Considerazioni sul termine violenza
Vi è certamente una differenza fra l’usare la violenza nei riguardi di coloro che ci attaccano e l’adoperarla nei riguardi di coloro che ci lasciano tranquilli.
L’anarchico individualista Ben. Tucker ha, d’altra parte, spiegato in maniera veramente tipica un esempio di impiego della violenza: “Supponete egli scrive, che un individuo mi attacchi e tenti di atterrarmi. In un primo tempo cercherò di parare i suoi colpi, sforzandomi nel contempo di dissuaderlo dalle sue intenzioni. Supponiamo quindi che egli non desista dai suoi propositi e che io debba prendere il treno per recarmi al capezzale del mio bambino gravemente malato: io lo atterro senz’altro, se mi è possibile, senza altre spiegazioni e prendo il treno. Se egli mi attacca di nuovo, in seguito, a più riprese, facendomi incessantemente perdere del tempo, e distogliendomi da ciò che costituisce lo scopo o gli scopi della mia vita, allora lo metterò fuori dalla mia strada, nella maniera più opportuna, ma sommariamente, e per sempre”.
Un altro americano della stessa tendenza del Tucker, Stephen T. Byington, ha assai chiaramente esposto un altro punto di vista anarchico individualista a proposito della violenza nelle linee seguenti.
“Come molti altri, gli anarchici auspicano l’avvento di un era di armonia nella quale nessuna violenza venisse impiegata contro chicchessia. Ma pure come molti altri, essi riconoscono che codesto ideale non può essere raggiunto attualmente; essi constatano, in effetti, che taluni individui si servono della violenza ed è agli altri che spetta di decidere se alla violenza deve o no rispondere la violenza. Se un bruto si sforza di gettarmi in uno stagno, il che è un atto essenzialmente autoritario, benché commesso al di fuori delle istituzioni governative o statali, quale è comunemente intesa; se dico io, gli resisto e tento di contrastare i suoi propositi, il mio atto può essere paragonato alla sua aggressione?
“ Impiegare la minaccia o la violenza contro qualcuno che è pacifico, tranquillo, è cosi che agiscono i governi, gli Stati, è un crimine; ma impiegare la violenza contro un criminale, per reprimere l’uso delittuoso che egli fa della violenza è tutt’altra cosa. In linea di massima gli anarchici considerano la spogliazione e la frode brutale come degli equivalenti della violenza e giustificanti delle violente rappresaglie.
“Quanto esposto qui sopra, indica che la violenza contro le persone pacifiche è contraria ai principi dell’anarchismo e allorché un anarchico vi ricorre, vuol dire che questi non conosce nulla dell’anarchismo.
“D’altra parte non v’è nulla di contrario ai principi anarchici nell’impiego della violenza contro coloro che si servono essi stessi della autorità governativa o statale per reprimere la libertà individuale.
“ Ma giammai codesto impiego della violenza è stato preconizzato dai principi anarchici, giacche non v’è un solo anarchico che si senta obbligato di rispondere alla violenza con la violenza, salvo che esso non vi veda una utilità qualunque.
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