Questa mattina del secolo
fra gli angeli decaduti
la lava della voce umana
potete sentire in questo luogo della terra
dal nome dell’animale dalle zampe oscene
il fruscio d’una conchiglia dalla testa al sesso
e dal sesso al fiore dello spasmo
viene dal mormorio del caos
ed esplode nelle orecchie in sillabe di api
attraversa ora millenovecentottantasette
e tutti i miei anni ubriachi
se ne va da una estremità all’altra della memoria
e ritorna come uno sparo nel tempo
attraverso il fuoco
*
sul bordo dell’abisso dove inizia l’adolescenza
la grande spirale di stelle
e gli animali preferiti da tutta la fame sulla terra
una automobile un’altra automobile
un cimitero di automobili
ed è la civiltà che spunta
fra i piccioni dalle ali di piombo
gli adoratori della cometa di sangue
vestiti di amianto
e la macchina da scrivere dei generali
che scrive la parola cadavere ininterrottamente
fino alla fine dell’ultimo atto
*
se l’incantevole pigrizia degli uomini
deve terminare la sua opera e la sua lingua di fuoco
unire i giorni e le notti del desiderio
allora salutiamo le grandi affermazioni:
«la poesia deve essere fatta da tutti» e
«la poesia è fatta contro tutti»
i divoratori di cultura possono uscire a testa alta
restano gli amanti oscuri e l’unico i rari
tutti nudi
perché la lingua portoghese non è la mia patria*
la mia patria non si scrive con le lettere della parola patria
Vedete
sulla corona del silenzio del vulcano addormentato
un uccello e le sue piume dai colori tremolanti
e le ali che scrivono lettera dopo lettera
il nome definitivo dell’uomo
eppure folle di gnomi
ognuno con il suo stendardo
aspettano all’entrata dei cimiteri
di salutare i fuochi fatui
io passo in bicicletta alla velocità dell’amore
attraverso la terra di nessuno
con un giorno di pioggia sulla testa
per offrirla ai rivoltosi
Antonio José Forte
* Allusione al poeta Fernando Pessoa che ha scritto: «La mia patria è la lingua portoghese».
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