martedì 2 ottobre 2012

sonata in sol minore



A me e' capitato diverse volte. 
Ci si ritrova a suonare, per caso, nulla di già provato e spesso con gente sconosciuta. Non si nominano note e scale ma si imbraccia lo strumento, ci si mette ad ascoltare solo per un attimo e improvvisamente senti la sintonia che ti permette di metterci il tuo, di agire, in maniera armonica o meno, di un agire cospicuo, presente, sinergico. Poi capita di suonare con i musicisti da conservatorio, e ti accorgi che la maggior parte di essi sono piatti, rigidi, incapaci di inserirsi in una sintonia che non hanno mai ascoltato, incapaci di raccapezzarsi dove non si agisce per schema predefinito, ma si segue un impulso del sentire/percepire, un impulso che non necessita di destrutturazione perché già destrutturato, già primordiale e non sovraccaricato.

Pare una similitudine con gli anarchici dogmatici (e mi ripugna affiancare questi due vocaboli), formali, informali che siano, o altro non importa, che chiusi nei loro testi o convinzioni perdono la capacità di sognare, il saper cogliere le moltitudini dei singoli, la capacità d'improvvisare.


El Chupac

testo scritto sul retro di un cartone di pizza d'asporto in una cantina umida - 1992 

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