mercoledì 15 agosto 2012

individualismo anarchico





individualismo anarchico 
di Victor Basch

... a nostro avviso, il primo lavoro di provenienza prettamente accademica e non propagandistico-rivoluzionaria che attesta l'anarchismo di Max Stirner e lo condivide facendolo parzialmente proprio, fu scritto da un professore francese della Sorbona, Victor Basch (1863-1944), che morirà tragicamente nel Gennaio 1944, fucilato dai nazisti a causa del suo impegno nella Resistenza contro l'occupazione tedesca della Francia e in qualità di presidente della Federazione Internazionale delle Leghe per i Diritti dell'Uomo. Il titolo dell'opera a cui abbiamo testè accennato è: "L'individualisme anarchiste. Max Stirner" e la sua prima edizione vide la luce nel 1904. Si tratta di uno studio non tanto storico quanto sistematico, dove l'autore si propone, partendo da premesse filosofiche, di dare una interpretazione filosofica dell'anarchismo stirneriano. Più precisamente, l'individualismo anarchico di Max Stirner, che non può essere disgiunto dall'individualismo aristocratico di Friedrich Nietzsche, suo epigono ed integratore, rappresenterebbe non tanto una dottrina politica ed economica quanto invece una visione estetica di filosofia della storia, secondo la quale si cercherebbe di superare il livellamento democratico-egualitario per affermare invece "il momento mitico dell'uomo": Aristocrazia dello Spirito, culto degli Eroi, divinizzazione del Genio o Uomo d'Eccezione. Però, ed in questo risiede una delle particolarità dell'interpretazione del Basch, la dimensione eroica dell'individualismo non serve a costituire e a fomentare la tirannia, che vive e prospera non di eroismo ma di viltà e di mediocrità, e l'individualismo anarchico di Max Stirner al contrario permette la realizzazione di quella che questo autore in esame definisce la "vera democrazia, che riposa in ultima analisi sul valore immanente dell'individuo". Il critico francese in seguito sosterrà, nella seconda edizione del testo, datata 1928, che se alcuni apologisti del fascismo si rifanno nelle loro follie a Stirner e a Nietzsche, essi si rifanno però ad un Nietzsche e ad uno Stirner "compresi male", poichè niente è più contrario al SuperUomo di Nietzsche che la forza brutale elevata dal fascismo, e niente è più contrario alla libertà sfrenata e dettata dal Desiderio anzichè generata dal Dovere che propugna e postula Stirner per tutti gli individui in grado di esercitarla, che il servilismo al quale il fascismo condanna i suoi concittadini.




Victor Basch, per arrivare a definire l'individualismo stirneriano-nietzscheano, parte con l'esaminare "i diversi momenti costitutivi" dell'individualismo liberale e/o del diritto da un lato e dell'anarchismo classico dall'altro. Per addivenire a ciò, egli utilizza gli strumenti teoretici e terminologici lasciatigli dalla filosofia del tedesco Gottfried Wilhelm Leibniz (1646-1716). Nell'esame dell'individualismo liberale o del diritto, vengono posti i seguenti "diversi momenti costitutivi": metafisico, biologico, psicologico, morale, politico ed economico. Secondo il Basch, si suppone nel momento metafisico l'esistenza di certi atomi spirituali, distinti in modo irriducibile gli uni dagli altri, detti monadi. Nel momento biologico si suppone l'esistenza di organismi indipendenti, le cui parti portano il marchio di ciò che le precede e le esplica. Nel momento psicologico si suppone l'esistenza degli io sostanziali dotati ciascuno di libertà, la cui manifestazione suprema è la ragione teoretica e pratica, cui devono subordinarsi le varie sensazioni ed i sentimenti. Nel momento morale si suppone l'esistenza in ogni uomo di doveri, di diritti universali e necessari. Nel momento politico si suppone l'esistenza di un minimo di stato per la tutela della giustizia e della libertà degli individui. Infine, nel momento economico si suppone l'esistenza della libera concorrenza. Per quanto riguarda l'esame dell'anarchismo classico, si nota da parte di Basch che esso conviene solo in parte con l'individualismo liberale o del diritto, e precisamente per l'ambito della metafisica e della biologia. Invece esso batte una via propria per quanto riguarda la psicologia, dove non si ammette la superiorità della ragione rispetto alle altre potenze, la morale, dove non ci sono obblighi di sorta, la politica, dove si ripudia ogni forma seppur minima di stato, ed infine l'economia, dove si preconizza l'eliminazione della proprietà privata e della concorrenza borghese. Viene però condivisa, e ciò è di essenziale importanza per Basch, da parte sia dell'individualismo liberale che dell'anarchismo classico, l'ipotesi dell'armonia prestabilita, cioè di un ordine naturale di bontà originaria.



Poste in rilievo le caratteristiche dell'individualismo liberale e dell'anarchismo storico o classico, Basch passa a caratterizzare l'individualismo anarchico di Stirner e di Nietzsche. Esso verrebbe ad identificarsi da una parte con l'individualismo liberale per quanto riguarda i momenti della metafisica e della biologia, e dall'altra con l'anarchismo classico o storico per quanto riguarda il momento psicologico. Mentre, per quanto concerne gli altri momenti, cioè quelli della morale, della politica e dell'economia, si arriva a conclusioni opposte. E ciò si deve al fatto che l'individualismo anarchico stirneriano-nietzscheano non condivide l'ipotesi, comune al movimento liberale e al movimento anarchico, di un'armonia prestabilita, di un ordine e di una bontà originari, ma parte dai presupposti del pessimismo antropologico, sul versante umano, e dell'universale disarmonia, sul versante generale, per poter affermare in tal modo l'ineguaglianza irriducibile ed irrimediabile tra gli esseri.



In forza di questi presupposti di base, si comprendono alcune divergenze irreparabili che separano l'ideale etico dell'anarchico in Kropotkin ed altri, da quello di uno Stirner o di un Nietzsche. Infatti, Kropotkin e i suoi discepoli, pur ripudiando ogni morale religiosa e liberandosi da ogni imperativo di morale kantiana, preconizzano tuttavia un'etica che è, secondo il Basch, "evangelicamente pura". L'anarchismo, nonostante le grida di rivolta contro la religione e la legge, conserva ancora quel fantasma, quell'idolo degli idoli, cioè la morale, per nuovissima che sia o che si determini da se stessa ingannevolmente come tale. Invece, per Victor Basch, l'unica virtù di cui può vantarsi l'Individuo, è soltanto il potere della Forza, della Bellezza e del Genio. Tale concezione, osserva ancora il Basch, prima di essere rappresentata da Stirner e da Nietzsche, era già stata difesa dai sofisti. È sufficiente pensare all'assioma di Protagora, secondo il quale l'uomo è la misura di tutte le cose. Gorgia distingue tra ciò che è bello secondo natura e ciò che è bello secondo legge, e asserisce che la legge sia l'opera del più debole per combattere il più forte, ed irretirlo, nel suo slancio verso i più alti traguardi. Perciò si dice da parte della massa che la superiorità, e la superiorità a cui allude Basch è quella spirituale, interiore, morale, della sensibilità, sia cosa cattiva ed ingiusta. In tempi moderni, Thomas Hobbes e Baruch Spinoza arrivano, osserva ancora il Basch, a concezioni analoghe. Per Hobbes, l'origine della società non si esplica per bontà dell'uomo verso l'uomo, ma per paura dell'uno verso l'altro. Lo stato naturale dell'uomo è la guerra e solo per porre fine a questa, i deboli si sono uniti tra loro. Secondo il trattato teologico-politico di Spinoza, il diritto di ciascuno si estende là dove arriva la sua potenza. Però, secondo il Basch, si deve ancora fare rilevare che ciò che costituisce per Hobbes e Spinoza lo stato di natura, al di sopra del quale la necessità ha spinto gli uomini ad elevarsi, costituisce invece per gli anarchici individualisti moderni lo stato di diritto, un nemico da abbattere, non per ritornare ad un idilliaco stato di natura, che piuttosto che armonico ha le caratteristiche riscontrate proprio da Hobbes, quanto per liberarsi dagli impedimenti e dagli ostacoli, rappresentati dalla codificazione del diritto, che intralciano il libero dispiegarsi ed affermarsi delle Singole ed Irripetibili Individualità.



Nell'individualismo anarchico, dove si celebra "l'identificazione tra diritto e potenza", non vi è limite alla libertà di ciascun individuo, dato che quale titolo di diritto vale soltanto la forza. È evidente, come già è peraltro emerso, che tale concezione di "libertà illimitata" venga ad escludere l'idea dell'eguaglianza. Perciò l'individualismo anarchico si distingue dall'individualismo di diritto che, dopo aver avuto coscienza dell'ineguaglianza originaria degli individui, proclama, come la Rivoluzione Francese, l'eguaglianza di tutti gli individui di fronte alla legge. Questa eguaglianza è il fondamento di una democrazia formale, una sorta di farsa, mentre come abbiamo ricordato, per Basch soltanto l'individualismo stirneriano-nietzscheano, che determina un equilibrio tra potenze individuali, preluderebbe alla cosiddetta "vera democrazia". L'individualismo anarchico, essendo "irriducibilmente nominalista", contesta l'eguaglianza di fatto e pure quella di diritto, domandando agli uomini di realizzare non già la più grande eguaglianza ma la più grande ineguaglianza possibile. Da ciò si vede come l'ideale politico dell'individualista differisca profondamente da quello dell'individualismo del diritto, secondo il quale tutti i cittadini sarebbero eguali di fronte alla legge, e da quello dell'anarchismo classico, secondo il quale si critica lo stato e le legge per poter creare la Società Nuova. L'essenza dell'anarchismo classico consiste nella sostituzione delle regole convenzionali alle norme giuridiche; mentre il diritto intende valere oggettivamente, la regola convenzionale vale solo in forza del consenso di coloro che vi si sottomettono. Ma la categoria della sottomissione è assolutamente estranea al pensiero individualista anarchico.



Il Basch conclude che "Stirner, sebbene non l'abbia confessato apertamente, è lui stesso un aristocratico. Egli preconizza l'associazione, ma si tratta di un'associazione di egoisti, dove ciascuno non abbandona una parte del suo potere che per permettere a questo stesso potere di rivelarsi più completamente". Come si vede, secondo la tesi del Basch, l'individualismo anarchico stirneriano-nietzscheano perviene all'Aristocrazia dello Spirito, al Culto degli Eroi, alla divinizzazione del Genio o Uomo d'Eccezione. Tale tema si ritroverebbe, secondo il filosofo francese, oltre che in Stirner e in Nietzsche, pure con delle variazioni nel Romanticismo Tedesco, in George Byron, in Friedrich Schleiermacher, in Henryk Ibsen, in Soren Kierkegaard, in Wolfgang Goethe. L'individuo superiore sarebbe l'essere cui spetta il diritto o meglio il privilegio di abbandonarsi istintivamente a tutti gli impulsi del suo spirito, di considerare l'Universo quale mero teatro delle sue esperienze, di servirsi dei suoi simili in un vicendevole scambio gratuito allo scopo di appagare la sua inestinguibile sete di passioni e di ribellarsi contro tutte le convenzioni e le norme sociali, contro tutte le forme che i principî di autorità e di gerarchia assumono nel corso della Storia, fossero anche le formule organizzatrici denominate "anarchiche".



La lezione di Victor Basch, il contributo all'Individualismo e all'Anti-Organizzazione dato da questo esimio intelletto, e il suo esempio di oppositore inflessibile di tutti i governi e di tutti gli autoritarismi, segnato dal suo assassinio operato dal nazifascismo, rimangono validi ancora oggi e più che mai, nel momento in cui fantasmi che sembravano esorcizzati per sempre stanno rimaterializzandosi e i nemici delle libertà individuali vecchi e nuovi stanno rialzando la testa. Il genio di questo coraggioso francese ci sia di sprone nella lotta per la salvaguardia della dignità e della giustizia per tutti gli esseri, per gli oppressi e gli sfruttati, per gli emarginati e gli isolati, tutti tra loro irriducibilmente ineguali, così come tutti egualmente sicuri di poter pretendere l'invito al desco del Rispetto e della Convivialità che ad ognuno sono dovuti.



"Che cosa m'importa di sapere se quello che penso e faccio è cristiano o no? Che cosa m'interessa di sapere se è umano, liberale, umanitario, oppure inumano, illiberale, disumano? Purché serva a ciò che voglio, purché io ci trovi la mia soddisfazione, dategli i predicati che volete: per me è indifferente. Anch'io lotto magari contro le idee che sostenevo appena un momento fa, anch'io cambio improvvisamente il mio modo d'agire; ma non perché non corrisponde al cristianesimo, non perché è contrario agli eterni diritti dell'uomo, non perché magari fa a pugni con l'idea di umanità, di umanismo e di umanitarietà, ma-perché non mi va più tanto bene, perché non mi procura più un godimento pieno, perché io dubito delle idee di prima o non mi piaccio più nel modo d'agire seguito appunto finora. Come il mondo, in quanto mia proprietà, è diventato un materiale che posso usare come voglio, così anche lo spirito, in quanto mia proprietà, va abbassato a materiale di cui io non ho affatto un sacro timore. Allora io non tremerò più, innanzitutto, davanti a nessuna idea, per quanto temeraria e diabolica possa essere, perché, se essa minaccia di diventare per me troppo scomoda e insoddisfacente, io ho il potere di annientarla; ma io non mi ritrarrò tremando neppure di fronte ad azione alcuna perché in essa dimora uno spirito empio, immorale, illegale, così come san Bonifacio non desistette affatto, per scrupoli religiosi, dall'abbattere la quercia sacra ai pagani. Come una volta le cose del mondo son diventate vane, così devono diventare vani i pensieri dello spirito. Nessun pensiero è sacro, perché nessun pensiero dev'essere oggetto di devozione; nessun sentimento è sacro (né l'amicizia né l'amore materno, ecc.), nessuna fede è sacra. Sono tutti alienabili, mia proprietà alienabile e io li anniento così come li creo". [Max Stirner, "L'Unico e la sua proprietà", 1845].

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