Non v’è individualista antiautoritario, che possa, nella società borghese, cioè in una società basata sulla dominazione e sullo sfruttamento sotto i loro molteplici aspetti, che possa, diciamo, vantarsi di aver realizzato o conquistato una parte, per quanto minima, delle sue rivendicazioni. Dove è il compagno individualista in grado di vantarsi d’aver compiuto la sua rivoluzione? Certamente un individualista può, in molte occasioni, pensare ed agire diversamente dagli esseri umani, vale a dire, nei suoi giudizi, nei suoi apprezzamenti, nei suoi rapporti col suo “entourage” immediato, fare risolutamente “tabula rasa” dei pregiudizi e dei preconcetti che intralciano solitamente l’espansione dell’unità umana. Certo egli può considerare e concepire la vita sotto tutt’altro aspetto di quello dei componenti delle società attuali, egli può determinare e stabilire i suoi rapporti ed i suoi accordi coi suoi compagni sopra tutt’altre basi di quelle prescritte dal contratto sociale quale lo escogitano e lo impongono i privilegiati ed i monopolizzatori. Ma anche quando un concorso di circostanze straordinarie gli avranno permesso di realizzare alcune delle speranze più care agli individualisti, codesto compagno si troverà inevitabilmente arrestato, un giorno o l’altro, dalla barriera della coercizione amministrativa o legale, dal conformismo sociale. Gli bisognerà un giorno o l’altro decidersi per la resistenza o l’adattamento.
Se egli si adatta, se depone le armi, infama o calunnia i suoi compagni egli avrà cessato di contare tra gli individualisti.
E. Armand
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