giovedì 8 novembre 2012

RIFLESSIONE E TEMPERAMENTO




L’opera maggiore, essenziale dell’individualismo consiste nel sviluppare, in tutti coloro che sono raggiunti dalla sua propaganda, l’odio, il disgusto, il disprezzo personale per la dominazione dell’uomo sull’uomo per mezzo dell’uomo, delle collettività sopra o per mezzo dell’individuo.
Consiste nel creare in tutti coloro che l’adottano – ed è nostro avviso che occorra una predisposizione speciale
 per giungere a ciò – uno spirito di critica permanente ed irriducibile verso le istituzioni che insegnano, mantengono, preconizzano la dominazione degli uomini sopra i lori simili. E non soltanto contro le istituzioni, ma altresì contro gli uomini che queste istituzioni rappresentano, poiché è per opera di quelli che noi conosciamo queste.
Consiste ancora nel suscitare in coloro che si sono assimilati, - per riflessione o per temperamento – il pensiero individualista, un desiderio imperioso di vivere le fasi della loro vita di tutti i giorni al di fuori di ogni autorità esteriore senza tener conto delle istituzioni che mantengono la dominazione, senza esercitare alcuna influenza coercitiva su quelli dei loro compagni che concepiscono in altra maniera le manifestazioni particolari della vita quotidiana.
Consiste, infine, nel fare di ciascun individuo un propagatore personale, un divulgatore, un veicolo del pensiero individualista.
In linea di massima, gli individualisti non sono rivoluzionari nel senso sistematico e dogmatico della parola. Essi non ritengono che una rivoluzione possa apportare, non più che una guerra, un vero miglioramento nella vita dell’individuo.
Come una guerra, una rivoluzione può essere comparata ad un eccesso di febbre durante il quale il malato si comporta ben diversamente che nel suo stato normale. Passato l’eccesso di febbre, il paziente ritorna al suo stato anteriore. Cosi la storia ci insegna che le rivoluzioni sono sempre state seguite da sbalzi indietro che le han fatte deviare dal loro obiettivo primitivo. E’ dall’individuo che bisogna incominciare. E’ da individuo a individuo che deve anzitutto propagarsi questa nozione: che è un crimine il forzare qualcuno ad agire diversamente da come egli crede utile, o vantaggioso, o gradevole per la propria conservazione, per il proprio sviluppo e per la propria felicità – che questo crimine sia compiuto dallo Stato, o dalle legge, o dalla maggioranza, o da un isolato qualunque. E’ da individuo a individuo che deve comunicarsi l’idea dell’ “individuale” reagente sul “sociale”. Queste concezioni devono essere il frutto della riflessione a la conseguenza di un temperamento costante e meditativo, e non il frutto, e non il risultato di una sovreccitazione passeggera estranea alla natura normale di colui che la professa.



Emile Armand

Nessun commento:

Posta un commento