Nessuna rivoluzione di cui sia possibile conoscere storicamente il retroscena è mai avvenuta per ordine di un comitato.
Le organizzazioni gerarchizzate sono dannose. Una rivoluzione non è un campanello elettrico; il Comitato centrale pigia il bottone, e il campanello suona; il Comitato centrale smette di pigiare e il campanello smette di suonare. Una rivoluzione è una febbre che viene quando nessu
no se l’aspetta.
Un bel giorno la gente che sembrava inerte, passiva, indifferente, incapace di muoversi, è messa in movimento da un fatto imprevedibile. Chi non osava parlare, alza la voce. Chi faceva il gradasso si squaglia. Chi rifuggiva da ogni compagnia, va in cerca degli amici per domandare notizia, per sapere che cosa deve fare. Si leva un grido, vola una sassata. Parte un colpo di revolver.
La tempesta si scatena. Non c’è stato nessun ordine di nessun comitato. Ve lo immaginate voi un comitato che si riunisce a Roma per deliberare se in questo momento c’è da tentare un colpo a Palermo o a Milano? (...)
Se non esiste nessun comitato di padreterni che si arroghi il diritto di far suonare al momento opportuno il campanello elettrico, e se la gente è avvezza all’idea che ognuno deve essere il comitato di se stesso, e deve muoversi di propria iniziativa sotto la propria responsabilità, allora può darsi che qualche cosa avvenga: forse che sì, forse che no. Ma se esiste un comitato di padreterni e se la gente prende sul serio i padreterni e si crede obbligata ad aspettare “disciplinatamente” l’ordine dei padreterni, allora è positivo che nessuno farà mai nulla, perché l’ordine non arriverà mai, o caso mai la gente farà degli spropositi perché l’ordine arriverà fuori proposito. L’attimo fuggente passerà certamente senza che nessuno pensi ad afferrarlo.
Gaetano Salvemini
La Libertà del 3 luglio 1927
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