Ho
letto di recente l’intervista a uno dei tanti gotha dell’anarchia, in cui tra
le altre cose, affermava che: “ l’attitudine antigiuridica è quella del
martire”.
Accanto
a questo posso menzionare anche frasi che ho mille volte sentito, come ad
esempio: “ il compagno deve poter far tutto per difendersi ed uscire. È più
utile fuori che dentro” e altre banalità di questa portata.
Andiamo
con ordine. Ognuno è libero (che gran parola) di fare ciò che più desidera,
difendersi, non difendersi, fare il pentito, tutto secondo il suo sentire
egoistico e il suo piacere. Non sta a me scegliere, continuo però a trovarmi di
fronte la forte contraddizione di chi come anarchico dice di combattere il potere
statale e poi ne usa i mezzi, ma io sono un Individuo puntiglioso.
Ad
ogni modo, la posizione del martire, mi pare sia quella che da sempre ha incarnato
un certo tipo di anarchico colpito dalla repressione dello “Stato/Capitale”
(che termine vetusto); una volta colpito da un avviso di garanzia, dalla
carcerazione inizia a piangersi addosso e corre a nascondersi dietro le gonne
del suo avvocato, avvocato compagno, pardon! Chi è il martire?
Non
ho mai visto o sentito di fieri antigiuridisti che piagnucolano per la repressione,
ma semmai li ho sentiti RIVENDICARSI le azioni fatte, o dichiarare l’affinità
alle azioni commesse da altri. Anche se, in realtà, di antigiuridisti ne
conosco pochi, alcuni sono lontani kilometri e altri appartengono ad altre
epoche, i miei Affini mi accompagnano ogni giorno. Una cosa è certa li ho sempre
sentiti ruggire e mai lacrimare sangue come le statue dei santi!
All’
epoca in cui iniziò il dibattito sull’antigiuridismo, per quanto qualcuno si
ostini a negare l’esistenza dello stesso, l’aspetto della questione si focalizzò
soprattutto sulla rinuncia alla difesa da parte dell’avvocato (avvocato che
secondo la legge ti viene comunque riassegnato “in eterno”, perché fa parte del
tuo diritto), ma come è stato in altri testi vergato e approfondito
l’antigiuridismo è molto più di questo. È prima di tutto un’attitudine di vita,
è la sperimentazione continua nell’esistenza di tutti i giorni della negazione
della società e delle sue regole, dello stato e delle sue leggi, una vita ai
margini ( dico ai margini perché sarebbe impensabile essere al di fuori di questi
margini, ma non è questo l’approfondimento che desidero oggi fare). Sfruttando
egoisticamente tutto ciò che per me è utile in un determinato momento.
Vivere
l’illegalismo: la rinuncia ad una vita facilmente “rintracciabile”, ma soprattutto
la rivendicazione del sé in ogni atto, dell’unione egoistica nell’agire e di
una continua attitudine non collaborativa con lo stato e la sua corte, non
fatta solo da giudici, pm e sbirri, ma anche avvocati, che non sono “angeliche
figure astratte”, come forse molti pensano, ma i protagonisti delle aule dei
tribunali legati saldamente con lo stato, di cui usano leggi e cavilli.
Sara Zappavigna
(*) Come esempio specifico – riportiamo quello
dei Fieri Antigiuridisti della Cospirazione delle Cellule di Fuoco/FAI, che
nonostante -alcuni di loro- non siano neanche stati processati e condannati-
sono ancora in prigione in in carcerazione preventiva. In grecia - il limite massimo
è di 16mesi – per i reati associativi.
Una domanda agli
etici pro giuridici:
Come mai i Fieri
compagni della CCF - sono in galera?
PerchéAntigiuridicamente - non
hanno usufruito di cavilli legali o attenuanti per uscire.
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