lunedì 24 settembre 2012

Prefazione al "libro dei piaceri" di Raoul Vaneigem



TABULA RASA

All'aurora in cui spunta la vita, si spegne la lunga notte della merce unica e derisoria luce di una storia inumana. Non basta che le passioni siano state piegate sul filo dei secoli sotto lo sguardo obliquo della morte, avvitati i desideri, in senso contrario alla vita e fondata la maggior parte dell'esistenza sulla ricerca sanguin
osa del profitto e del potere? Non basta che le vostre rivoluzioni portino sulla fronte una macchia intellettuale di sangue? Anche la violenza cambia di base.
La sopravvivenza svenduta oggi nella disfatta del mercato di scambio, è la produzione della miseria quotidiana, una specie di industria totalitaria se lo e’, e soccombe a sua volta a quella che voi chiamate la crisi, e che è solo il crollo della vostra civilizzazione mortifera.
La società mercantile non ha plasmato niente di umano, all'infuori dello stampo parodistico che è servito ad estenderla dappertutto. La parcellizzazione che il valore di scambio impone al vivente non tollera che dei frammenti di uomini, degli embrioni pazientemente disseccati nella provetta sociale della redditività, degli esseri condannati a non appartenersi ma perché appartengono a una potenza,prima spogliata del mantello divino e poi denudata della sua carne ideologica fino a rivelare il meccanismo scheletrico della sua astrazione: l’Economia.
Tutto si e’ giocato su di essa, in un destino che doveva da allora giocare contro di noi.
E’ forse vero che la vita trae il suo senso dalla morte, che l'energia individuale è necessariamente votata al lavoro, che nessuno sfugge al giudizio degli dei, degli uomini, della storia, che tutto si paga presto o tardi, che ragione e sragione guidano il corpo, che una esistenza vale per la sua assenza - per il suo sacrificio, la sua utilità, la sua immagine di riguardo -, e che l'autorità e il denaro vincono, in fin dei conti, sull'amplesso amoroso, sul sorso di vino fresco, il sogno, il profumo del timo delle Alpilles, perché ne regolano il prezzo? Se le cose stanno così, si tratta delle verità di un mondo alla rovescia, con cui non ho niente a che fare.

La vera vita non è ancora venuta alla luce. Essa spunta fra i passi degli ultimi uomini incompiuti, fra i nostri passi. Poiché abbiamo imparato bene a stancarci di tutto ci stanchiamo ora di morire sotto le apparenze del vivente.
Alla fine della disperazione, la strada si ferma o risale. Alla vostra società, dove la volontà diventa stupro e lo slancio vitale riflesso di morte, sarò irrimediabilmente solo a opporle il godimento che non si mercanteggia, a opporre il desiderio irriducibile all'economia, la gratuità del piacere strappato alle leggi del dare-avere? Anche lo scoraggiamento e la mancanza di fiducia istillatami dall'infanzia hanno perso il potere di persuadermene.
Se il progresso dell'umano nella merce ha potuto un tempo dissimulare il progresso della merce nell'umano, non fatevi ingannare, il comportamento individuale verificato sullo stato dei conti e del bilancio quotidiani non resisterà di più all'irruzione della vita nella storia. Sulla supremazia economica al declino si alza la clava collettiva della volontà di vivere.

La noia crescente per i piaceri della sopravvivenza -che sono i piaceri del mondo alla rovescia- reclama la scoperta e l'emancipazione dei piaceri della vita che vi si trovano inghiottiti. La loro creazione implica la distruzione di un sistema dominante che essi non riusciranno a distruggere senza prima avere avviato immediatamente la loro realizzazione. La rivoluzione non è più nel rifiuto della sopravvivenza. Ma in un godimento_di_sé che tutto congiura a interdire, a cominciare dai sostenitori del rifiuto .Contro la proletarizzazione del corpo e dei desideri, la sola arma alla portata di tutti e’ il piacere senza partita.

Vivere controcorrente la vita, questa è stata la norma. Pertanto il rovesciamento di prospettiva si opera oggi sotto i nostri occhi scombussolando gli architetti dell'inversione. Esso segna la fine dell'era economica alla soglia dell'autogestione generalizzata. Tiene occupato il cuore di tutti e sta al centro delle condizioni storiche. E Fonda sulla gratuità dei godimenti il sabotaggio del circuito mercantile che paralizza i muscoli e spezza i nervi per inibire il desiderio in nome del lavoro, del dovere, della costrizione, dello scambio,del senso di colpa, del controllo intellettuale, della volontà di potenza. In esso, ciò che mi uccide con le migliori delle ragioni, si separa da quello che mi spinge a vivere senza ragioni. In esso, il rifiuto della sopravvivenza è vinto dall'affermazione della vita insaziabile.

La gente è così abituata ad avere paura, a uccidere, a disprezzare e odiare che tende ad annientare chiunque le dica che forse si sbaglia e che il suo atteggiamento e’ solo odio della propria vita. Essa preferisce le droghe che sopprimono la disperazione, e l'illusione di averla guarita la entusiasma, ma il male è sempre là che la divora

L'emancipazione non ha peggiore nemico di chi pretende di cambiare la società e non smette di dissimulare, esorcizzandolo, il vecchio mondo che si porta dentro. Procuratori della rivoluzione, sniffatori di radicalità, bottegai del merito e del demerito, questi sono gli avversari corazzati di nevrosi contro cui va a urtare, con incredibile violenza, tutto quello che comincia a muoversi al ritmo di una vita senza coercizioni
Gli uomini del rifiuto, io li conosco, essendo stato uno di essi per diverse ragioni. Sotto le vesti del loro eccesso di critica si agita il braccio secolare delle peggiori inquisizioni.
Che disprezzo di sé c'è in chi si traveste facendosi lustro di quello che proietta in negativo sugli altri!
In un sistema che prolifera distruggendo i suoi produttori, e dunque, distruggendosi, come non diventare alleati della merce quando, celebrando il godimento con le grida della impossibilità a godere, si rinuncia a emancipare i propri desideri dall'impresa economica Che li capovolge?

I suicidi hanno un bel vituperare il mondo dominante, essi vi si comportano da servi spingendo lo zelo fino a rinnovare il letamaio sociale lasciandosi marcire dentro. A forza di patire perché niente cambia, si sono adattati ad andare d’accordo nel non cambiare niente.
Il tramonto del vecchio mondo, loro l'hanno fatto così bene da mescolare al suo de profundis la propria orazione funebre. « Vivere - dicono - significa consumarsi alle evocazioni dell'amore e dell'amicizia senza riscaldarsi ». Queste storie invecchiate puzzano di chiuso. E per questo che le si rispettano, di più, sia che vengano da uno junker moribondo che da un burocrate incallito. Anche la putrefazione rende nobili.
Lavoratori dell'ordine e del disordine, della rimozione e della disinibizione, il processo autodistruttore della merce programma la vostra constatazione d'inesistenza. La morte vi coglierà come siete usciti dalla vita con la malinconia del contabile che fa i suoi bilanci quotidiani della miseria, o con il pennacchio dell’ambulante che si esalta allo spettacolo critico della sua fine esemplare. Voi avete appreso dal potere, esecrato e venerato a un tempo,l'altezzosità del rifiuto che autorizza a tutte le bassezze, ma la vita si prende gioco dell'ipocrisia dei migliori nel bicchier d'acqua della teoria. Dai piaceri nascerà l'audacia, e il riso che ignora gli ordini, le leggi, la misura, abbatterà, con l'innocenza del bambino, tutto quello che giudica, reprime, calcola, e governa ancora.
Mentre l'intellettuale si dà da fare per passare dal buco della serratura, a chi preme un mondo dei desideri spalanca la porta, volgarità imperdonabile per chi attende l’avvento del pensiero, là dove la vita soltanto può raggiungere il compimento. L'astrazione progressiva del processo mercantile ha fatto della testa il rifugio del vivente, ma non rimane, per regnare su una parvenza di corpo, che un'ombra di potere in una torre di crani. Le ferite dell'invecchiamento, fonte di tante nostalgie, sono la rinuncia di se’, la scarificazione del piacere segnato nel vivo dalla rabbia della parvenza, il biso-gno di dominare, la volontà di potenza.
La maggior parte delle vostre verità non hanno per esse che la forza del disprezzo che le ha versate. Esse s'impongono con durezza, da quando delle generazioni hanno appreso ad ammettere le cose a forza di schiaffi e di mortificazioni. Il primo argomento che arriva soggioga d'autorità lo spirito, dal momento che lo viola, in modo che lo spirito possa violarlo a sua volta. Cos'è un sapere fondato sul tacito postulato che non si è mai così bene serviti come da se stessi?

L'uomo influente si accorge presto che, mentre agisce su di loro, è un fantasma nella testa degli altri. Se spera di salvare questo fantasma di sé « per il bene dei suoi simili » si perde e si sbaglia con loro. E’ per questo che non ho l'intenzione di convincervi. Non mi preoccupo affatto di aggiungere disprezzo al disprezzo che già portate per interposte persone. Per quanto scrupolosi siate a prestare orecchio ai messaggeri della vostra autodistruzione, orecchio che vi sarà restituito con l'interesse, preferisco, con disinvoltura, attendere che il piacere vi renda sordi prima o poi a tutto quello che non viene ad accrescerlo Noi ci siamo troppo battuti per mancanza, non abbastanza per abbondanza. Che i morti seppelliscano i loro morti! La mia felicità non si nutre di virtù, soprattutto non di virtù rivoluzionarie. Prendo il mio piacere da ciò che vive. Chi rinuncia al suoi desideri muore avvelenato dalle verità morte.
La buona terra sa vedere in tutte le cose, in tutti gli eventi e in tutti gli uomini una semenza, una pioggia, un raggio di sole benvenuti. Si arricchisce di quello che prende come di quello che offre. Cos'è un libro che non conduce al di là di tutti i libri? Le cose che rimandano a se stessi si scrivono con il gusto della pienezza e non sotto la sferza degli imperativi.
Sicuramente il libro dei piaceri non sfugge alla menzogna della intellettualità, del pensiero separato che regna sul corpo e lo reprime, ma è la menzogna che ciascuno porta in sé e che il godimento accettato senza riserve ha la facoltà di dissolvere. Le tracce che ne rimangono qui, ebbene, che i vostri desideri le cancellino nello stesso momento che cancellano il grande inquisitore della vostra cerebralità! 
In ogni essere, in ogni creazione, io non prendo che quello che mi piace e lascio il resto.
Alla larga, giudici integri! -Questo non è per voi. Perché dovrei essere tollerato da uno che non sopporta se stesso? Quello che pensate del libro, non m’interessa, quello che ne farete riguarda solo voi. Non ho niente da scambiare. Se voi sapeste queste cose e di migliori, non le fareste sapere?
Chi impara ad amarsi, al di là dei sensi di colpa e della paura di gioire, sa che a dispetto dei miei errori non retrocedo di un pollice dalla mia volontà di creare, con la sovversione totale di una società che la inverte una società fondata sulla volontà di vivere individuale. E non ignoro che il suo desiderio è uguale al mio.
Cogliere il più gran piacere a essere quel che sono, ho mai cercato un presente diverso? Rallegrarmi così che la mia gioia non si sciupi più nel malessere limaccioso degli altri. Se sapessero questi bravi cittadini che razza di dinamite si portano dietro! Gli stracci dell'umiltà e gli orpelli della megalomania li hanno così bene convinti di non valere niente, perché sono vestiti di niente, che i loro occhi sono spenti a ciò che resiste di vivo sotto il blocco affettivo e le sue disinibizioni compensatorie. Chi spezzerà la pietra millenaria posta sopra l'autonomia individuale? E’ da troppo tempo che imparare a vivere significa imparare a morire.
« Quando faccio una ruota - dice il carradore - se la faccio con dolcezza, sarà molle e poco solida, se la faccio con durezza, sarà solida, ma rozza. Se non faccio uso né di troppa dolcezza, né di troppa durezza, ma come va spontaneamente la mano, essa sarà costruita secondo le mie intenzioni. Non si può spiegare a parole ». Come le parole cominciano qui dove tace la mia esperienza vissuta, così l'esperienza di ciascuno nel prenderle « nel loro verso » mi offre la possibilità di raggiungerla e di avanzare con essa. Solo la volontà di vivere individuale farà del libro dei piaceri ciò che è per me, un impulso a godere non imposto dall'esterno.
Mi piace ridere con l'umorista viennese che dichiarava: « molti sperano di farmi fuori, molti di passare un'oretta di conversazione in mia compagnia. Sono generalmente gli stessi ». Cercarmi o rifiutarmi, che derisione! Ma non posso difendermi, di contro, dal sentimento che chiunque si reprime, si rifiuta e si volge verso la morte aggiunge alla mia emancipazione un ostacolo di cui farei ben a meno.
La chiave è in ciascuno. Non ci sono istruzioni per l'uso. Quando avrete scelto di non riferirvi che a voi stessi, riderete del riferimento a un nome - il mio, il vostro - a un giudizio, a una categoria, cesserete di imparentarvi a quella gente a cui il rimpianto astioso per non aver partecipato a un movimento della storia impedisce ancora di inventarsi una vita per se stessi.

Dipende solo da noi diventare gl'inventori della nostra vita. Quanta energia gettata in questa vera fatica che è vivere in virtù degli altri, quando sarebbe sufficiente applicarla per amore di sé, al
compimento dell'essere incompiuto.

Voglio darmi all'anonimato dei desideri, lasciarmi sommergere dalla mia propria abbondanza.
A forza di snaturare ciò che pareva ancora naturale, la storia della merce tocca il punto dove bisogna deperire con essa, o ricreare una natura, una umanità totali. Sotto l'inversione dove il morto mangia il vivo, il soprassalto dell'autenticità abbozza una società dove il piacere va da sé.
A ogni momento, il mio io si scopre intimamente mescolato ai residui di ciò che l'ha represso e un dialogo appassionato incomincia a sciogliere il nodo per liberare questo impulso sessuale globale, questo soffio vivificante che niente dovrebbe soffocare. Il mio godimento implica Così la fine del lavoro, della costrizione, dello -scambio, dell’intellettualità, del senso di colpa, della volontà di potenza.
Non vedo alcuna giustificazione –se non economica- alla sofferenza alla separazione, agli imperativi, ai rimproveri, al potere. Nella mia lotta per l'autonomia, c’e’ la lotta dei proletari contro la loro proletarizzazione crescente, la lotta degli individui contro la dittatura onnipresente della merce. L'irruzione della vita ha aperto la breccia nella vostra civilizzazione di morte.
Voi incriminate la mia soggettività? Come vi pare, ma fate attenzione che la vostra non vi batta un giorno o l'altro sulla spalla e vi ricordi la vita che state penosamente perdendo. La mia ingenuità ha sul vostro candore un vantaggio incomparabile, essa trabocca di piacevoli mostri, mentre voi chiamate chiaroveggenza l'ingenuità che vi abitua a vivere da millenni nel disprezzo del godimento.
La rinascita degli individui io l'anticipo in me con una gioia che è come l'emanazione della primavera dalla terra. E anche se fossi solo a sentirla, mi resterebbe la piacevole follia d'aver voluto vincere la morte liberando i desideri dal suo ascendente. « 0 mia volontà, tregua di ogni miseria, che sei in me e sopra di me, volontà di vivere che chiamo destino, preservami dalla vittoria e dalle sue disfatte, riservami per insaziabili godimenti».
Raoul Vaneigem

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