venerdì 3 maggio 2019

Martucci racconta Stirner



Max Stirner è lo pseudonimo del professor Johann Caspar Schmidt che scrisse l’opera intitolata L’unico e la sua proprietà.
In questo libro l’autore dimostra che l’essenza della vita individuale non è altro che l’egoismo. Ciascuno non vive che per sé e tende con tutte le sue forze a liberarsi dal dolore e a conquistarsi il piacere. Perciò l’egoismo è un solo impulso che, passando attraverso i temperamenti individuali, assume tante forme diverse. C’è chi si soddisfa facendo il cosiddetto male e godendo dell’altrui dolore. C’è chi ignora gli altri e rimane indifferente nei loro riguardi, cercando solo il proprio benessere materiale e morale. C’è, infine, il generoso che tripudia facendo ai suoi simili il cosiddetto bene. Io mi privo con piacere dell’ultimo pezzo di pane rimastomi e lo dono al vicino perché provo un minor dolore a digiunare io che a non vedere spasimare l’altro per i crampi della fame che attanagliano il suo stomaco. Ma tutti, sia il sadico come l’indifferente come il buono, non hanno altro scopo che se stessi; l’appagamento personale mediante la soddisfazione dei sentimenti e dei bisogni che ognuno avverte a modo suo. Per poter però vivere in tale modo è necessario che ogni io sia liberato dalle catene, fisiche e psichiche, che religione, morale, società, Stato ecc. impongono al singolo, esigendo da tutti l’osservanza di una norma di condotta per tutti uguale.
Ma Stirner osserva: tutti questi esseri ritenuti superiori e sacri e trovantisi al di fuori e al di sopra di me sono, in realtà, delle mie creazioni. Sono io che pensandolo e ammettendolo creo Dio. Così, ugualmente, creo la morale e la società e lo Stato, ecc. quindi queste creazioni sono opera mia e come le ho tratte dal nulla così posso distruggerle nell’istante in cui mi accorgo che esse causano la mia schiavitù. Quindi ritorno libero e posso servire unicamente la mia causa.
“La mia causa — dice Stirner — non è né divina, né umana. Non è né il vero, né il buono. Né il giusto, né il libero. Essa non è generale ma unica come io sono unico. Nulla vi è al di sopra di me”.
Ma per realizzare la propria libertà che finisce solo dove terminano le sue forze, l’individuo non ha che un mezzo: la forza muscolare, volitiva, ecc. È solo con la potenza che l’individuo  riesce ad affermarsi e a realizzare la sua volontà di gioia.
Quando posso mi è permesso fare ciò che mi pare e piace e non debbo chiedere a nessuno l’autorizzazione dato che sono capace di procurarmela da me stesso. Se poi la mia azione viene giudicata bene o male, morale o immorale, a me non importa nulla.
Che cosa è bene? Che cosa è male? Essi sono termini privi di senso giacché bene e male non esistono non essendo nessuna cosa e nessun atto in se stessi buoni o cattivi. È l’uomo che giudica tale o tale. Ugualmente non vi sono né diritti, né doveri.
Che cosa è il diritto? È il permesso che un essere superiore mi concede di avere limitatamente un certo vantaggio che desidero. Che cosa è il dovere? L’obbligo che mi fa questo stesso essere superiore di compiere certe azioni anche se non avverto il desiderio di farle. Ma siccome gli esseri superiori non esistono, non sono che dei fantasmi, ci è possibile conquistare quello che ci piace, fin dove possiamo, e astenerci da altre azioni che non ci gradisce attuare.
Queste sono le teorie dello Stirner che conducono al ritorno alla natura, alla spontaneità e all’istintivismo, al libero dilagare della personalità fin dove essa vuole e può giungere.
Però in questo stato di completa anarchia e di mancanza della società organizzata l’individuo può creare, spinto dal bisogno e dalle affinità che riscontra con altri, delle associazioni che sono libere e revocabili. Ma ciò se permette, in tanti modi diversi, lo scambio di aiuti e di servizi fra gli Unici, non restringe la libertà di ognuno come fa la società organizzata. “La società — dice Stirner — si considera sacra e ritiene che l’individuo sia una sua proprietà della quale può fare ciò che vuole. Può opprimerlo, sfruttarlo e mandarlo in guerra. Invece l’associazione è una libera creazione dell’io il quale può servirsene o gettarla via non appena essa non gli conviene più”.
Stirner è dunque antisociale, come afferma Victor Basch, però la sua è un’antisocialità che non esclude la socievolezza libera e spontanea.
Karl Marx scrisse contro Stirner un libro intitolato San Max.
Però, come anche ha riconosciuto Ettore Zoccoli, nel suo libro L’anarchia, Marx stesso si è servito della teoria dell’egoismo stirneriano per dare ai proletari il bisogno egoistico che li spinge a insorgere contro la tirannia borghese e creare la lotta di classe.

Nessun commento:

Posta un commento