Traduzione a cura di Mortui Mundi
REVISTA REGRESIÓN No 4
La Natura
L’universo, la natura, è esistita per milioni di secoli, i cambiamenti che si sono verificati nell’ignoto possono essere misurati in proporzioni mostruosamente gigantesche o in maniera particolarmente piccola. In questo processo di cambiamento o trasformazione non è affatto incluso l’essere umano razionale, che con la sua arrogante intelligenza crede di essere il centro dell’Universo, è questo è il grande errore, così orribile e penoso!
Nietzsche, nel suo testo “Sulla verità e la menzogna in senso extra morale”, espone punti interessanti riguardo alle costruzioni concettuali generate dall’impulso della verità antropomorfica, ma non solo, l’autore fa vedere l’intelletto umano come inutile ed effimero prima della Natura.
Nietzsche fa vedere la Natura come una realtà totale, la vera Verità, l’incognito non conosciuto dall’essere umano, e getta nella spazzatura tutto l’idealismo e la menzogna creati dall’uomo e dai suoi concetti razionali.
“La Natura non conosce forme o concetti, né (…) di specie, ma solo una X inaccessibile e indefinibile per l’uomo”
È così che l’autore del testo descrive e promuove la struttura che rappresenta il mito della Scienza.
La Natura stessa, è sempre in costante cambiamento, è in costante movimento, tuttavia, l’uomo razionale, quello moderno, crea una strutturazione concettuale dalla sua stessa coscienza antropomorfica e vuole avere una spiegazione articolata in modo complesso.
In questa era moderna, infine stiamo assistendo, come sopra scritto, un aspetto che ora vado a prendere come esempio: il progetto del Grande Collisore di Adroni, uno degli esperimenti più grandi e più ambiziosi che si possano ricordare, che (menzionando solo uno dei suoi progetti scientifici), per mezzo di macchine trasformano gli atomi in energia sotto delle reazioni imposte. I ricercatori cercano di simulare un piccolo “Big Bang”, per spiegare come da questa grande esplosione vari parti abbiano lasciato il posto alla galassia, alla terra e ad altri oggetti e alle manifestazioni che esistono nell’universo.
E, prima di tutto, affermo chiarire, che per questa asserzione non mi affido alla teoria del Big Bang riversata dai centri di ricerca in cui sciamano gli scienziati, no, chiunque conosca la visione del mondo dei vari gruppi umani antichi (che siano del tipo cacciatore-raccoglitore o delle civilizzazioni “primitive”), può vedere che nella stragrande maggioranza di questi, si parla di creazione per mezzo di una cosa che assomiglia a una grande esplosione, a un’enorme scia di luce accecante, ecc.
Ritornando al tema.
In questo caso, gli scienziati pensano erroneamente che come esseri umani siamo il centro dell’Universo, hanno sentito il bisogno di provare nel creare una dimostrazione, che solo la Natura è stata in grado di realizzare, secondo le proprie linee guida, con il suo modo unico e sconosciuto di muoversi.
Detto questo potremmo affermare che, come diceva anche Nietzsche, la causa della ricerca di risposte per gli schiavi dello scientismo è di soddisfare la loro salute mentale, perché le presunte risposte che incontreranno, non sono che semplici invenzioni della conoscenza limitata che l’umano possiede.
Per rispondere ambiguamente alle domande che vengono a pesare sulle nostre teste, l’umano razionale usa il proprio intelletto.
Secondo l’autore del testo, l’intelletto “non è altro che una risorsa degli esseri più infelici, più delicati, più effimeri”.
Questa facoltà umana è preceduta dall’arte di fingere; finzione che è come uno scudo degli uomini deboli, dei meno preparati a sopravvivere, è coperta dal “inganno, dall’adulazione, dalle menzogne e dal raggiro, come l’ipocrisia, la simulazione , vivendo come in un effetto alieno, nel mascherarsi, nel convenzionalismo fallace, portando avanti la commedia avanti, per sé e per gli altri, in una sola parola: nel costante volteggiare della cosiddetta “Vanità”.
Questa distinta vanità di cui gli scienziati del suddetto progetto, e altri, dimostrano, è che è molto evidente il credere di essere la Natura stessa e nel cercare di realizzare una delle manifestazioni più importanti da cui hanno origine le cose come le conosciamo.
Concetti antropomorfici
L’essere umano moderno è obbligato a vivere nella società, ad essere spalla a spalla, avendo a che fare con le persone della stessa specie, è così che per mezzo del linguaggio sono dettate le leggi della validità delle cose, così che l’uomo possa vivere in pace all’interno della società senza entrare in conflitto costante con gli altri, deve adattarsi a quel bisogno di coesistenza con certi concetti, come “verità” e “menzogna”. Ha inventato queste parole così preziose per l’umano razionale e le ha dotate di certezza convalidante, dando luogo a valide designazioni, una delle tante fantasmagorie antropomorfiche.
L’uomo ha sempre desiderato conoscere la verità, dagli antichi pensatori, allo studioso più incallito di qualsiasi materia, religione o disciplina; questo è occultato dalla Natura, che la nasconde e di fronte a questo nascondiglio, viene ulteriormente oscurato dai concetti del intelletto dell’uomo.
Si può intravedere l’attacco arbitrario dell’uomo razionale contro il Vero, nella sua falsa capacità di catalogare la verità con la menzogna. Oggi, come ai tempi di Nietzsche, ciò che è vero risulta essere falso e viceversa. È chiaro che le opinioni espresse su questo argomento possono assumere connotazioni molto diverse da un individuo all’altro, ma seguendo il contesto di questo saggio, ciò che realmente è il Vero è ciò che la Natura mantiene, ciò che l’Universo nasconde di “grezzo” ma allo stesso tempo nel limitato intellettualismo umano. Per esempio, dire che il cielo è blu è una metafora, perché non è una verità, la metafora del cielo azzurro l’abbiamo creato noi, con le nostre capacità cognitive elementari: individuali e collettive. Ma una cosa è catalogare qualcosa di vero che è piuttosto una metafora, e un altro è sapere veramente perché il cielo è di quel colore. Abbiamo dato anche il genere alle cose, il cielo blu, il genere maschile, perché il cielo è maschile? Non è una verità, è una metafora, possiamo davvero catalogare l’essenza delle cose mettendo nomi, colori, generi e così via? No, ciò che creiamo sono più che fantasmi, qualcosa che non esiste nel piano della Natura, concetti supportati dal linguaggio che si perpetua sotto regole di delimitazioni costruite dalla conoscenza umana.
“Pensiamo di conoscere qualcosa delle stesse cose quando parliamo di alberi, colori, neve e fiori: tuttavia, abbiamo solo metafore di cose che non corrispondono affatto alle entità reali. Allo stesso modo in cui il rumore viene presentato come una configurazione della sabbia, la misteriosa X delle cose viene presentata come uno stimolo nervoso, quindi come un’immagine e infine come suono. La verità è, allora, che la genesi del linguaggio non presiede alla logica e che tutto il materiale con cui l’uomo lavora e costruisce in seguito, è dedicato alla verità; il ricercatore, il filosofo, viene, se non viene dal regno dell’Utopia, in tutto i casi non arriva dall’essenza delle cose. “
L’uomo razionale
La società è piena di umani razionali (poiché non include solo scienziati). Sono coloro che vogliono che tutto sia pianificato, si nascondono dietro il falso manto della sicurezza, pensano che se avanzeranno nel loro pensiero totale, avranno il risultato desiderato di quello che hanno pianificato. È così che l’umano razionale si è sviluppato fin dall’infanzia, sotto i falsi concetti usati nella società e nel nucleo familiare. Poiché possiamo solo aspirare ad ammirare la superficie delle cose, il significato non conduce alla Verità, non conduce a nulla, perché la “verità” come la conosciamo è solo un’espressione adeguata dalle norme stabilite dall’umano.
È qui che la Scienza si predispone alle banali domande senza risposta e fa sì che la sua luce accechi completamente l’umano razionale, unendolo in una falsa sicurezza sotto false concettualizzazioni in una realtà falsa, creata e superficiale.
Il razionale è convinto che la sua conoscenza vada oltre, che il suo intelletto lo abbia portato a posizionarsi come il centro dell’Universo, per quanto prudente come quanto infelice!
Il razionale teme l’ignoto, scrive Nietzsche, poiché previene sempre tutto, indicando che se qualcosa va al di là del suo controllo e della sua cura, dovrà essere scagliato nell’abisso che la Natura ha preparato per esso. Per il razionale, il cambiamento è un cammino spaventoso con lacune sconosciute che lo portano in un luogo al di fuori della sua visione prevedibile. E poiché questo essere effimero cerca sempre di razionalizzare tutto, non ama la vita come è, ha sempre delle linee guida e dei limiti imposti per se stesso, in una parola, è infelice.
L’era moderna
Nietzsche chiede, Che sa l’uomo, in definitiva, di se stesso? Il campo scientifico ha un grande panorama che copre molti argomenti, dalle scienze alla medicina, alla fisica, alla chimica, alla biologia, all’ingegneria genetica, alle nanotecnologie, alla neurologia, alla geo-ingegneria, ecc. Tutte e ciascuno di queste materie ha una genealogia che fino ad ora ha voluto rispondere a molte delle domande mai risposte prima. In ognuno di esse vengono trattati i tecnicismi, che sono quei falsi concetti di cui ho parlato, dati dall’uomo, che cercano di dare un nome a qualcosa di sconosciuto all’essere umano.
Nel corso del XXI secolo, la Scienza ha avuto una svolta significativa nei suoi vari rami, tali progressi frenetici hanno lasciato sbalordita la società dei razionali.
Oggi, è diventato generalizzante credere tutto della Scienza, di ciò che chiacchiera, e stupirci delle innovazioni quotidiane e dei loro studi dettati dal vile intelletto umano, siamo caduti in una realtà ancora più falsa e atroce di cui Nietzsche ha scritto nel 1873 (anno in cui fu pubblicato il testo di riferimento).
Ecco perché la sua critica allo scientismo ha una validità enorme e solida in questa epoca moderna.
Che cosa sa allora l’uomo di se stesso? Attraverso la Scienza si può conoscere solo ciò che si vuol sentire, vaga concettualizzazione illusoria di ciò che siamo realmente, niente di più, perché su un piano più reale, non sappiamo nulla, solo ciò che inventiamo e percepiamo come il “reale”.
La Natura è sempre stata e sarà lontana dalle leggi governate dalla matematica e dalla fisica, perché queste due cose sono solo invenzioni umane entro i parametri della realtà artificiale.
La medicina, ad esempio, sa, per quanto possibile, che i vasi sanguigni, devono essere dilatati in modo che il sangue raggiunga il cuore e il cuore possa pomparlo in modo che le funzioni corporee abbiano un vantaggio generale, ma che cos’è questo? Forse è qualcosa di reale? È reale nella conoscenza della Scienza, perché per la Natura non significa niente.
L’astrofisica ha battezzato come “materia oscura” quella materia invisibile che non emette abbastanza radiazioni nell’universo, gli astrofisici hanno basato ipotesi e costruito teorie sulle possibili cause della loro origine, che è solo un esempio dei concetti che l’umano razionale ha inventato per cercare di trovare la risposta a questo enigma, i suoi occhi sono accecati dall’egocentrismo e la Natura giustamente occulta la verità.
L’ingegneria genetica è andata oltre, ha proposto la crio-conservazione come metodo per rianimare una persona dopo la morte congelandola con elio liquido, ridandogli nuovamente vita. Questa è la paura che invade l’umano razionale di cui Nietzsche ha parlato, poiché non può controllare la sua morte, si avventura sperando che la Scienza possa rianimarlo dopo un periodo di tempo, è così che vuole essere prevedibile con la sua vita e persino con la sua morte.
Le statistiche sono una delle scienze che vengono utilizzate come strumento per l’umano razionale, cercando di allontanare la propria vita il più lontano possibile dal pericolo, dalle situazioni dannose e controproducenti, basate su vari studi, che generano diverse raccomandazioni guidate, a causa del falso senso di sicurezza. Tutto questo è riprodotto dai mass media che li trasmettono al ricevente, l’umano razionale, colui che vuole evitare a tutti i costi l’ignoto, colui che rifiuta i cambiamenti, che pensa di proteggersi con la sua prudenza di ciò che gli sfugge dalle proprie mani.
Gli esperti in sismologia, quotidianamente innovano macchine, che prevengono scosse e terremoti in aree specifiche, con un tempo infinito, lavorano su progetti sufficientemente precisi per evitare possibili tragedie umane. La Scienza ha lasciato il posto a nuove tecnologie che mirano a una possibile costruzione di una macchina come quella a cui anelano i sismologi, ma ciò che gli sfugge dalle mani, è che la Natura non è prevedibile: quando si manifesta essi non sentiranno neanche un leggero movimento, gli aghi delle macchine non misureranno nulla, perché la forza della Natura finisce sempre per cadere su cosiffatte previsioni umane.
Con questi esempi attuali, intendo porre una domanda a coloro che negano stupidamente l’evidenza, per cui, la critica di Nietzsche allo scientismo è valida oggi?
L’uomo intuitivo
Mentre l’umano razionale è seduto sul cardine della sua conoscenza, razionalizzando e temendo il cambiamento che lo porta in luoghi sconosciuti, e fuori dalla sua lungimiranza. L’uomo intuitivo attraversa le montagne con ciò che è necessario per vivere, ha capito che la Natura e l’Universo sono in continua evoluzione, sono irregolari e imprevedibili. Ha capito che se razionalizza ogni aspetto del suo muoversi, diventa schiavo della monotonia di routine dell’uomo razionale. Lascia dietro questi legami e accetta ciò che è il presente. La felicità lo accompagna, ma il dolore lo travolge più dell’uomo razionale, perché essendo irrazionale, non sa come apprendere dalle lezioni, né le prende come esperienza.
Anche così, l’uomo intuitivo è posizionato sopra il razionale, e anche di molto:
“L’uomo intuitivo, che si sviluppa nel mezzo di una cultura, deriva dalle sue stesse istituzioni, a parte la difesa con la propria colpa, un flusso costante di chiarezza, cielo sereno e redenzione”.
“Non presenta un volto umano mutevole, e rabbrividisce, ma, in un certo senso, è una maschera degna immutabile; non grida, nemmeno la sua voce è alterata; quando una cupa nube tempestosa cade su di esso, si avvolge nel suo mantello e si allontana con un passo lento “.
È l’uomo intuitivo su cui Nietzsche si basa, per l’elaborazione del suo termine di Oltreuomo, colui che non teme ciò che la Natura gli consegnerà nell’ignoto, che accetta i cambiamenti della vita e si affida alla felicità in senso extra-morale.
“Durante tutta la sua vita, l’uomo di notte è ingannato nei sogni, senza che mai il sentimento morale sia riuscito a impedirlo, quando, dicono, ci sono persone che per forza di volontà sono riuscite a smettere di russare”
Chikomoztoc, Autunno 2015
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