I
Camille Mouclair, il chiaro pubblicista francese, pubblicava tempo fa ne “la depéche de Toulose” un accurato studio sul Futurismo, in rapporto al giudizio e la critica del pubblico e a gli attuali avvenimenti guerreschi. E sono invero notevoli i criteri pronunciati dal Mouclair in questo suo lungo articolo, denso di pensiero e vario di forma, ma incompleto e manchevole, poiché egli ha appena sfiorato il punto, dirò così, scabroso del Futurismo, cioè il punto di contatto con l’ideale anarchico.
Dice il Mouclair:”il Futurismo sta costituendosi, trasformandosi, in un vero partito, poichè va annettendosi delle idee politiche e sociali”. Ciò infatti è indiscutibilmente vero, ma non è meno vero che il Futurismo non ha mai avuto una perfetta apoliticità, che non si è mai ristretto in sole manifestazioni artistiche, ma, uscendo dal confusionismo Marinettiano, ha assunto spesse volte varie tinte politiche a seconda de gli avvenimenti e de gli uomini che questi stessi avvenimenti promuovevano.
Quando Marinetti pubblicò il suo manifesto, che fu poi quello del Futurismo, sul “Figaro” di Parigi, il 29 febbraio 1909, egli certamente non aveva ciò preveduto, dimodoché il manifesto futurista non fu che la vibrata, violenta, nuovissima espressione di giudizii estetici e artistici “di un poeta giovane e delirante” come dice il Mouclair, di un grande poeta, aggiungo io.
Ma l’ora presente, l’ora critica del Futurismo, e due anni di esperienza consigliano, impongono al Futurismo di tracciarsi una netta e sicura linea di condotta in fatto di politica. Così tutte le incertezze, tutti i dubbi, tutte le personcine pseudo-futuristiche saranno eliminate e un più grande Futurismo sorgerà da questa purificazione.
Ma, e qui sta il busilli, su quale ideale politico potrà ispirarsi al nuovo Futurismo? Già nel manifesto del futurismo, Marinetti esaltava ad un tempo: ”la guerra, sola igiene del mondo, il patriottismo, il militarismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si lotta e si muore”.
Stridenti illogicità queste, dal punto di vista pratico e politico, ma ugualmente esaltabili per un artista che ignora cosa sia la logica e non bada che a l’estetica. E questo estetismo artistico può, poteva essere compatito allora anche dal futurista anarchico, non ora che da taluni futuristi queste esaltazioni estetiche sono state considerate e valutate come esaltazioni pratiche e reali.
Perciò io credo, anzi sono sicuro, che occorra una spiegazione tra le due interpretazioni non diverse, ma opposte che sono state accomunate da l’oscura ed infelice esposizione d’un concetto artistico.
E’ possibile che ancora i futuristi anarchici, i sovversivi anche in generale, possano ancora dividere la responsabilità de le esaltazioni tripoline di Marinetti e di De-Maria ? No, certamente. Perciò in questa sua ora critica il futurismo deve dichiararsi, deve definirsi lealmente e nettamente, deve passare il suo Rubicone.
II
Esaminato questo punto ritorniamo alla nostra domanda.Con quale ideale dovrà completarsi il Futurismo? Amo rispondere con un’altra domanda: E’ possibile che un uomo coerente possa contemporaneamente propugnare la più grande e generale rivoluzione nel campo de le arti, volere in questo terreno l’anarchia più completa ed estesa ed essere un perfetto conservatore ne la vita? O non mai, sarebbe un contro senso! E’ possibile che l’anarchia e la rivoluzione non camminino di pari passo sia ne l’arte che ne la vita?
Com’è possibile immaginare un’arte borghese in una società anarchica, e un arte futurista in una società borghese? Convenite che ciò è ben assurdo. Perciò il Futurismo non potrà essere compreso e accettato se non quando nel mondo si sarà diffusa l’anarchia, e così pure l’anarchia sarà sempre insuperabilmente ostacolata da le arti e da la coltura arcaiche e fatte di pregiudizi e di convenzionalismi.
E infatti i nazionalisti e i monarchici compresero a tutta prima che il futurismo era in stridente contrasto con le loro idee, e per questo lo avversarono sempre e anche oggi, malgrado le bollenti ed affascinanti dimostrazioni Marinettiane, tendenti a guadagnare, ad addescare ammiratori per se, e gregari per il suo futurismo tutti questi messeri sono rimasti ben freddi, ben indifferenti lasciando sbraitare il Marinetti a suo comodo senza degnarlo di una misera adesione o di un tanto cercato applauso.
Difatti, come mai un monarchico, un borghese qualunque, freddo e cinico a quanto sia libertà, socialismo, anarchia, ribellione, potrà ispirarsi ad esaltare, le grandi folle polifoniche agitate dal lavoro e da la rivolta?
E qual’è la scuola che più si affini al futurismo, che abbia anche essa un programma di violenza e di azione, di ribellione e d’orgoglio? L’anarchia senza dubbio. Ed è solo questo ideale che potrà dare al Futurismo ciò che gli manca, che potrà infondergli nuova vita, che potrà purgarlo da gli elementi eterogenei che lo distraggono dal suo vero cammino e che ne trasfigurano le dimostrazioni, le manifestazioni più vitali.
Questa è la sola via che dovrà seguire il futurismo, per necessità storica, o altrimenti, seguendo la via per cui s’è incamminato, troppo tardi s’accorgerà che quella via lo porta, inevitabilmente a l’abisso.
III
Ma io vorrei chiarire un’altro punto interessantissimo di questo mio parallelo tra l’Anarchia e il Futurismo: la partecipazione de gli anarchici a le idee futuriste.Ma, in primis, perché gli anarchici si sono così poco interessati de le aspirazioni futuristiche?
Le ragioni, invero, non sono né nuove, né molte: gli anarchici non se ne interessarono mai, sia perché troppo assorti ne la lotta politica ed economica, sia perché non ne furono punto invogliati vedendo come le manifestazioni futuriste fossero malamente ispirate, anzi travisate da uomini che di futuristi non avevano che il nome e l’ambizione.
E sono pienamente giustificati.
Piuttosto biasimevoli furono i ripetuti attacchi che, a i tempi de la fondazione, furono mossi al Futurismo da i nostri giornali (il Libertario, la Rivolta ecc.) che vedendo questa atmosfera ammorbante fattasi attorno al Futurismo, sferzarono aspramente, senza curarsi di indagare accuratamente quanto in questo vi era di bello e di buono.
Più coscienziosi invece furono gli articoli de la Demolizione di Nizza, che seppe dare del Futurismo un equanime e illuminato giudizio.
Ma, tornando a l’argomento, io voglio rivolgere a i compagni che mi leggono il reciproco de la domanda anteriore:
E’ possibile che coerentemente, si possa muovere una guerra mortale a ogni sorta di autorità politica, civile, religiosa e militare, a quanto sia convenzionalismo, pregiudizio, sfruttamento e ingiustizia, quando si voglia incoraggiare un’arte ed un passato che non sono che l’esaltazione, l’apoteosi di quanto si vuole distruggere ne la vita?
E’ possibile che gli anarchici lascino ne l’arte quanto vogliono distruggere nella vita, è possibile che lascino a turbare, a deturpare un nuovo mondo risorto, una nuova, libera e purificata, un’arte antica puzzolente e forcaiola?
Sarebbe un anacronismo ridicolo e ingiustificato!...
E’ possibile, infine, che gli anarchici non siano futuristi? O, non mai! io credo, io spero!
Gli anarchici, sono sempre stati profondamente futuristi, e comprenderanno l’impellente bisogno di penetrare ne l’ideale Futurista, nel vero Futurismo, Futurismo libero da le dittature e da le ambizioni e così gli anarchici saranno ancora più perfetti, più coscienti de le rivendicazioni politiche e artistiche.
IV
Dunque futuristi-anarchici e anarchici-futuristi, due ideali, due classi di persone che si completeranno a vicenda. Come tante volte gli anarchici insorsero in difesa di giovani sfruttati, di ingegni disconosciuti, apprendano a combattere, a fianco de la politica, la battaglia quotidiana contro la teocrazia letteraria, contro lo sfruttamento editoriale, altrettanto ignominioso quanto quello capitalista.
Così si otterrà una grande vittoria, una vittoria gloriosa: l’aver segnato al proprio programma, a la propria bandiera una nuova battaglia, un nuovo sacrificio, una rivendicazione in più.
O, dovrei ben esser superbo, se queste mie povere note potessero davvero persuadere i compagni a la verità, al bisogno di quanto io esposi, di quanto io incitai.
Compagni d’Italia, compagni di tutto il mondo, comprendiamo la nostra missione! Gettiamo l’ideale Futurista nel rogo torrido e proteiforme de la fiamma del nostro ideale e da questa vampa, da questo lavacro purificatore, lasciando tutte le scorie, tutte le vergogne, tutte le ignominie esca vittorioso e trionfante, come un grande Titano de l’Erebo, il vero, il grande, il solo Futurismo!
Renzo Provinciali
La barricata 1912
Nessun commento:
Posta un commento