martedì 2 luglio 2019

Georges Bataille, Poesie

I seguenti frammenti in versi sono tratti da: Georges BatailleŒuvres Complètes, tome IV, Gallimard, Paris, 1971, pp. 11-36.







RIDERE
Ridere e ridere

del sole
delle ortiche
dei ciottoli
delle anatre

della pioggia

della pipì del papa
di mamma
e di una bara piena di merda. 


PIPÌ
Gazza mangiatrice di stelle

fatica mangiatrice di terra
sfinimento di tutto

cielo rapace

cielo maledetto
partigiano dell’ospedale

un corvo sui trampoli

entra nella visione

cuore in fiamme di rubino

piscio sulla mia coscia nuda
culo bagnato liscio
mi viene duro e piango

ala nera della tomba

cortesia della fossa.


SIGNORINA AMORE MIO
Signorina amore mio

nuda tra i merletti
con bocca profumata
la pipì cola dalle sue gambe

l’odore imbellettato della fessura

è lasciato al vento del cielo

una nuvola

nella testa
si riflette a rovescio
una stella meravigliosa
cade
cuore che urla come una bocca

il cuore manca

un giglio sta bruciando
il sole ti sgozza.


DOLORE
Dolore

dolore
dolore
oh dolore
oh dolore
oh lacrime mie di pece
mio cazzo di zafferano

oh calarmi le mutande

pisciarmi addosso


INSIGNIFICANZA
Io acquieto

l’ago
del mio cuore
io piango
una parola
che ho perso
io slargo
il bordo
di una lacrima
dove l’alba
morta
tace.


LA LISCIVIA
La luna

è il sapone
delle canne gracili
della mia voce.

Apro le gambe

alla lingua di bue
della pelliccia

Un lungo cazzo sputava

nella chiesa del mio cuore.

*
Gonfia come un cazzo la mia lingua

nella tua gola d’amore rosa

La mia vulva è una macelleria

il sangue rosso lavato dalla sborra
lo sperma nuota nel sangue.

Nelle mie calze malva il profumo di mela

il pantheon del cazzo maestoso
un culo di cagna aperto
alla santità della strada.

L’amore peloso della mia gamba

un pantheon di sperma.

Io dormo

la bocca aperta nell’attesa
di un cazzo che mi soffochi
con uno schizzo insipido uno schizzo appiccicoso.

L’estasi che m’incula è il marmo

della verga macchiata di sangue.

Per abbandonarmi ai cazzi

ho messo su
un vestito da spezzarvi il cuore. 


LA FOLGORE
Il cannone tuona nel corpo

e la folgore nell’occhio di bronzo
ha la nudità della sconcezza.



SOLITUDINE
Il pollice nella fica

il ciborio sui seni nudi
il mio culo sporca la tovaglia dell’altare
oh cristo la mia bocca implora
la carità della tua spina.


NOTTE BIANCA
Soffocarsi

abbassare la voce
inghiottire la lingua morendo
abolire il rumore
assopirsi
radersi
ridere agli angeli.


NOTTE NERA
Te ne infischierai del tuo prossimo come di te stesso
Togliete l’amore all’oca

alla milza dei grandi uomini

L’oblio è l’amicizia dello scannato
Con rispetto parlando

me ne vado.


LA CAMPANA A MORTO
Nella mia campana voluttuosa

il bronzo della morte danza
il battaglio di un cazzo suona
una lunga menata libidinosa.



IL CALVO
Il buco del tuo cazzo è la risata

la cui aurora sono i coglioni.


CORIFEA
Sventura! Il sangue cola dai miei seni, la mia gola si apre alla morte con un sinistro tubare… Dono la mia vita ai sorrisi sornioni del piacere: è il profumo inebriante del denaro. Lascia che un’ultima stretta dia alle tue reni la veste appiccicosa della morte.

IL MARCIAPIEDE DI DANAIDE
Mia puttana

cuore mio
Ti amo come si va di corpo
Bagna il tuo culo nella tempesta
circondata dai lampi
È la folgore a scoparti
un pazzo bramisce nella notte
che si eccita come un cervo
Oh morte son io quel cervo
divorato dai cani
La morte eiacula sangue


Nessun commento:

Posta un commento