giovedì 18 aprile 2019

Povertà, morte e distruzione




Non riesco a sentire ciò che sente “l’altro”. Posso soffrire o essere felice, ma non posso sperimentare la sua stessa sofferenza in modo integrale, perché è un oggetto completamente estraneo alla mia esistenza. Povertà, miseria, ricchezza o opulenza sono fattori estranei alla mia realtà, parole completamente prive di significato. Dicono: “raccogli oro e argento e poi sarai ricco” oppure “indossa gli stracci, dormi nelle strade, manca di beni materiali e poi sarai povero”.
Io dico: “vivi in base agli altri, prendi ciò che vuoi dagli altri; ritorna alla tua esistenza, uno strumento patetico degli altri, e dunque sarai povero” o “sii un egoista, vivi per te, soddisfa la sete e la fame nutrendoti nella natura, sii creatore e creatura allo stesso tempo, abbraccia la solitudine e poi sarai ricco ». Non riesco a sentire la tua sofferenza perché la mia percezione è limitata: vede e sente ciò che potrebbe giovarmi o danneggiarmi, rispetto a chiunque altro.
La morte di un altro essere che non sono Io, non mi danneggia direttamente o indirettamente perché ho raggiunto la vera libertà. Un essere nobile e libero non può continuare ad essere circondato da catene familiari, spirituali e sentimentali che non fanno altro che limitare le capacità e diminuire la libertà. La morte dell ‘”altro” è un evento assolutamente normale, e la sua importanza dipende dal beneficio o danno che l’evento può causare su di Me, sull’individuo egoista. In questo modo, affermi: “nobile è colui che sacrifica la propria vita a favore degli altri, che abbandona tutto per la famiglia e gli amici”. Io dico: «è nobile quello che vede sfilare i cadaveri dei propri familiari senza versare una sola lacrima».
La distruzione è purificazione. Il mondo è sovrappopolato, eppure le vostre donne ripetono il verbo “dare alla luce”, e lo scrivono ogni volta, più e più volte, nella loro nefasta biografia. Se un essere umano nasce, diventa automaticamente il mio nemico, perché entrambi lottiamo per ottenere i beni che ci sono necessari, e perché entrambi abbiamo bisogno di un certo numero di risorse per sopravvivere. È la durezza della realtà che dobbiamo vivere, ma non è questo il motivo per cui dobbiamo chiedere e lamentarci in eterno. Mi alzerò e camminerò senza compagnia alcuna. So che non ho bisogno di nessuno tranne me, e che gli uomini codardi, nati per essere servi, troveranno abbastanza motivi per combattere per gli inutili gaznápiros (stupidi, Ndt) che li circondano, mentre io cercherò di distruggerli.
E se la folla cerca di divorarmi, inghiottirò anche gli esplosivi e le armi che circondano la volontà furiosa e sfrenata di vivere in Me e per Me.
Belzeebub

Nessun commento:

Posta un commento