Sì: io sono un essere multiforme e una realtà complicata!
È solo nello specchio dei passati ricordi e nei sogni dell’avvenire ch’io posso penetrare, contemplare e comprendere la vera e profonda essenza di questo enigmatico e misterioso essere mio.
Uomini, o miei cari fratelli perduti e rinnegati, in verità io vi dico che sono un egoista donatore; ma a voi non posso offrire che l’ombra di me stesso. Se a voi preme trovarmi, io abito dietro quest’ombra. Io abito la casa ridente del più gioioso dolore. Ma ditemi, o miei fratelli, ditemi amici miei: chi mai di voi seppe sempre resistere all’occhio del Demonio tentatore, all’occhio del Serpente peccatore?
Fratelli, io sono il Male, il Grande, il Vero, il Magnifico Male!
Guardate l’ombra mia. Io vivo dietro lei cullato dolcissimamente dalle invisibili braccia della mia amante eterea, della mia divina e infernale follia (l’hanno chiamata così perché è nata da un folle amplesso avvenuto nei boschi sacri al Dolore, fra il Sogno e l’Immaginazione, fra la Materia e l’Idea). Ma ella non è, come la Morte, una amante di carne bianca e odorosa. O fratelli, no!
Le vostre amanti di carne vi hanno perduti. La mia di spirito e luce mi ha esaltato, trasfigurato, purificato e redento...
O Ombra! O mia Ombra, salvami tu ora dal cinico sguardo dei miei fratelli rivali, poiché il Male e la Follia, strettamente abbracciati, danzano ora dentro il più profondo e luminoso abisso di questo essere mio.
Oh, quanto è sublime il divino mistero della PAZZIA!
Ora contemplo l’Arco Sacro del fuoco sempiterno. Su questo - con la chioma discinta - vedo ergersi nuda la Vita - la mia Vita - con stretto nel pugno un bacchico Tirso inghirlandato di grappoli biondi e di rose. Or cammina fantasticamente con piedi nudi ed alati sulle libere e ridenti vie dello spirito illuminato da un’alba corrusca di sangue. E corro laggiù, lontano, verso i cocenti raggi meridiani dell’ultimo sole per “imputridire allegramente al suo bacio”.
Ecco che giungono i vagabondi solitari.
I Pazzi, i Poeti, gli Eroi.
O ultimi e veri amici miei venite, è tempo, è tempo!
Non vedete laggiù, in lontananza, quella pura Città di bianchissima neve?
O amici, amici, siate forti perché la tragedia si appressa...
Presto vedrete la bianca e pura città liquefarsi sotto l’infuocata potenza del Sole.
Ah, il Sole, il Sole! L’ultimo Fuoco, l’ultima Forza, l’ultima Bellezza, l’ultima maestosa e sacrilega Potenza...
Ma tu, o mia Follia, perché mai dunque sogghigni beffardamente così?
Ah, comprendo, comprendo...
Il tuo sorriso è uno scherno. Forse l’ultimo tuo potentissimo scherno?! Forse? Sì, forse...
Renzo Novatore
(da «Iconoclasta!», Pistoia, 1920)
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