagini, scopate, polpettine in scatola, informazione, droga, conoscenze, resta in fin dei conti un modo di vomitarsi.
Lo scambio putrefa ciò che tocca. Riempirsi il portafoglio bancario, e quello dello stomaco, gonfiarsi d'importanza attraverso tutti gli orifizi, questo è « l'essere insaziabile di assoluto » rivisto e corretto dalla società della sopravvivenza. Il gusto della pienezza è diventato rabbia di possedere, e la coscienza di possedere, sempre e solo delle cose, instilla in ognuno il senso della vita assente. La paura del vuoto alza un turbine ridicolo dove son trascinate le soddisfazioni quotidiane,polvere miserabile delle antiche orge, delle feste quando una parte del racconto veniva sprecato, consumato, bruciato, gettato in sacrificio alla impossibile gratuità.
Noi abbiamo perduto l'eccesso degli antichi festini senza sbarazzarci della loro inversione, senza abbandonare la tavola della volontà di potenza, senza sputare l'osso della rivalità fra chi mangia e chi è mangiato. Ditemi in che cosa, bere, fare l'amore, discutere per dimostrate che si è uomini, donne, bambini, capi, si differenzia dal lavorare per un padrone. A cogliere tutto in fallo,la malinconia non vi ha lasciato che voglie da proprietari, della sazietà colpevoli, degli sbandamenti da cristiani. Ingozzata di colpa, a forza di compensazioni e di piaceri pagati, la maggior parte della gente considera una verità indiscutibile che l'eccesso delle passioni porti alla consunzione e alla morte. Merda! Non sono mai gli eccessi che uccidono consumare ma ciò che li contraria. A cominciare dalla colpevolezza.
Sotto il « bon vivant » sbuffa il becchino. Il mangiatore del ventesimo secolo va al ristorante come va al bordello, con i soldi per pagare di che togliersi le preoccupazioni, di che dimenticare di nutrire i suoi odi. Il piacere che rimane di un pranzo, dove il denaro impasticcia la salsa e dà il gusto al vino, si diluisce in colesterolo, si inacidisce nella bile e diventa terrore dell'infarto. Poveri ghiottoni, poveri buongustai a forza di non stare mai bene finite col mangiare nella scodella della morte.
La malattia paga il prezzo della vostra angoscia di godere. I disturbi dell'organismo non derivano da una vita esuberante, ma dal terrore panico che essa risveglia malgrado la nostra vigilanza. La paura della felicità supera quella della disperazione. Perché negarlo quando tutti ne siamo determinati? A che serve esorcizzarlo con i versetti della magia intellettuale, che è il ciarlatanismo ordinario dell'astrazione mercantile? Cosa resta delle piccole gioie, quando ragazzi e ragazze si ingrassavano di zuppe al lardo e di pesce, di cappone, di birra schiumosa, di risate, di vino fresco, di abbracci e di canzoni?
Gastronomia, l'arte di sofisticare le ricette paesane, l'invenzione del naturale attraverso l'economia, il ventre salariato attraverso le teste pensanti. Il lavoro gastronomico ha i suoi manuali e i suoi intellettuali. I suoi abbonati della conserva e delle mangiatoie internazionali, i suoi degustatori di banalità diventare rare e costose, quelli che se la menano con tavole solenni e le tavole rustiche, le sue forchette meste e critiche. L'arte desessualizzata del bere e del mangiare non è che falso piacere e piacere del falso. Così è del sapere, l'ignoranza intellettuale ha detronizzato l'ignoranza volgare. L'oscurantismo cambia pelle sotto la bandiera del progresso. Conoscere sempre più cose dispensa dal conoscere i propri desideri. L'integrazione « intelligente » alla società, allo scambio, alle leggi della volontà di potenza colma l'assenza incolmabile dell'io. La curiosità di sé non si nutre che dell'inquisizione poliziesca. Visto che la merce non ha niente di umano e tutto vuole conoscere dell'umano, per operare immediatamente la sua riduzione, la scienza fa l'autopsia e lo scalpello nulla scopre che non sia allo Stato di cadavere.

Ciò che è preso in abbondanza e gratuitamente è sempre un bene.
Sopporteremo ancora a lungo questo marchio d'infamia che è il prezzo imposto agli esseri e alle cose? La stessa inumanità fondamentale non si esprime allo stesso modo nella necessità di pagare un'abbuffata di tartufi freschi e nel rischio assurdo di pagarla un'altra volta con un attacco di fegato? C'è troppa angoscia e disinibizione nel furto di straforo che presiede alle nostre rimpinzate. Se l'amore della vita comincia con il rifiuto di pagare, che sia finalmente nella universalità del dono. Bisogna perlomeno liquidare lo Stato e annientare la merce, e a me pare che ciò possa affrettarsi meno attraverso la rabbia degli oppressi che non piuttosto attraverso una irresistibile volontà di godimento, una inclinazione dei desideri a propagarsi senza riserve, attraverso il sogno, all'occorrenza goloso, di strade organizzate in cucine, di palazzi trasformati in cantine, cattedrali mutate in alberghi, e di mappe di un territorio da decifrare come un menu.
Andiamo, lo scetticismo non è che il tradizionale nutrimento del disprezzo di sé. Bevo alla gratuità, e v'invito a bruciare la panzana del dubbio nell'alcol dell'esuberanza sessuale.
Quello che appassiona non è mai imparato per obbligo e con parsimonia. Solo il desiderio insegna a vivere. Contro il discorso comune che pesa le parole e le sospende perché se ne riconosca l'autorità, esso sa, attraverso l'arte del silenzio, lasciare che ciascuno faccia il suo cammino. Contro il dovere della trasparenza, l'autocritica è questa verità in rappresentazione che è la peggiore delle menzogne, perché dispensa senza ragione la chiarezza su di sé e sugli altri.
Vogliamo vivere da subito la gratuità delle conoscenze offerte ai quattro venti, dai giornali murali per esempio, nell'abbondanza delle proposte scritte, cantate, disegnate, mimate da una creazione individuale finalmente libera e che finisca di distruggere l'educazione e l'informazione sotto la fantasia inarrestabile dei suoi desideri e delle sue affinità.
Sostituisco il disprezzo di sé con l'espansione dell'io,l'appropriazione con l'avidità e la sazietà con l'insaziabilità.



3 - Il piacere crea la vita.

Noi lasciamo lentamente la preistoria del desiderio!
L'alibi del piacere è stato l'ultima preghiera funebre della nostra alienazione, e il godimento suicida l'ultima Bastiglia del mondo alla rovescia Sapere che la prigione ci stringe da ogni lato non nasconde più la facilità con la quale possiamo dinamitarla dall'interno!
La grande muraglia della merce si sgretola a misura che essa si distende a perdita di vita. Ogni giorno, l'economia in crisi moltiplica le brecce attraverso cui la passione di godere si getta facendola crollare definitivamente.
Non vogliamo più delle voluttà coatte, colpevoli, o gratuite per obbligo. Non vogliamo più piaceri separati dalla sessualità globale, tagliati dal corpo onnipresente della volontà di vivere. Perché la stretta amorosa, testimonianza eterna del vivente, abolisce la distanza e il tempo, perché i godimenti transumano lentamente attraverso ciò che li nega, perché rimontiamo alla fonte comune, all'unità fondamentale della vita, noi siamo assolutamente sicuri che il primato ella gratuità scioglie per sempre dal governare ed essere governati, puniti ed essere puniti, stuprare ed essere stuprati, giudicare ed essere giudicati. Il suo solo movimento annienta.
Piaceri dell'ozio, della tenacia, dell’incontro, della solitudine, della musica, della creazione, piacere di parlare, di tacere, di ridere, di cacare, di sognare, di abbracciare, di piangere, di pisciare, di gridare, di accarezzare, di eiaculare, di saltare, di rotolare, di gustare, di annusare, di toccare, di congiungersi e di separarsi, non piaceri della sopravvivenza, ma di vivere come vi piacerà, basterebbe a voi stessi, perché partecipate del turbinio sensuale dove ciò che vive non pensa più alla morte che non sia una morte finalmente naturale, così lontano essa si trova come nel cuore di piante secolari, nell'oblio noncurante di esistere.
La separazione ha ridotto la maggior parte dei piaceri a dei ruoli d'intermediari, e ne ha fatto dei veicoli verso altre cose. Quando la danza, invece di esprimere la gioia del corpo, serve a sedurre e ad affascinare la preda,quando le carezze subordinano il loro gioco al percorso programmato dell'accoppiamento,la diversità del vivente si disgrega in prodotti registrati secondo le norme del rendimento. Non farò dei piaceri una via verso la rivoluzione, non prenderò di contropiede questa impazienza che vi ha fornito il pretesto per non osare vivere, come se la vera vita cominciasse l'indomani della Grande Sera. E' arrivato il momento che i piaceri bastino a se stessi, perché la loro autenticità, la loro unità e la loro sterminata varietà, è strettamente legata al piacere di ciascuno nel creare la vita che porta in sé. Perché rimandare ancora la volontà di vivere quando il mio destino sfugge finalmente a chi non ha mai cessato di contrastarlo?
Nell'emancipazione dei miei piaceri, innescata qui e ora, si radica la risoluzione serena di farla finita con la civilizzazione mercantile. La rivoluzione,io non la cerco, la trovo realizzando i piaceri della vita verso cui sono proteso senza riserve.
La fine delle mediazioni è il cominciamento dell'autonomia individuale. Il mio desiderio non ha rappresentanti. Sta al centro di una soggettività la cui irradiazione scioglie lentamente la corazza del carattere, fortezza che serve ad imprigionare più che a proteggere, repressione interiorizzata, malattia ossessiva peggiore del nemico che ci rode dal di fuori. A volte, mi sembra che le maledizioni che portavo in me non mi tocchino più che dall'esterno, e io so bene come fronteggiarle.

Tratto da " il libro dei piaceri" di Raoul Vaneigem

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