mercoledì 31 luglio 2019

Lophophora Coulter



  Un genere di due specie, affine ad Ariocarpus e Mammillaria, nativo del sud ovest degli Stati Uniti e del Messico centrale e settentrionale, la Lophophora appartiene alla famiglia delle Cereeae, sottofamiglia Echinocacleinae, la quale comprende circa ventotto generi.
 Una delle religioni più significative praticate dagli indiani del Messico pre-colombiano era imperniata sul culto delle divinità mediante un piccolo cactus, grigio-verde, napiforme e senza spine: il peyotl o Lophophora williamsii (La Barre, 1938). Cresce nei deserti del Messico centrale e settentrionale e nelle adiacenti zone statunitensi ed è concentrato particolarmente nella valle del Rio Grande (Bravo, 1967).
  Questo cactus, conosciuto come pevoll nella lingua nahuatl così com'era parlata nell'impero azteco, potrebbe logicamente essere chiamato il «prototipo» degli allucinogeni del Nuovo Mondo, poiché fu uno dei primi ad essere scoperto, ed indubbiamente fu la prima e la più spettacolare pianta allucinogena incontrata dai conquistatori spagnoli del Messico. La religione del peyotl era già saldamente affermata all'epoca della conquista. Ha resistito a quattro secoli di opposizione civile ed ecclesiastica, viene ancora praticata da un certo numero di tribù messicane, soprattutto quelle Tarahumara, Huichol e Cara (Rouhier, 1927).
  Una serie di rifugi e caverne nel bacino di Cuatro Ciénegas a Coahuila, Messico, datati con il 14C e che abbracciano circa 8000 anni di occupazione saltuaria, hanno fornito una gran quantità di materiale identificabile, comprendente Lophophora williamsii, il fagiolo rosso (Sophora secundiflora) e l'«occhio di caprone messicano» (Ungnadia speciosa), una pianta di sospetta azione psicotropa (Adovasio e Fr.v , 1976).
  I primi resoconti europei sul peyotl indicano che i Chichimecas ed i Toltechi erano al corrente delle sue proprietà già nel 300 a.C., sebbene l'attendibilità di questa affermazione dipenda dall'esattezza d'interpretazione dei calendari primitivi da parte di questi scrittori europei (Rouhier, 1927).
  'Sahagun, scrivendo nella seconda metà del sedicesimo secolo, affermava che «il peyoll. .. è bianco; si trova nel nord del paese; chi lo mangia ha delle visioni spaventose o piacevoli; questa intossicazione dura due o tre giorni e quindi cessa; li ... sostiene [i Chichimecas] e gli dà coraggio per combattere, ed essi non sentono né paura, né fame, né sete; e dicono che li protegga da tutti i pericoli». I Chichimecas, a suo avviso, sono stati i primi a scoprire e ad usare il peyotl. Lo stesso cronista scrisse nel 1591 che essi «mangiano il peyotl, perdono i sensi, hanno visioni terrificanti, come quella del diavolo, e sono in grado di predire il futuro» , e denunziava la pianta . come «un trucco satanico» (Sahagun, 1938). 
Hernandez, medico del re di Spagna, scrisse nel suo grande trattato sulle piante medicinali messicane: «si dice che uomini e donne ne traggano vantaggio... Macinato ed applicato sulle giunture doloranti, sembra dare sollievo. Alla sua radice sono attribuite proprietà meravigliose ... Chi lo inghiotte è in grado di vedere nel futuro e di predire gli eventi ... oppure di sapere chi gli ha rubato qualche oggetto» (Hernandez, 1651). 
  Gli sforzi spagnoli di cancellare la religione del peyotl, fecero sì che i suoi seguaci la praticassero di nascosto. Nel diciassettesimo secolo fu pubblicata una descrizione dettagliata del rito fra i Cara. Nel 1760, un opuscolo cattolico diffuso nel Messico sentenziava che l'uso del peyotl era allo stesso livello del cannibalismo (L,a Barre, 1938).
  Nel Messico settentrionale il culto del peyotl comprendeva in genere una lunga 'cerimonia, nella quale la danza aveva una parte fondamentale, mentre per gli indiani degli Stati Uniti la cerimonia è standardizzata (con piccole variazioni da tribù a tribù), e consiste in un rituale che dura tutta la notte e si svolge in una tenda, con canti, recita di salmi, meditazione, preghiere e, di solito, un breve «sermone» tenuto dalla guida o capo. Questo rituale termina al mattino con un pasto comunitario (La Barre, 1938; Slotkin, 1956).
  Il peyotl veniva usato nel Texas già nel 1760 e, durante la guerra civile, era conosciuto da alcuni indiani americani. A partire dal 1880, il peyotl cominciò a diffondersi fra gli indiani degli Stati Uniti, specialmente fra le tribù delle pianure. Gli indiani erano venuti a conoscenza del peyotl durante scorrerie o visite nel Messico settentrionale. Essi adottarono subito questo «sacramento» esclusivamente indiano e costruirono tutto un nuovo cerimoniale attorno al suo impiego, cerimoniale in cui entrarono a far parte elementi indigeni e pagani mescolati ad elementi cristiani. La religione si diffuse rapidamente grazie alle proprietà psicoattive del peyotl e alla sua reputazione di «medicina» soprannaturale. Organizzato ora legalmente come chiesa indigena americana (Native American Church), il culto del peyotl è diffuso fra molti gruppi indiani negli Stati Uniti e nel Canada e comprende circa 250.000 aderenti (La Barre, 1960; Schultes, 1937a, 1937b).
  Il peyotl viene quasi invariabilmente consumato sotto forma dei cosiddetti bottoni di mescal, le parti superiori (o corone) essiccate, di color marrone e a forma discoidale, del cactus. Questi vengono semplicemente messi in bocca, ammorbiditi con la saliva ed inghiottiti senza masticazione, ma occasionalmente gli indiani possono immergere i bottoni in acqua e bere il liquido inebriante. La corona o la parte clorofillacea della pianta (l'unica che cresce fuori dal terreno) viene divisa dalla radice ed essiccata. In questa forma i bottoni di mescal sono praticamente indistruttibili e possono essere trasportati per lunghe distanze senza detrimento. Nel Messico, gli Huichol ed' i Tarahumara compiono dei pellegrinaggi sacri annuali nei luoghi dove il peyotl cresce, spesso lontani miglia e miglia dalle loro abitazioni, per raccogliere la pjanta. La maggior parte degl'indiani messicani ottengono oggi le loro forniture di peyotl dagli Huichol. L'indistruttibilità e la durata dei bottoni essiccati, hanno reso possibile al culto del peyotl di estendersi ben oltre l'area di crescita del cactus, addirittura fino al Canada. I peyotisti indiani negli Stati Uniti e nel Canada ricevono normalmente le loro forniture per posta dal Texas (La Barre, 1938,1960; Safford, 1917).
  Grazie ai classici studi antropologici sul colto del peyotl eseguiti da La Barre, la storia e l'importanza di questa religione popolare negli Stati Uniti, sono ora completamente conosciute (La Barre, 1938, 1957, 1960). Durante il secolo scorso, esisteva una costante opposizione al diritto degli indiani di usare il peyotl a scopo religioso, ma l'opinione odierna, nonostante qualche debole e circoscritto tentativo di proibire la droga, è favorevole al mantenimento di tale diritto. C'è voluto spesso lo sforzo combinato degli indiani e degli scienziati per contrastare le leggi repressive che volevano abolirne il culto.
  L'intossicazione da peyotl, una delle più complesse e più variabili piante allucinogene, è caratterizzata soprattutto da visioni colorate in modo indescrivibilmente vivace ed in movimento caledoiscopico. Queste allucinazioni visive, attribuite alla mescalina, che è uno dei tanti alcaloidi della pianta, sono spesso accompagnate da allucinazioni uditive, di gusto, olfattive e tattili. Normalmente si hanno anche sensazioni di mancanza di peso, macropsia, depersonalizzazione, sdoppiamento dell'ego, alterazione o perdita dell'a percezione del tempo ed altri effetti soprannaturali. La differenza reale, e spesso trascurata, fra l'intossicazione da peyotl e l'intossicazione da mescalina dev 'essere sempre tenuta presente. Fra i consumatori aborigeni, quella che viene ingerita è la cima secca del cactus, con il suo contenuto totale di alcaloidi; la mescalina, somministrata oralmente o per iniezione, si utilizza solo sperimentalmente, e produce gli effetti di un solo alcaloide, senza l'interazione fisiologica delle altre basi presenti nel materiale vegetale grezzo. Di conseguenza, le descrizioni di allucinazioni visive che si trovano in rapporti di esperimenti psicologici, non dovrebbero essere del tutto comparate agli effetti sperimentati dai consumatori di peyotl nelle loro cerimonie (Khiver, 1928; Rouhier, 1927; Slotkin, 1956).
  Le dosi fra i consumatori indiani variano moltissimo, da quattro a più di trenta bottoni. L'intossicazione che segue tende ad avere due fasi: un periodo di soddisfazione ed ipersensibilità, ed uno di calma nervosa e torpore muscolare, spesso accompagnati da iperattività cerebrale e dalle tipiche visioni colorate. Prima che compaia l'allucinazione, il soggetto vede dei lampi di colore attraversare il suo campo visivo; la profondità, la ricchezza e la saturazione dci colori sfidano ogni descrizione. Sembra esservi una specie di sequenza nelle visioni: da figure geometriche, a scene e volti familiari, a scene ed oggetti non familiari, ad oggetti secondari che variano con differenze individuali, o che possono anche essere assenti (Berittger, 1927; Kluver, 1928).
  I testi sono ricchi di descrizioni eccellenti e dettagliate sulle allucinazioni visive provocate da intossicazione sia da peyotl che da mescalina, e forniscono una quantità di dati interessanti per la ricerca psicologica e psichiatrica. Sebbene l'allucinazione visiva sia importante per i culti indigeni, il peyotl è venerato in gran parte per la sua efficacia come «stimolante» e «medicinale» . Le sue proprietà «medicinali» soprannaturali derivano dal suo potere di mettere l'uomo, attraverso le visioni, a contatto con il mondo dello spirito, da cui gli aborigeni credono che provengano le malattie ed anche la morte, ed al quale si rivolgono gli stregoni per diagnosi e cure (Schultes, 1938, 1940).
  L'intossicazione da peyotl, con l'ingestione di molti alcaloidi, differisce notevolmente da quella indotta da mescalina. La maggior parte degli esperimenti psicologici sono stati eseguiti con quest'ultima. Studi ormai classici sull'intossicazione da mescalina sono quelli di Beringer (1927) e Kluver (1928).
  I poteri magico-terapeutici della Lophophora williamsii godono di tale considerazione nel Messico che molte altre piante sono confuse con il peyotl, o ad esso rese affini nella denominazione dialettale: piante appartenenti a Compositae, Orchidaceae, Crassulaceae, Leguminosae, Solanaceae, per non parlare poi di altre specie di cactus. Nella medicina popolare e nel folclore sono considerate simili alla L. williamsii le specie di almeno dieci generi di cactus: Ariocarpus, Astrophytum, Aztekiwn, Coryphan/ha, Dolichothele, Echinocereus, Epithelantha, Mammillaria, Obregonia e Pelechyphora, Questa «classificazione» di «affini al peyotJ» potrebbe essere definita il «complesso del peyotl », poiché comprende tutte le specie messicane della famiglia che hanno un potere psicoattivo, vero o presunto, Nella terminologia nativa queste specie sono tutte classificate come peyotl o tipi di peyotl, e l'esperienza ha dim~strato che, da un punto di vista etnobotanico, è bene tener conto di queste idee aborigene (Bruhn, 1973; Bruhn e Bruhn, 1973). Tali piante sono ritenute affini dagli aborigeni, sia a causa di una somiglianza superficiale con la Lophophora, che, più spesso, a causa degli effetti tossici, presunti o reali , che ricordano 'quelli della Lophophora (Schultes, 1937b; 1967a).
  Nel 1927, il farmacologo francese Alexandre Rouhier pubblicò un importante studio interdisciplinare sul peyotl, intitolato La Plante qui Fait les Yeu;( Emerveillés -le Peyotl, Questo testo rappresenta uno dei pochi e certamente uno dei primi tentativi di considerare un allucinogeno sotto tutti i punti di vista: storico, antropologico e sociale, oltre che botanico, farmacologico e chimico (Rouhier, 1927).
  È risaputo che gli indiani del Messico settentrionale hanno stimato come cactus inebrianti anche piante diverse dalla Lophophora williamsii. L'esploratore Lumholtz scrisse nel 1902 che i Tarahumara attribuivano
elevate qualità mentali ... a tutte le specie di Mammillaria ed Echinocaclus, dei piccoli cactus, sui quali è stato istituito un culto regolare. I Tarahumara ne indicano diverse piante come hikuli, sebbene il nome appartenga soltanto ad una specie, che usano più frequentemente. Queste piante sopravvivono per mesi dopo che sono state sradicate, ed il mangiarle provoca uno stato di estasi. Esse sono, di conseguenza, considerate delle semi-divinità, e, come ta li trattate con grande deferenza ... I tipi principali sono conosciuti scientificamente come Lophophora williamsii e Lophophora williamsii varo lewinii ... I Tarahumara la chiamano hikuli per eccellenza. (hikuli wanamé) o semplicemente hikuli, poiché si tratta deU'hikuli per a ntonomasia. Oltre aU'hikuli wanamé normalmente usato, i Tarahumara conoscono e venerano le seguenti varietà: 1) Mulato (Mammillaria microfneris) [conosciuta ora come Epilhelanlha micromeris]. Si crede che renda gli occhi grandi e chiari per vedere stregoni, che prolunghi la vita e che dia velocità ai corridori; 2) Rosapara. Questo è soltanto uno stadio vegetativo più avanzato della specie precedente -anche se sembra del tutto diversa, essendo bianca e spinosa ... 3) Sunami (Mammillaria fissurata) [chiamata ora Ariocarpus fissuralus]. È rara, ma viene ritenuta ancora «più forte» del wanamé ed è usata nello stesso modo della precedente; la bevanda prodotta con essa è anche fortemente inebriante. I ladri non hanno alcuna possibilità di rubare dove il Sunami chiama i soldati in suo aiuto. 4) Hikuli walula saeliami. Questa è la più grande di tutte, ed il nome significa «grande autorità hikuli». È estremamente rara fra i Tarahumara, ed io non ne ho visto nessun esemplare, ma mi è stato raccontato che cresce in cespi di diametro da 20 a 30 cm, rassomiglianti al wanamé, con tante pianticelle giovani tutt'attorno. Gli altri hikuli sono suoi servi ... Tutte queste specie sono considerate buone, provenienti da Tala Dios e ben disposte verso la gente. Vi sono però alcune specie di hikuli che sono ritenute provenienti dal Diavolo. Una di queste, con lunghe spine bianche, viene chiamata ocoyome. Essa è usata molto raramente e a scopi malefici.
  Anche i moderni Tarahumara fanno uso nelle loro feste di al tre specie di cactus narcotici; oltre alla Lophophora Williamsii, usano Ariocarpus fissuratus, A. retusus, Epithelantha micromeris, Mammillaria heyderii, diverse specie di Echinocereus e Coryphanthus compacta. Il Pachycereus pectinaboriginum, che si trova sempre nella regione dei Tarahumara, verrebbe usato anch'esso come, narcotico da questi indiani (Bye, 1976; Furst, 1971; Pennington, 1963, 1969). 
  Le prime serie ricerche chimiche sulla Lophophora williamsii sono state intraprese verso la fine del secolo scorso da Heffter, che. ebbe successo nell'isolare dai bottoni di mescal un certo numero di alcaloidi in forma pura. Studiando le proprietà farmacologiche di queste sostanze con esperimenti su animali ed, eroicamente, su se stesso, egli scoprì che l'alcaloide principale, che chiamò rnescalina, presentava le proprietà allucinogene visive caratteristiche del peyotl (Heffter, 1894, 1896, 1898). Ernst Spath dimostrò che la struttura chimica della mescalina è 3,4,5-trimetossifeniletilammina, e fu anche in grado di produrre l'alcaloide per sintesi (1919).
  Da allora sono state descritte diverse varianti di questa sintesi (Banholzer ed altri, 1952; Bennington e Morin , 1951; Dornow e Petsch, 1951, 1952; Eme e Ramirez, 1950; Hahn e Rumpf, 1938, Hahn e Wassmuth, 1934; Kindler e Petsch, 1932; Slotta e Heller, 1930; Siotta e Szyszka, 1933; Tsao, 1951).
  Dalla Lophophora williamsii sono stati isolati derivati della mescalina, come N-metilmescalina ed N-acetilmescalina (Spath e Bruck, 1937, 1938). Più tardi, nel peyotl furono anche trovati in piccola quantità degli altri derivati semplici della fenetilammina: tiramina, N-metiltiramina, ordenina (= analina), candicina (= sale quaternario del!'ordenina), 3,4-dimetossi-5idrossifenetilammina e 3,4-dimetossifenetilammina (Agurell, 1969; Lundstròm ed Agurell , 1968; McLaughlin e Paul, 1966) (Tabella VIII). Usando una tecmica mista di gas-cromatografia-spettrometria di massa, fu possibile isolare ed identificare diversi altri componenti minori del peyotl, come la peyonina, che differisce dalla mescalina per la sostituzione del gruppo amminico primario con un gruppo acido carbossilico pirrolidinico (Kapadia e Highet, 1968).
  Ancora, usando questa tecnica, sono stati trovati altri derivati N-acilati della mescalina: N-formilmescalina, N-formil-ed N-acetil-3,4-dimetossi-5idrofeni letilammina, N-(3 ,4 ,5-trimetossifeniletil)-succinimmide, N-(3,4 ,5trimetossifeniletil)-malimmide, N-(3 ,4 ,metossifeniletil)-maleinimmide, mescalotam e peyoglutam (Kapadia e Fales, 1968).
  Un gruppo cospicuo di altri alcaloidi minori della Lophophora williamsii appartiene al tipo strutturale degli alcaloidi della tetraidroisochinolina, già isolati da Heffter ed altri ricercatori (Boit, 1961; Kapadia e Fayez, 1970). Questi alcaloidi sono riportati nella Tabella IX.
  Le recenti ricerche di Kapadia ed altri hanno portato alla scoperta di un grande numero di derivati degli alcaloidi elencati in questa tabella. La N-etilanalonina fu isolata in quantitativi minimi e chiamata peyoforina (Kapadia e Fales, 1968b). Analidina, lofoforina e pellotina furono trovate sotto forma di alcaloidi deil 'ammonio quaternario e chiamati rispettivamente analotina, lofotina e peyotina (Kapadia e Fales, 1968a). F4. inoltre dimostrato che sono presenti in piccoli quantitativi anche gli N-acil derivati degli alcaloidi del peyotl di tipo tetraidroisochinolina: N-formilanalinina, N-formil-O-metilanalonidina, N-formil-ed N-acetilanalammina, Nformilanalonidina e N-formil-ed N-acetilanalonina (Kapadia e Fales, 1968a). In totale, dalla Lophophora 'vvilliamsii sono stati isolati più di trenta alcaloid,i ed i loro acil derivati (Kapadia e Fayez, 1970).
  Alcuni campioni archeologici di Lophophora williamsii datati con il radiocarbonio intorno a11'810-1070 d.C. sono stati di recente analizzati chimicamente. Si sono identificate in estratti mescalina, analonina, lofoforina, pellotina e analonidina. Si crede che rappresenti uno dei materiali più antichi mai sottoposto ad analisi chimica per alcaloidi (Bruhn e altri, 1978).
  Non è disponibile alcuna relazione sull'attività allucinogena di un cosÌ gran numero di costituenti minori del peyotl. La mescalina sembra essere la principale responsabile delle proprietà allucinogene visive della Lophophora williamsii.
  Essa ha offerto per la prima volta la possibilità di produrre e di studiare il fenomeno delle allucinazioni visive con un composto chimico puro. In effetti, è stato il primo allucinogeno chimicamente puro. La dose orale media per l'uomo è pari a 0,2 gr, mentre 0,6 gr costituiscono una dose relativamente elevata.
  Di solito, l'intossicazione da mescalina inizia con sintomi spiacevoli: nausea, tremore e traspirazione. Questi si attenuano dopo una-due ore e sono sostituiti da uno stato allucinatorio simile al sogno, che dura da cinque a dodici ore. I caratteristici effetti mentali sono preceduti dai sintomi tipici di un dopo-sbornia.
  Un esame della farmacologia della mescalina è stato eseguito da Fischer (1958). Nell'uomo essa provoca una sindrome di stimolazione del simpatico centrale simile a quella della psilocibina e dell'LSD, caratterizzata da dilatazione della pupilla, aumento della frequenza del polso e della pressione del sangue, oltre all 'aumento della temperatura corporea. La mescalina diminuisce anche la soglia di sollecitazione del riflesso del ginocchio (Wolbach ed altri, 1962a).
  Vi sono molte descrizioni dello stato mentale indotto dalla mescalina. Fra tutta la letteratura concernente rapporti clinici sull'intossicazione da peyotl o da mescalina e le possibilità di un loro impiego in psichiatria, devono essere menzionate le opere ormai classiche di Prentiss e Morgan (1895), Mitchell (1896) ed Ellis (1898), come pure le monografie di Lewin (1927), Beringer (1927) e Kluver (1928).
  L'attività psicotropa della mescalina ha spinto i chimici alla preparazione di un gran numero di derivati di questo alcaloide, nella speranza di trovare in queste modificazioni chimiche dei composti con proprietà farmacologiche utili. Sono state operate modificazioni nei metossi sostituenti dell'anello benzenico c nella catena laterale etilamminica. I composti più attivi sono stati ottenuti sostituendo l'ctilammina con un radicale isopropilamminico. Ciò ha portato a sintetizzare sostanze che mostrano le caratteristiche della mescalina e la struttura dell'anfetamina. Il principale contributo in questo caso è stato quello di Shulgin, che di recente ha pubblicato un'eccellente relazione su queste ricerche (1976).
  Due composti, la più attiva delle metossianfetammine, 2,5-dimetossi-4metilfènilisopropilammina, e la 2,S-dimetossi-4-etilfeni lisopropi lammina, hanno anche trovato un impiego paramedico nel campo della droga (con la sigla DOM), chiamati anche rispettivamente STP e DOET.
  L'attività di questi composti, il cui dosaggio totale nell'uomo è di 3 mg, è cento volte superiore a quella della mescalina. Ragguardevole è anche l'inatteso prolungamento della durata dell'intossicazione, superiore di tre volte o anche più.
  La storia botanica, chimica e farmacologica del peyotl è così strettamente intrecciata, che è quasi impossibile dissociare i tre elementi. Dal momento che la nomenclatura e la tassonomia del cactus peyotl sono cosÌ imbrogliate, e poiché la consapevolezza di questa confusione è in diretto rapporto con l'esatta conoscenza chimica della pianta, appare utile far seguire qui una breve e semplificata esposizione degli aspetti botanici che sono in relazione con quelli chimici dello studio. 
  Il vero cactus peyotl fu descritto botanicamente per la prima volta da Lemaire nel 1845, e fu assegnato al genere Echinocactus come E. williamsii. (Le pubblicazioni francesi di solito usano il binomio E. williamsii) , Nel 1872; Voss lo considerò come appartenente ad una specie di Ariocarpus, e procedette al cambiamento di nomenclatura: A. williamsii, Anni dopo, nel 1885, lo stesso Lemaire trasferì la specie al genere Anhalonium, ed il binomio Anhalonium williamsii durò per molti anni nella letteratura specifica antropologica e chimica, Nel 1891, CouIter inèluse la specie nel genere Mammillaria , ma tre anni più tardi descrisse un genere monotipico, la Lophophora, per includervi questa specie anomala, assegnandole la denominazione di L. williamsii,
  La storia del peyotl dai suoi inizi fino alla moderna farmacologia e nella chimica è stata chiarita soltanto di recente (Bruhn, 1975, 1977; Bruhn e Holmstedt, 1974)
  Si ritiene in genere che le prime ricerche chimiche sul peyotl siano state intraprese dalla Parke Davis & Company su materiale inviato da Laredo (Texas) da un'infermiera, la signora Anna B. Nickels. In realtà, il dr. John R. Briggs, un medico texano, aveva descritto le sue esperienze.personali con i «bottoni di muscale» fin dall'aprile del 1887. Nel giugno del 1887, egli inviò del materiale alla Parke Davis di Detroit. La compagnia spedì a sua volta i campioni al dr. H. H. Rusby di New York, che ne fu «completamente sconvolto». Egli li spedì al Gray Herbarium presso l'Università di Harvard, dove il dr. Sereno Watson li identificò come «cactacei», attribuibili al genere Anhalonium. Nel luglio di quell'anno, Briggs inviò cinque staie di bottoni di mescal alla Parke Davis.
  Nel frattempo, il dr. Louis Lewin di Berlino stava viaggiando attraverso gli Stati Uniti. Quando, nel 1887, visitò Detroit, ottenne un certo quantitativo di peyotl dalla Parke Davis e promise di studiarlo. In quel periodo, un certo Wetzel, dipendente della compagnia" riferì che i bottoni di mescal «contengon,o un grande quantitativo di alcaloide, o piuttosto di alcaloidi, poiché sono certo che ve n'è più d'uno». Questa è la prima annotazione sull'esistenza di alcaloidi nelle cactacee.
  Lewin, che aveva estratto una mescolanza di alcaloidi, da lui trovati molto tossici, chiese al botanico Hennings di identificare il materiale vegetale in suo possesso. Nel 1888, Curt Hennings descrisse una nuova specie:, l'Anhalonium lewinii, che affermò essere molto affine all'A. williamsii. Era la prima volta che la specie di appartenenza della droga veniva correttamente identificata .
  Si riteneva che l'Anhalonium lewinii differisse morfologicamente da quello che fino ad allora era stato chiamato A. williamsii, e questo è l'inizio di una confusione che ha inquinato per molti anni la ricerca botanica e fitochimica. Hennings aveva ricevuto dei bottoni di mescal essiccati, che aveva fatto rinvenire in acqua per poterli descrivere, visualìzzando sommariamente la pianta da questo materiale (1888). È ora chiaro che Hennings stava descrivendo semplicemente una fase di vecchiaia del cactus. Egli basò la distinzione dell'A. lewinii su caratteri come il numero dei rilievi e dei tubercoli e le differenze di biancore, lunghezza e sericità dei ciuffi di peli. Nello stesso tempo, sembrò anche esservi una differenza nei costituenti chimici. Anche Hennings, tuttavia, confessò che non poteva riconoscere dai caratteri morfologici se si trovasse in presenza di A. williamsii o di A. lewinii, ma insisteva di poter distinguere le due specie dal punto di vista chimico. Negli anni che seguirono, l'epiteto lewinii ebbe varie attribuzioni: in una specie di Lophophora (L. lewinii), come varietà di L. williamsii (L. williamsii var. lewinii), ed anche in una specie di Mammillaria o di Echinocactus.
  Nel 1888, Lewin pubblicò la sua prima relazione sugli alcaloidi della pianta. Nel frattempo, la Parke Davis era entrata in contatto con la signora Nickels, che rappresentò una delle prime fonti di approvvigionamento di bottoni di mescal in g'randi quantità. Nello stesso anno, la compagnia introdusse la sostanza nella pratica medica, ed il suo catalogo del 1889 comprendeva la «tintura di Anhaloniwn lewinii», con l'indicazione di «marcata azione fisiologica simile alla stricnina» e, negli anni successivi, la raccomandava come stimolante e tonico cardiaco nel trattamento dell'angina pectoris. Questo, tuttavia, non rappresenta il primo inserimento del peyotl nella medicina moderna, poiché esso aveva già trovato posto nella Farmacopea Messicana del 1846.
  Gli studi botanici sul peyotl continuarono comunque ad ingenerare confusione, fino a che, nel 1894, Coulter descrisse un nuovo genere, lophophora, classificando il peyotl come L. williamsii e L. williamsii var. lewinii.
  Nello stesso tempo stava crescendo l'interesse farmacologico e chimico. Nel 1891, il chimico Rudolph Boehm di Lipsia ricevette un grande quantitativo di « pellote» e lo affidò al suo assistente Arthur Heffter; non si trattava però di Lophophora, ma piuttosto di Ariocarpus fissuratus. Da fornitori agricoli tuttavia Heffter riuscì ad ottenere materiale identificato come A. williamsii ed A. levvirzii. Dal primo, egli isolò un nuovo alcaloide, la pellotina; nel secondo individuò invece due alcaloidi e la presenza di un terzo componente.
  Nel 1893, dietro suggerimento di Lewin, la Merck iniziò delle ricerche sul peyotl, ed il suo chimico E. Kauder cristallizzò l'analonina. Lewin studiò questo composto e confermò la scoperta di Heffter della pellotina. Egli sostenne che, per la classificazione della pianta, le differenze chimiche dovevano essere prese in considerazione, ma il botanico Karl Schumann nel 1895 sostenne che poteva essere riconosciuta soltanto una specie, che avrebbe dovuto chiamarsi Echinocactus williamsii, sebbene' ammettesse due forme chimiche: pellotinica e analononica.
  Nel 1896, Heffter aveva isolato analonidina, mescalina, analonina e lofoforina dal materiale fornito dalla Parke Davis. Egli evidenziò anche gli effetti ipnotici della pellotina.
  Nello stesso tempo, il dr. S. Weir Mitchell e A. Ellis studiavano l'intossicazione da mescal, descrivendone le allucinazioni visive colorate. Ellis scrisse che «vi è ogni probabilità che il mescal diventi popolare. Certamente avrà un grande avvenire fra quelli che amano le droghe che inducono visioni». Nel 1897, Heffter accertò che era la mescalina a provocare le allucinazioni visi ve colorate.
  Da allora, dal peyotl furono isolati sempre nuovi alcaloidi, fino al numero totale oggi conosciuto, che supera i trenta (Kapadia e Fayez, 1970). In questo intervallo di tempo, le ricerche di Erost Spath rappresentarono un notevole contributo, compresa la determinazione corretta della mescalina, nel 1891: 3,4,S-trimetossifeniletilammina.
  La via di biosintesi principale che porta alla mescalina ed agli alcaloidi della tetraidroisochinolina nella Lophophora williamsii procede dall'ammino acido tirosina, attraverso tiramina, dopamina, e 3-metossitiramina fino a 3,4-diidrossi-5-metossifenetilammina (Kapadia e Fayez, 1970; Lundstrbm, 1971 a). Questo composto Cl) è un importante intermedio. La metilazione del gruppo idrossilico in posizione meta dà il composto 3, la cui ulteriore metilazione porta alla mescalina. La paramctilazione di l dà il composto 4, che viene facilmente attivato in orto con la chiusura dell'anello, dando luogo agli alcaloidi della tetraidroisochinolina.
  Gli esperimenti di biosintesi con la Lophophora williamsii hanno'portato alla verifica di queste vie, ma il composto 4 veniva convertito in pellotina soltanto in minima parte. Un miglior precursore deUa pellotina, sorprendentemente, è apparso il composto l (Battersby ed altri, 1968; Khanna ed altri, 1970).
  La tassonomia della Lophophora è stata completamente chiarita soltanto recentemente, grazie all'opera di Bravo (1967) e di Anderson (1969), con il supporto de,lla chimica e un risultato diretto delle ricerche di Bruhn sulla fitochimica del genere, appoggiata da un esteso lavoro sul luogo (Bruhn e Bruhn, 1973). È ora chiaro che la Lophophora comprende due specie: L. tyilliamsii e L. diffusa. È stata avanzata l'ipotesi che la L. diffusa possa rappresentare il tipo ancestrale del genere (Boke ed Anderson, 1970).
  Una recente analisi sugli alcaloidi della Lophophora diffusa ha rivelato la presenza di alcaloidi fenolici della tetraidroisochinolina, principalmente pellotina e piccoli quantitativi di O-metilpellotina, come costituenti principali, e solo con tracce di mescalina. Tale risultato spiega alcuni punti controversi del precedente lavoro di ricerca (Bruhn ed Agurell, 1975; Bruhn ed Holmstedt, 1974). 
  Una spiegazione 'possibile fu ottenuta quando Lundstrom (1971 b) trovò che il composto 5 era ben incorporato nella pellotina. Lo stesso composto fu identificato anche nella Lophophora williamsii. Gli elementi ricavati da queste due scoperte, indussero Lundstrom (1971 b) a ipotizzare che la pellotina, e probabilmente anche l'analidina, si formassero nella L. williamsii seguendo una strada diversa, lungo la quale s'incontravano i derivati N-metilati della fenetilammina. Non si sa ancora in quale fase avvenga la N-metilazione, ma sembrerebbe che nella L. williamsii vi sia un equilibrio fra le tre strade indicate nelle formule.
  Bruhn ed Holmstedt hanno trovato che nei bottoni di mescal inviati da Rusby a Watson nel 1887 vi erano ancora presenti degli alcaloidi (Bruhn ed Holmstedt, 1974). I campioni sono stati conservati nelle casse dell'erbario dell'Università di Harvard per circa novant'anni . La percentuale di alcaloidi totali, e le proporzioni fra gli alcaloidi fenolici e non fenolici, sono circa le stesse delle cime di cactus raccolte ed essiccate di recente. La differenza principale risiede nel contenuto di mescalina dei bottoni più vecchi, che è molto più basso di quello riscontrato nel materiale più fresco. Gli altri alcaloidi non hanno mostrato differenze se non minime. Non è possibile, ovviamente, attribuire la differenza del contenuto di mescalina a degradazione nel tempo o ad una variazione naturale della pianta originaria.

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