Il Proletario
• giornale anarchico •
ANNO I • N. 2 • Pontremoli,
Luglio 1922
Sottotitolo:
«Il dolore e
il sacrificio sono
soddisfazioni
per il ribelle
che ama la
lotta.»
IL MARTELLAMENTO
DELLA REAZIONE
È
vero, in ogni frangente ed in ogni epoca vi è stata l’eterna lotta tra la
tirannide e la libertà. Dall’epoca primordiale sino ai giorni nostri, il
ribelle d’ogni scuola, ha dovuto provare gli artigli della schiavitù del
tempo.
Il
progresso e la scienza si è sempre tentato di immergerli nelle tenebre
dell’oscuro, il pensiero lo si è livragato colle ritorte e il nodo scorsoio del
boia è l’arma dei governanti del giorno.
Perciò,
a noi, non ci fa meraviglia se la reazione truce del brigantaggio martella
sulle carni e la vita dei ribelli di oggi. Le garanzie legali per il rispetto
al sacro diritto, alla vita, non c’illudono e più non dovrebbero illudere. La
legge è coercizione e menomazione di libertà e così è ferreamente logico che
la legge, oltre a non garantire il diritto alla vita del ribelle, invece questa
li stritoli coll’artiglio o li sprofondi negli abissi umidi e oscuri delle
segregazioni carcerarie.
Nel
periodo dell’anarchismo eroico è stato così: da Xeres a Montjuieb e da Paterson
a Parigi, da Lione a Santo Stefano a Mare.
La
vita dei ribelli è stata fatta a brandelli.
E
il duello incessante si sussegue anche col cambiamento delle forme di governo,
il diritto alla vita non viene riconosciuto. Per esempio, in Germania anche
adesso i fanatici del nazionalismo oltranzista hanno ucciso il ministro degli
esteri Rhatenau. Cosa è vero che non c’importa, anche se i loro compari di
Italia piangono subito le lacrime del coccodrillo quando un ribelle osa
brandire un’arma e colpire.
Ah! per
questo non vi è nessuna giustificazione delle cause determinanti. Ed invocare
la forca è abbastanza poco, non è vero pudiche vestali del giornalismo
vendereccio? Eppure vi dovreste accorgere che l’atmosfera di odio e di
cattiveria oscurata colle vostre torbide mire non è troppo salutare per i
vostri padroni.
Come pure
non dovete credere che riusciranno a strozzare lo spirito di libertà le inique
sentenze che in questi ultimi tempi sono state pronunziate contro gli
intolleranti della tirannide da Milano a Firenze, a Pisa, a Torino, a Verona, a
Napoli ed altrove.
Ricordatelo
che martoriando il corpo non si uccide lo spirito. Ed anche se la massa è
gregge, colla reazione ed il dolore, la coscienza dell’individuo si plasma e
si cimenta di più al sacrificio.
NOI
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