martedì 10 settembre 2013

ASSOCIAZIONE DI MALFATTORI



ANCHE BILLOT…



Se abbiamo il tipo di spirito dei giornali di cui abbiamo parlato, fogli a titoloni molto parigini, con sottotitoli provocatori, oggi la nostra piccola carta svolazzerà attraverso la città, con in testa, queste parole:


Tutti Traditori



Non mancheremo di aggiungere, per precisare il nostro pensiero sugli scandali
militari che una certa stampa solleva senza scrupoli:


La Patria in Pericolo


Come! Ecco dove siamo arrivato dopo ventisette anni [1] di sforzi, di lotte e di affari!... Il dubbio, l'orribile dubbio, s'insinua, penetra gli strati profondi, quei famosi strati, i veri e i falsi, invade il Popolo, rovescia l'Esercito.

I nostri confratelli i più rinomati, i più distinti, coloro che guadagnano più denaro e spendono più di spirito, non temono di coinvolgere nelle loro polemiche il capo supremo del nostro esercito, il generale Billot [2] stesso!

Dei giornalisti insospettabili come delle mogli dei cesari, degli scrittori seguiti dalle masse, insultano un ministro della guerra, un soldato!

Ma diventano dunque dei senza-patria, questi uomini che abbiamo appreso a leggere con rispetto, con fiducia? Cos'è successo? Che vento soffia? Quale vento li ha resi pazzi?

Hanno detto, e cito, ahimè:

"Billot è un bugiardo"

"Un incapace"

"Un rimbambito"

La mia penna si rifiuta di continuare le citazioni. Basta! Aria!

L'aria è pura, la strada è larga...
Basta! "Bugiardo, incapace, rimbambito"! Hanno detto questo, hanno detto di peggio. Hanno rovesciato l'oltraggio a piene colonne. Nessuno dei nostri capi è stato risparmiato: quando non era il generale Billot, era un altro generale di una capacità poco comune, era il generale Saussier!

Sì, il governatore di Parigi, quello che, in caso di sconfitta nell'Est, sarebbe la nostra ultima speranza: Saussier per tutti![3].

Nulla li ferma- nemmeno gli agenti della Sicurezza dello Stato. Vanno, vengono, parlano, cianciano, mormorano e complottano come organizzatori di panico.

Le tirature salgono, la borsa scende.

Tutto questo perché un ebreuccio ha tradito- o non ha tradito.

Perché degli ufficiali hanno tradito- o non hanno tradito.

Inestricabile incubo. La mia testa vi si perde, l'emozione conquista il paese. 


L'ora è grave.

Si racconta, si insinua, si grida che gli ufficiali in causa che non si sono consegnati alla Germania, si sono lasciati comprare dal sindacato Dreyfus [4].

Le accuse in intrecciano, le invettive si urtano. Non si ode più che un vago brusio e questi epiteti come punti coronati:

Spia! Traditore! Venduto! Delatore!

Si lanciano dei nomi, si strappano dei gradi.

Tutto è sospetto, tutto e tutti.

Se c'è il sindacato della difesa, ci sono i sindacati dell'attacco.

Quanto fango! Quanto fango per l'uomo onesto che va a piedi, per il bravo piccolo ufficiale di fanteria... Quanto fango! Quanto fango! quanti sindacati senza parlare di quello della pigrizia.


Questo deplorevole caso Dreyfus (tutti ripetono: deplorevole) non è così deplorevole insomma che per i retroscena che rivela. Non c'è più rispetto, non c'é più disciplina. Tutto passa...

Tutto passa come i documenti importanti del nostro gabinetto nazionale.

Il senso della gerarchia fila come un cavallo al trotto.

Il capitano dice al comandante:

-Sappiamo chi siete, canaglia!

Il comandante dice al colonnello:

-Vado a regolare il tuo conto.

Che spettacolo per lo straniero!

E tutto è noto, tutto è in vendita, come i segreti professionali. Lo spazio mi mancherebbe per darne lista, anche senza nessun commento, dei personaggi di cui ci si permette di consegnare la vita, le parole, i gesti, in pasto a malsane curiosità. I più onorevoli, i più leali soldati non vi sfuggono. Dal comandante-conte Esterhazy [5] sino al generale Mercier, passando per il colonnello Picquart, i comandanti de Saint-Morel e Forzinetti, il maggiore de Rougemont, il controllore-generale Prioul, ecc., ecc., bisognerebbe sfogliare l'Annuario.

E la mano trema, e il cuore si stringe.

Mi sembra di vedere la Bandiera impallidre... [6].

Oh! là là! il deplorevole caso.

Ciò che è più inquietante, è forse l'atteggiamento del pubblico.

Si avverte una pesante malevolenza.

Le cose più naturali, le più verosimili sono interpretate spiacevolmente, è a questo punto che delle persone sorridono quando il comandante Esterhazy ci racconta come una signora velata gli consegnò degli oggetti preziosi.

-Ma è del Gaboriau, si grida, del Montépin, del Richebourg [7].

-La conosciamo, la dama velata!

-È il signore bruno di Pranzini…

Silenzio, voi tutti! Vediamo, ammettete che una dama che non vuole essere riconosciuta metta una veletta sul suo viso. Questo, siete forzati a convenirne. Allora, cosa trovate di strano a che una dama prenda una vettura per salire sino al Sacré-Cœur [8]? Ciò accade ogni giorno. Allora ri-cosa? Tacete voi altri dunque, e fate il saluto militare.

Ci si affatiga nel ripetervi dei dettagli che, per la loro stessa precisione, hanno la fragranza del profumo della verità.

1° Vi si dimostra che la vettura era una Urbaine.

Non si inventano cose così.

2° Vi si strimpella che questa Urbaine era trainata da due cavalli grigi.

E cioè troppi quando gli omnibus ne sbattono tre per salire meno in alto?


Sfortunatamente, nel disdicevole caso, non tutto è così chiaro come il ruolo del comandante Esterhazy.

Vi sono delle reticenze, delle precauzioni, delle combinazioni.

L'intervento della dama velata è il solo fatto veramente netto e indiscutibile.

Su altri punti, l'inchiesta langue, le informazioni sono contradittorie, le conclusioni inamissibili... La riserva degli uni, la cattiva fede degli altri, lasciano il campo libero ad abominevoli imputazioni.

I rettili alzano la testa.

Questi ovipari, che covano una copia di cui si sa il prezzo a Berlino, ci hanno accusato di furto. Hanno fatto finta di credere che lo sdegnoso silenzio del governo significava che temevamo la luce delle spiegazioni. Hanno parlato di Ragion di Stato e di documento sottratto. Hanno osato mostrare la Francia frugare nel contenitore dei rifiuti dell'ambasciatore di Germania...

È una volgare calunnia.

Non avremmo avuto la prova del tradimento di Dreyfus se non impadronendoci di incartamenti per arrampicata e per effrazione.

I detti incartamenti non sarebbero della carta moneta; ma degli incartamenti contabili la cui produzione è altrettanto impossibile quanto quella dei biglietti di banca falsificati.

Saremmo degli svaligiatori.

Saremmo noi ad aver rubato dei documenti!...

E, oggi, taceremmo come dei criminali colti sul fatto. Dovremmo temere se non il bicorno del gendarme, per lo meno il casco a punta acuminata...

Avremmo paura.

Il sangue non fa che un giro - e lo fa molto velocemente - alla lettura di simili stupidità. L'effrazione, l'arrampicata, il furto sono dei procedimenti teutonici. Mai, in Francia, il Tedesco farà scuola.

E la paura non è figlia dei Galli.

In verità, lo scrivo: non siamo noi ad essere una Associazione di Malfattori!

L'ora è suonata di gridare forte che lòa Francia è sempre la Francia. E se qualcuno l'ha già ripetuto,


Tanto meglio! Chiodo martellato penetra che più a fondo.


Siamo pronti- pronti a tutto.

I complici o gli ingannati che, a parole velate, lasciano intendere che avremmo qualcosa da nascondere, perpetrano un'opera non patriottica. Si fanno l'eco di una menzogna.


È una baggianata che viene dalla Prussia.

Inoltre, come dice il signor Macdonald, duca di Tarente e ufficiale di riserva, in una poesia pubblicata di recente dal nostro audace confratello La Patria:


Il cuore è fatto per accorarsi.


Doppieremo il capo di questa crisi. L'anima del paese è in caserma, così come lo annunciava, l'altro ieri, nel Journal, il nostro maestro Armand Silvestre [9].

La parola è ai militari.

Hanno dei nomi definitivi. Il Figaro li raccoglie.

Il signor de Rodays fa parlare:

-Non siete stati sorpresi, chiede ai compagni di reggimento del comandante Esterhazy, non siete stati commossi nel vedere mischiati a questo triste dibattito il nome del vostro compagno d'armi?


-Affatto, rispondono i compagni, il comandante era quel che si chiama un bisognoso... e allora... capite...

Non capisco, io. Non posso comprendere. Bisognerebbe essere un grafologo per interpretare queste linee lì nel loro senso preciso.

Esse proclamano un'enormità.

Esse urlano che un ufficiale povero è alla mercé del caso, che la paga è insufficiente se il ricco matrimonio non interviene. Esse strombazzano questo vergognoso dilemma: rilevare una dote o eleborare dei piani.

Menzogna e morte! Isola del diavolo! In nome della mia vecchia giberna! Sono queste parole di fellonia.

La Grande Muta [10] non ha detto questo.

Esigiamo una smentita. Protestate e rettificate. O domani qualche impertinente, dopo il Figaro, ripeterà per nuocere al prestigio delle Spalline:

-Quando non sgranocchiano pane bianco, questi signori si abbuffano di Tricolore. 


[Traduzione di Ario Libert]



NOTE

[1] ventisette anni. Zo d'Axa intende riferirsi alla sconfitta della guerra Franco-prussiana del 1870-71, prodromo dell'insurrezione democratico socialista della Comune di Parigi. 
[2] Il generale Jean-Baptiste Billot (1828-1907), all'epoca dei fatti figura di prestigio dell'esercito francese per aver partecipato alla spedizione messicana (1861-1867). Nominato nel 1869 capo di stato maggiore in Algeria. Durante la guerra franco-prussiana partecipa alle battaglie di Sarrebruck, Forbach, Borny e Noiseville. È eletto deputato nel 1871, dal 1875 senatore a vita, nel 1882 diventa ministro della guerra. Citato da Zola nel suo celebre editoriale J'accuse, che diede via al celebreaffaire Dreyfus: " Accuso il generale Billot di aver avuto tra le mani le prove certe dell'innocenza di Dreyfus e di averle soffocate, di essersi reso colpevole di questo crimine di lesa umanità e di lesa giustizia, per uno scopo politico e per salvare lo stato maggiore compromesso". 
[3] Il generale Félix Gustave Saussier 1828-1905), partecipò alla campagna di Sebastopoli e poi a quelle d'Italia di Magenta e Solferino. Prese parte anche alla campagna del Messico con la Legione straniera. Ai tempi della guerra franco-prussiana dopo aver combattuto in alcune battagli è fatto prigioniero da Prussiani. A partire dal 1871 è attivo molte volte durante le numerose insurrezioni che scoppiano in Algeria. Nel 1884, è nominato Governatore militare di Parigi. Nel 1887, è candidato alle elezioni presidenziali senza alcun successo. Inoltre Saussier è omofono in francese a saucier, e cioè salsiera, da qui la frase apparentemente priva di senso nel contesto dell'articolo:Salsiera per tutti.
[4] Alfred Dreyfus, capitano dell'esercito francese, ebreo alsaziano, fu al centro del più grande scandalo politico sociale della Terza Repubblica. Nel 1894, infatti, fu accusato di aver consegnato ai Tedeschi dei documenti segreti e quindi condannato alla deportazione a vita per tradimento sull'isola del Diavolo di fronte alle coste della Guyana francese.La famiglia del capitano, tramite suo fratello Mathieu, tentò di provare la sua innocenza coinvolgendo il giornalista Bernard Lazare. Allo stesso tempo il colonnello Georges Picquart, capo del contro-spionaggio, constata nel 1896 che il vero traditore era il comandante Ferdinand Esterhazy. Lo Stato Maggiore però rifiutò di mutare la sentenza e traferì Picquart nell'Africa del Nord. Il cerchio dell'opinione pubblica convinta dell'innocenza di Dreyfus si va ampliando rapidamente. Nel 1898 Esterhazy è assolto con grande soddisfazione dei nazionalisti, mentre Émile Zola pubblica il suo noto articolo "J'accuse!" accolto favorevolmente da numerosi uomini di cultura, la Francia si divide in due. La prima sentenza passa in appello e porta ad una nuova condanna a dieci anni di lavori forzati per Dreyfus. Dreyfus dopo quattro anni di deportazione accetterà la grazia presidenziale. Soltanto nel 1906 la sua innocenza sarà ufficialmente riconosciuta. Riabilitato Dreyfus è reintegrato nell'esercito con il grado di comandante. Parteciperà alla Prima guerra mondiale. Morirà nel 1935.
[5] Il comandante-conte Marie Charles Ferdinand Walsin Esterhazy, è il comandante del 74° reggimento di fanteria, il cui tradimento fu all'origine del caso Dreyfus. Nato a Parigi nel 1847, si arruolò nella Legione straniera con cui prese parte alla guerra franco-prussiana del 1870. Iniziò le sue attività di spionaggio a favore dei Tedeschi nel 1894. Legato all'intendente militare von Schwartzkoppen, gli fornì delle informazioni, probabilmente per cancellare i suoi debiti.
 [6] La bandiera bianca era quella monarchica dei sostenitori della restaurazione borbonica.
[7] Émile Gaboriau (1832-73), giornalista e scrittore di romanzi di appendice che traevano ampia ispirazione dai fatti di cronaca di ambito criminale e giudiziario dando così vita al romanzo poliziesco. Xavier de Montépin (1823-1902), prolifico autore di drammi popolari e romanzi di appendice. Émile Richebourg (1833-1898), giunto a Parigi a 17 anni dall'Alta Marna, dopo vari mestieri approdò al giornale Le Figaro dove iniziò una brillante carriera di autore di romanzi d'appendice. 
[8] La basilica del Sacré-Cœur (Sacro Cuore), posta in cima alla collina di Montmartre, è l'edificio religioso di Parigi voluto dall'Assemblea nazionale del 1871 nel quadro di una riappacificazione nazionale a seguito degli eventi della Comune di Parigi... 
[9] Armand Silvestre (1837-1901), scrittore, poeta, librettista e critico d'arte, prolifico autore di opere erotiche e umoristiche.
[10] La Grande Muta (Grande Muette), è il nome che si dava per designare l'esercito che non aveva il diritto sino alla Liberazione (1945) all'espressione pubblica.

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